Luis Muriel Lecce 2011/2012Goal

Dove è iniziata la magia: l’anno a Lecce di Luis Muriel, il 'Fenomeno' di Cosmi

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Da promessa incompiuta a campione conclamato, in grado di fare la differenza in Italia e in Europa: Luis Muriel è diventato a pieno titolo uno dei migliori attaccanti del panorama mondiale, status consolidato partita dopo partita dal suo arrivo all’Atalanta, quinta tappa italiana della sua carriera.

L’attesa è stata lunga ma la maturità calcistica e professionale del colombiano, raggiunta pienamente a Bergamo, ha permesso di apprezzare pienamente le doti di uno di quei giocatori di cui ti innamori al primo sguardo, che regala spettacolo già dal riscaldamento, che segui passo dopo passo convinto che ogni anno possa essere quello giusto per la consacrazione, ma che nella maggior parte dei casi si rivela solo un’illusione, un’effimera infatuazione.

A lungo Muriel è rimasto intrappolato nella categoria ‘potenziale Fenomeno’, volutamente maiuscolo per ricordare il paragone che sin dagli esordi accompagna Luis come un ombra: Ronaldo, il brasiliano, l’idolo e punto di riferimento di qualsiasi ragazzo nato tra gli anni Ottanta e Novanta che sogna di fare l’attaccante. Un modello inevitabile anche per lui, nato a Santo Tomás, comune colombiano alle porte di Barranquilla, cresciuto imitando le sue movenze, i suoi dribbling e che fisicamente può per certi versi ricordarlo.

La prima cosa che salta all’occhio di Luis, al di là dei paragoni più o meno calzanti, è il talento: puro, cristallino, abbagliante. Lo si percepisce al tocco di palla, diventa evidente al primo dribbling, estasiante nella finalizzazione. E nel 2010 non può passare inosservato a una rete di scout di prim’ordine come quella dell’Udinese, capitanata all’epoca da Valentino Angeloni, oggi responsabile del settore giovanile della Fiorentina.

L’alba della carriera di Muriel in Colombia, con la maglia del Deportivo Calì, è luminosa come il sole a mezzogiorno: goal all’esordio dopo 25 minuti dal suo ingresso in campo, tripletta alla prima da titolare. Saranno nove le reti messe a segno nelle prime otto presenze in campionato, exploit che fa drizzare le antenne di diversi club. I più vicini a Muriel sono i messicani del Tigres, che corteggiano insistentemente il ragazzo prima della chiamata dell’Udinese, nei primi giorni di maggio del 2010: l’Europa, l’Italia, quella Serie A ammirata da bambino.

Per i friulani un’operazione da quasi 2 milioni di dollari per il 70% del cartellino dell’attaccante, al quale viene lasciata la scelta di restare altri sei mesi in Colombia o di andare in Europa dopo il Torneo di Tolone. Muriel sceglie senza indugi di lasciare subito il Deportivo Calì ma il suo aereo atterra in Spagna, non in Italia: l’Udinese lo ‘parcheggia’ al Granada, controllata della famiglia Pozzo, in Segunda División.

L’impatto con il Vecchio Continente è estremamente difficile per l’allora diciannovenne Luis, che in Andalusia non riesce ad ambientarsi: 7 presenze in tutto, solo una da titolare, lo zero alla casella goal fatti ma soprattutto tante perplessità sulla sua condizione fisica e sul suo impegno negli allenamenti. Ad aprile l’Udinese decide di portarlo in Italia, interrompendo in anticipo il prestito al Granada, per seguirlo da vicino con un piano di allenamenti ad hoc.

Ed è proprio durante un’amichevole della Primavera friulana che Muriel viene notato da Carlo Osti, ex dirigente dell’Atalanta, che da lì a poche settimane diventa direttore sportivo del neopromosso Lecce e si adopera per portare quel diamante grezzo in Salento. Osti si muove d’anticipo e concorda il prestito del giovane attaccante colombiano prima dell’inizio del Mondiale Under 20 (anche se formalmente l’operazione risulterà a titolo definitivo vista l’impossibilità dell’Udinese di tesserare extracomunitari).

Una mossa che si rivela subito illuminata perché già dopo i primi 90 minuti della competizione il nome di Muriel è sulla bocca di tutti: con una prestazione favolosa trascina la Colombia al netto successo per 4-1 contro la quotatissima Francia di Griezmann, Lacazette e di Kalidou Koulibaly (che opterà per il Senegal solo nel 2015), all’epoca in forza al Metz e nel mirino proprio del Lecce. Muriel realizza una doppietta e si guadagna un calcio di rigore con un ‘elastico’ che fa ammattire il malcapitato Faure. In una parola: ingiocabile. Ma la vera gemma è il primo dei suoi due goal: il 9 colombiano mette a sedere Koulibaly con una sterzata improvvisa e incrocia sul palo alla destra del portiere francese Ligali, una giocata che oggi rappresenta uno dei marchi di fabbrica di Muriel.

La Nazionale allenata da Eduardo Lara è una vera e propria miniera d’oro: James Rodriguez è il fiore all’occhiello di una squadra ricca di talenti, da Arias a Murillo, passando per l’incompiuto Michael Ortega fino a Duvan Zapata, riserva proprio di Muriel. Nessuno però brilla più di Luis, che chiude il torneo con 4 goal in 5 partite.

