Marco Reus Borussia Dortmund BundesligaGetty Images

'Echte Liebe': Marco Reus e l'eterno amore per il Borussia Dortmund

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'Echte Liebe', vero amore. Storia, filosofia e motto del Borussia Dortmund in una frase. Una squadra che è diventata un simbolo nel mondo anche grazie al 'Gelbe Wand', quel muro giallo che tutti guardano con ammirazione e che ha reso il Westfalenstadion una meta ambita per ogni appassionato di calcio. Lo scorso anno, nel match casalingo contro il Wolfsburg, la Südtribune regalò una delle più belle coreografie della stagione: padre e figlio vestiti in giallonero che si tengono per mano allo stadio. Una passione che si trasmette.

La stessa che Thomas Reus ha trasmesso a suo figlio: doveva chiamarlo Dennis, poi dopo il goal meraviglioso di van Basten in finale a Euro 1988 decise di chiamarlo Marco. Quello che oggi è il simbolo del club che da piccolo seguiva allo stadio.

Di padre in figlio, dalle tribune del Westfalenstadion al campo. La storia d'amore tra il BVB e Marco Reus è iniziata nelle giovanili, nel 1996. Dieci anni vissuti non da volto copertina, come poi sarebbe diventato. Da giovane non era bravo abbastanza per il Dortmund. Tanto che nel 2006 decise di prendere un'altra strada, a una cinquantina di km a nord di Dortmund, giocando nel Rot-Weiss Ahlen. Partito dal basso, dalla terza serie, si è guadagnato la promozione. E anche un soprannome particolare: 'Woodyinho', che gli è stato affibbiato per la somiglianza con Woody Woodpecker, il Picchiarello italiano dei cartoni animati. Lui ci ha giocato su, rendendolo anche il suo nickname su Twitter.

Marco Reus MönchengladbachGetty

Nel 2009, dopo la prima stagione in Zweite Liga con i biancorossi - aveva contribuito alla promozione con un goal all'ultima giornata contro il Babelsberg - è arrivata la chiamata dell'altro Borussia, il Mönchengladbach. A cui Reus non poteva che dire 'sì', nonostante l'amore per il Dortmund. In realtà i gialloneri pescarono un giocatore dall'Ahlen in quell'estate, un altro passato anche dalle giovanili in passato: Kevin Großkreutz. I due si ritroveranno in giallonero. Con una differenza: Großkreutz farà in tempo a vincere due Meisterschale, impresa mai riuscita a Marco Reus e che non potrà mai compiere, alla luce dell'addio annunciato che si concretizzerà la prossima estate.

Il classe 1989 infatti tornerà al BVB soltanto dopo i due titoli dell'era Klopp, dopo aver trascinato il Gladbach per due anni. Alla chiamata del club che ha sempre avuto nel cuore risponde senza indugi: lasciato partire gratis, torna per 17 milioni. L'annuncio arriva già a gennaio, con mesi d'anticipo. Troppa convinzione, troppa voglia di rimettersi addosso la maglia giallonera e riscattare quell'addio prematuro di sei anni prima. Troppo tempo passato lontano dalle tribune del Westfalenstadion.

Va via da giovane, torna da star. Nel 2012 aveva trascinato il Gladbach al quarto posto e alla qualificazione in Champions League con 18 goal e 12 assist. Si guadagnò il premio di giocatore dell'anno in Germania, di MVP e di sorpresa della Bundesliga. Curiosamente, gli stessi onori che gli sono stati riconosciuti nella stagione 2018/19, con il minimo comune denominatore di Lucien Favre, lo stesso allenatore che lo aveva lanciato al Gladbach. Reus intanto ha cambiato ruolo e stile di gioco, è diventato meno ala e più seconda punta. Ritrova il suo maestro, non cambiano i numeri: 17 goal e 11 assist, tre volte giocatore del mese. Neanche tra il 2012 e il 2014 aveva fatto meglio, quando insieme a Mario Götze e Lewandowski formava un trio d'attacco ritenuto tra i migliori d'Europa.

L'arrivo di Lucien Favre è coinciso con la nomina a capitano della squadra: Marcel Schmelzer gli ha ceduto la fascia e lo ha reso ancora più un simbolo del Borussia Dortmund. Nonostante gli infortuni, i problemi al crociato, alle caviglie, la pubalgia, il muro giallo lo ha sempre identificato come un'icona del club e del suo 'Echte Liebe'. Anche perché, mentre le star della squadra anno dopo anno se ne andavano, lui è sempre rimasto.

Da Götze a Lewandowski, da Hummels ad Aubameyang, fino ad Haaland per ultimo. Reus, invece, non ha mai cambiato maglia. Perché quella giallonera, insieme a quella della Germania, è il massimo a cui ambisce. È sempre stato chiaro: il Dortmund andrà avanti anche senza di loro, ne può fare a meno.

"Da bambino tifavo Dortmund e venivo allo stadio, per me è già un sogno giocare qui".

Al Bayern non ci andrà mai, lo ha ribadito qualche tempo fa. Perché tra Marco Reus e il Dortmund è echte Liebe.

Oggi Reus ha annunciato l'addio in estate. A 35 anni è tempo di una nuova esperienza, ancora tutta definire.

"Sono incredibilmente grato e orgoglioso dei miei momenti con il Borussia Dortmund. Ho trascorso più della metà della mia vita in questo club e mi sono divertito ogni giorno, anche se ovviamente non sono mancati i momenti difficili".

Reus ha parlato ai canali ufficiali del Borussia.

"So già che sarà difficile per me salutarvi a fine stagione. Eppure sono contento che ora ci sia chiarezza e che possiamo concentrarci pienamente sulle partite finali importanti che sono ancora in sospeso. Abbiamo un grande obiettivo in mente e vogliamo raggiungerlo tutti insieme".
"Per questo abbiamo bisogno di tutti i nostri incredibili tifosi, che desidero ringraziare per il loro incredibile supporto nel corso degli anni”.

Il Borussia Dortmund ha annunciato di aver deciso di comune accordo con Reus di non prolungare il contratto.

Nel palmares tre Supercoppa tedesca e due della Coppa di Germania, senza mai portare a casa una Bundesliga sfiorata nella passata stagione e persa all'ultima curva.

Ora Reus sogna di chiudere vincendo la Champions League. La conclusione perfetta di una storia d'amore che in realtà non finirà mai.

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