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Dimitri Payet, le lacrime di Ronaldo e il karma: il sogno spezzato di un commesso

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"Vengo da lontano, questo goal è frutto di tanti sacrifici e adesso me lo gusto pienamente. Per me è stata una serata emotivamente molto forte. E anche per tutta la squadra che sentiva la pressione esterna".

Queste sono le parole di Dimitri Payet al termine di Francia-Romania, gara inaugurale di Euro 2016. Una partita inaspettatamente complicata, difficile, che si risolve soltanto al minuto 89 grazie a una magia assoluta. Non di Pogba, e nemmeno di Griezmann. Non di Mbappé, non è ancora il suo momento. Una magia di Payet, un capolavoro di quelli che ti fanno scattare in piedi, urlare, perdere la testa.

Che quello sia il suo Europeo lo si capisce dal primo pallone toccato e dal primo assist per il momentaneo vantaggio di Giroud. Che quello sia il suo Europeo lo si capisce anche dalla standing ovation che lo Stade de France gli tributa nel momento in cu lascia il campo nei minuti di recupero. Payet non può e non vuole trattenersi: scoppia a piangere e si gode a pieno il momento. Un momento che attendeva sin da quando faceva il commesso .

Payet v Romania Euro 2016 European Championships FranceGetty Images

La storia di Payet, del resto, è assai particolare. E' fatta di partenze e di ritorni, come tutta la sua carriera. La prima partenza arriva a soli 12 anni, quando il piccolo Dimitri lascia la splendida isola natale di Reunion per entrare nel settore giovanile del Le Havre. Per chi non lo sapesse, Reunion fa parte della Francia nonostante si trovi nell'Oceano Indiano e sia geograficamente più vicina al Madagascar. E' uno dei dipartimenti Oltremare, come Martinica o Guadalupa: è qui che sono nati i genitori di Coman, Lacazette, Martial, Varane o di Anelka, per fare un passo indietro.

Payet è abituato alle magnifiche spiagge e al clima tropicale, fa fatica ad adattarsi a Le Havre e decide di tornare indietro. Inizia così a giocare nel campionato di Reunion, ma quando scende in campo non c'è proprio partita. E' troppo più forte degli altri, troppo superiore per giocare a quei livelli. E allora torna in Francia, questa volta al Nantes, dove inizia definitivamente la sua carriera tra gli esercizi in campo e quelli in negozio per imparare a piegare al meglio i vestiti. Payet è pure protagonista di un documentario, "L’Academie du foot”, che racconta la vita di quattro giovani ragazzi divisi tra il sogno di diventare calciatori e la normalità di un lavoro come quello del commesso.

Ma Payet non ne vuole sapere di piegare vestiti o vendere camicie per il resto della sua vita. Se ha lasciato nuovamente Reunion è per diventare un professionista e alla fine ci riesce. Firma un contratto con il Nantes ed esordisce in Ligue 1 a 18 anni. Il suo percorso è fatto di altissimi e bassissimi, raramente ci sono vie di mezzo. Ha un carattere molto emotivo e si scalda piuttosto facilmente, con gli avversari ma anche con gli stessi compagni. A Nantes litiga con una leggenda come Barthez, mentre al Saint-Etienne tira un pallone in faccia al suo capitano Matuidi, reo di averlo rimproverato troppo durante la partita.

La svolta della sua carriera arriva tra Lille e Marsiglia, tra Rudi Garcia e il Loco Bielsa. Con l'ex tecnico della Roma in panchina fa il primo passo verso la sua maturazione calcistica, completata definitivamente all'OM con Bielsa, che lo sposta nel ruolo di trequartista. Nella stagione 2014/2015 è assolutamente devastante: 16 assist in Ligue 1 e miglior giocatore in Europa per passaggi chiave completati. Il West Ham sborsa 15 milioni di euro per acquistarlo dal Marsiglia e a Londra Payet continua a dare spettacolo, tra goal e assist, diventando un vero idolo dei tifosi.

Siamo nel 2016 e in Francia si giocano gli Europei. Payet non ci spera troppo nella convocazione, anche perché non è mai stato realmente nel giro della Nazionale. Poi però scoppia il caso sex tape con le ormai celebri conseguenze per Benzema e Valbuena, esclusi senza ripensamenti da Deschamps (il primo è tornato in Nazionale solo lo scorso anno). Scatta quindi l'ora di Payet: è convocato per l'Europeo, a tre anni dall'ultima partita ufficiale giocata con i Bleus. E si arriva così a Francia-Romania: prima partita, subito titolare, prima partita, subito goal e assist. Prima partita, subito decisivo.

Payet segna anche all'Albania nella seconda giornata e all'Islanda nei quarti di finale. E' il vero crack dell'Europeo, il protagonista meno atteso sul quale non si è accesa una luce, ma un neon di quelli che danno quasi fastidio agli occhi. Payet è acceccante, il vero leader tecnico della squadra sino alla finale contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo, quello che diventa il suo incubo, ma non nel modo in cui uno si possa immaginare quando si parla di CR7. In un modo più subdolo, emotivo, di quelli che ti toccano nel profondo.