Ad attenderlo dopo una breve vacanza è il Lecce: le aspettative, dopo i fuochi d’artificio al Mondiale Under 20, sono altissime. E il paragone con Ronaldo, ancora una volta, inevitabile domanda nella sua prima conferenza stampa italiana…

“Ho sempre ammirato tanto Ronaldo. Il primo goal che ho fatto con la Nazionale è stato un gran goal e anche i miei compagni hanno detto che era molto simile ai goal che faceva Ronaldo. Spero di poter ripetere goal di questa qualità anche con il Lecce”.

Per vederlo esordire in Serie A bisogna aspettare la fine di ottobre: dopo un programma di lavoro personalizzato e i primi squilli con la Primavera, Luis viene lanciato in prima squadra da Di Francesco alla nona giornata, nella ripresa della sfida di campionato contro il Palermo. Alla prima da titolare però, sul campo del Cesena, Muriel macchia una buona prestazione venendo espulso per proteste. Appuntamento con il goal rinviato alla 14ª giornata: Lecce sconfitto per 4-2 in trasferta a Napoli, con il colombiano che trova la prima rete in Italia con un guizzo personale, saltando Aronica e infilando De Sanctis sul palo più lontano.

La svolta della stagione arriva proprio dopo il match del San Paolo: Semeraro decide di sollevare dall’incarico Di Francesco e affidare la panchina a Serse Cosmi, che ovviamente mette Muriel al centro del suo Lecce. Tra i due si instaura un rapporto schietto e di fiducia: il colombiano è spesso tra i migliori in campo ma nelle prime dieci partite con il tecnico perugino trova il goal soltanto in un’occasione, nella sconfitta per 4-1 contro l’Inter.

Anche in questo caso è una di quelle che reti che resta impressa: scatto in profondità, dribbling a rientrare su Lucio e Maicon e conclusione sul primo palo di precisione chirurgica, a beffare Julio Cesar. E’ lì che per la prima volta Muriel si esibisce con il suo grande amico Juan Cuadrado, altro talento pazzesco girato dall’Udinese al Lecce in questa stagione, in uno degli iconici balletti a ritmo di cumbia, ricorrenti nelle sue esultanze. Un goal da Fenomeno, con la maiuscola. Ci risiamo. Ma stavolta ad alimentare il paragone, come raccontato poi dallo stesso Muriel in un’intervista del 2016 alla ‘Gazzetta dello Sport’, è lo stesso Cosmi:

“Il primo a usare questo paragone fu Cosmi: siamo in ritiro e ridanno in tv il goal che avevo segnato a Sam Siro. 'Sai chi segnava così tutte le domeniche? Ronaldo'”.

Juan Guillermo Cuadrado Luis Muriel Lecce 2011/2012Getty

L’hype intorno al numero 24 giallorosso cresce ma dopo sei partite a secco Cosmi decide che è arrivato il momento di usare anche il bastone: complice anche il ritorno a Lecce di Valeri Bojinov, il colombiano finisce in panchina contro l’Atalanta. Un messaggio chiaro del tecnico, che vuole spronare il ragazzo e tenerlo con i piedi saldamente a terra. La risposta di Luis sette giorni dopo è decisamente convincente: il Lecce batte 4-1 il Siena in uno snodo cruciale per la lotta salvezza e in copertina finiscono Muriel (che segna il momentaneo 1-1 e si procura il rigore del 2-1 con uno slalom da fuoriclasse) e Cuadrado.  

E il nome di Ronaldo stavolta viene pronunciato pubblicamente dallo stesso Cosmi nel post-partita…

Conosco bene i miei ‘polli’. So che Muriel doveva mettere il culo in panchina. Mi ha dato fastidio sentire che criticavo il giocatore. Spero che la sua prestazione possa far capire lui le sue qualità. E' un potenziale campione. In tv mi sono sbilanciato eccedendo con i complimenti. Poi tra 20 anni si vedrà. Oggi sembrava Ronaldo. Ha le caratteristiche del campioncino. Il merito non è mio, ma dei compagni che lo aiutano tanto”.

E’ il momento di massimo splendore di Muriel, che infila tre goal tra Siena, Cagliari e Genoa e contribuisce in maniera decisiva a portare 7 punti in cascina per il Lecce. La scommessa fatta con Oddo, che gli promette un premio personale in caso di doppia cifra, sembra alla portata. Ad aprile lo zenit della sua stagione nel match casalingo contro la Roma, vinto dai salentini per 4-2: il colombiano fa ammattire la difesa della squadra allenata da Luis Enrique con le sue accelerazioni e i suoi dribbling, realizza una doppietta e si procura un rigore. La sua seconda rete personale resta forse la più bella della sua avventura leccese: Muriel scappa via a De Rossi, fa ammattire Heinze e sorprende Stekelenburg con un sinistro dai 30 metri che fa esplodere il ‘Via del Mare’. 

Dopo il suo settimo goal in campionato però non ne arriveranno altri. Pochi giorni dopo, a Catania, arriva l’ultima gioia della sua stagione (il 5° assist) e del Lecce, che si scioglie nelle giornate finali perdendo 4 delle ultime 5 partite e vede sfumare il sogno salvezza.

Nonostante la retrocessione Lecce ricorda ancora oggi Muriel come il più forte calciatore ad aver indossato la maglia giallorossa dopo l’inarrivabile Chevanton. Un amore ricambiato in maniera sincera dal colombiano, che ha spesso ricordato quanto sia stato importante per lui il calore e l’affetto ricevuto in Salento al suo primo anno in Italia e che quando è tornato per la prima volta al ‘Via del Mare’ da avversario, non ha potuto che alzare le mani al cielo quasi a giustificarsi per il goal segnato proprio al Lecce, nel suo stadio. Lì dove tutto è iniziato, lì dove è iniziata la magia…

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