Cristiano Ronaldo Payet Portugal France Euro Final 10072016Getty Images

Minuto 8 della finale dell'Europeo. Payet ha troppa voglia di spaccare il Mondo e dimostrare una volta di più che quella è la sua grande favola e lui deve essere l'unico protagonista. Entra durissimo su Ronaldo e lo lascia per terra, dolorante, con le lacrime agli occhi. CR7 prova a stringere i denti, non vuole abbandonare la sua nazionale in un momento così storico, ma pochi minuti dopo si accascia e chiede il cambio. In quel momento, però, non finisce soltanto la partita di Ronaldo. Finisce anche quella di Payet.

Il giocatore superbo ammirato durante tutto l'Europeo annega tra i sensi di colpa. Payet non vede più la porta, ma il viso di Ronaldo segnato dalle lacrime. Dopo 58 minuti Deschamps decide che tenerlo in campo non ha più senso. La stella dell'Europeo va a sedersi in panchina dopo nemmeno un'ora di partita. Ronaldo nel frattempo si mette i panni dell'allenatore e incita i compagni fino alla clamorosa vittoria siglata dal goal di Eder nei tempi supplementari. Una tragedia per tutta la Francia e per Payet, che vede il suo sogno trasformarsi in incubo.

“Stavo solo cercando di recuperare la palla, non volevo fare male a Ronaldo. Non è nella mia natura essere una persona cattiva in campo”.

Al termine della finale, nonostante la sconfitta, Payet deve pure difendersi dalle accuse e dalle innumerevoli critiche per quel fallo su CR7. E a distanza di mesi la situazione non cambia. Payet giunge così al punto di non voler sentir nominare Cristiano Ronaldo nemmeno dai suoi figli.

"Ho dei bambini, perciò capisco l’immagine che i calciatori possono avere su di loro. Loro sono tifosi di alcuni giocatori, lo vedo nei loro occhi. Li ammirano e cercano di imitare le loro gesta, le loro parole e i loro festeggiamenti al momento di un gol. Amano Cristiano e Messi. Dopo Euro 2016, però, non possono più pronunciare il nome di Ronaldo…".

Un po' scherza, un po' no. Anche perché quell'episodio segna di fatto l'inizio del suo declino, nonostante in estate il suo nome sia comprensibilmente sulla bocca di tutti i top club europei. Il West Ham capisce che può monetizzare e spara alto: 35-40 milioni. Mollano tutti tranne il Marsiglia, un posto sicuro dove tornare, un po' come Reunion. La trattativa però non si sblocca e allora Payet perde la testa.

"Giuro che se non mi vendono mi rompo i crociati da solo. Sono un essere umano e ho il diritto di scegliere il mio futuro e lo vedo a Marsiglia. Sono scandalizzato, ho sempre aiutato questa squadra" .

Dichiarazioni clamorose, che fanno il giro del mondo. Payet alla fine al Marsiglia ci va, per circa 30 milioni, ma soltanto a gennaio. All'OM ritrova il suo mentore Garcia e le cose vanno alla grande: goal, assist, tanti assist. E sopratutto la finale di Europa League, dove l'incubo di Cristiano Ronaldo torna a riproporsi. Non come avversario, ma come karma. Chi di infortunio in finale ferisce, di infortunio in finale perisce. Dopo circa mezz'ora Payet si fa male ed è costretto a uscire. Lascia il campo, tra le lacrime. Una scena già vista, ma stavolta è toccato a lui.

Payet Marseille Atletico Madrid Europa League

Purtroppo per Payet c'è però una differenza sostanziale nell'epilogo: perché se Ronaldo, nonostante l'infortunio, è diventato comunque campione d'Europa, Payet deve invece assistere inerme alla sconfitta del Marsiglia per 3-0 contro l'Atletico Madrid. Ma qui è anche colpa sua. Durante l'ingresso in campo, infatti, fa una cosa che nessun calciatore dovrebbe mai fare prima di una finale: toccare la coppa.

Tra sfiga e karma, il disastro è compiuto. E' l'estate del 2018, quella dei Mondiali di Russia e del trionfo della Francia del predestinato Mbappè. Payet non si è ancora ripreso dall'infortunio e resta a casa. E' la brusca fine di un sogno. Dopo i Mondiali tornerà in Nazionale soltanto una volta, giocando appena 23 minuti.

E' come se la carriera di Payet (oggi al Vasco da Gama) si sia fermata al minuto 8 di quella maledetta finale degli Europei. A un passo dalla perfezione, in quel torneo che lo ha consacrato grande tra i grandi. Che gli ha dato tutto e poi gliel'ha tolto senza pietà. Cinico e spietato come a volte sa essere solo il calcio. Un boomerang che prima o poi torna indietro preciso e puntuale: come il karma.

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