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Il duello infinito: l’eredità dello scontro Ronaldo-Iuliano nella rivalità tra Inter e Juventus

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26 aprile 1998. Una domenica come tante. Una data apparentemente come tante altre. Non questa volta. Non per il calcio italiano, non per la Serie A. E’ il giorno di Juventus-Inter. Come una finale Scudetto, più di una finale di coppa. Allo Stadio Delle Alpi di Torino si assegna una grossa fetta di tricolore e al tavolo ci sono i due commensali che hanno banchettato da inizio stagione in attesa della portata principale: da un lato la Vecchia Signora guidata da Marcello Lippi, dall’altro la Beneamata con Luigi Simoni al timone. Il menù è di quelli prelibati, Del Piero contro Ronaldo è la sfida nella sfida. In parole povere va in scena il meglio che il pallone nostrano possa offrire.

I riflettori del mondo intero sono puntati su Torino perché in novanta minuti ci si gioca tutto o quasi. E’ la quartultima giornata del campionato 1997-1998. Juve e Inter si presentano al faccia a faccia distanziate di un solo punto in classifica: guidano i bianconeri con 66 lunghezze, ma i nerazzurri sono in scia a quota 65. "Madama" ha dalla sua il fattore dei due risultati su tre a disposizione per non perdere la testa, mentre il "Biscione" è settato in modalità assalto al trono. In una parola: decisiva.

Lippi schiera Torricelli, Montero e Iuliano in difesa a protezione di Peruzzi. A fare su e giù sulle fasce ci sono Di Livio e Pessotto con Davids e Deschamps in mezzo al campo. Dalla trequarti in su il tecnico viareggino mette in mostra l’argenteria: Zidane tra le linee alle spalle di Inzaghi e Del Piero.

Sul fronte meneghino c’è Pagliuca in porta mentre Fresi, West, Colonnese e Javier Zanetti compongono il pacchetto difensivo. In mediana spazio a Cauet, Winter e Simeone. Infine Moriero e Djorkaeff, chiamati ad innescare l’uomo più atteso: il “Fenomeno”, nonché fresco Pallone d’Oro, Ronaldo.

Ronaldo Inter Serie A 1997/1998Getty

Alle ore 16 l’arbitro Paolo Ceccarini di Livorno dà il via alle ostilità. La Juve parte fortissimo e al 21’ la sblocca: Del Piero entra in area dal vertice sinistro, sterzata e contro sterzata su Fresi prima del destro in controtempo sul palo più lontano. Pagliuca è battuto e il lampo del numero 10 scatena il delirio di un Delle Alpi che alza i decibel per quello che, virtualmente, potrebbe già assumere i connotati del goal Scudetto.

L’Inter, bucata al primo affondo, prova subito a ricomporsi ma le difficoltà in termini di costruzione sono evidenti. La punizione di Ronaldo alta di poco, e la volèe di Djorkaeff a lato, fanno da preambolo all’assolo del fenomeno brasiliano che, su tacco di Simeone, aziona il turbo, squarcia a velocità folle la difesa zebrata ma strozza troppo il mancino che si perde sul fondo. Qualche fiammata, insomma, ma la truppa Lippi dietro è a prova d’acciaio.

Nella ripresa lo spartito non conosce divagazioni. La Signora forte del vantaggio lascia ad un’Inter bloccata la prima mossa sulla scacchiera e la guerra di nervi prosegue sino al 70’, quando in due minuti dai tratti surreali cambieranno per sempre la percezione e la narrativa del Derby d’Italia. Su un rinvio lungo di Simeone, Ronaldo scappa a Birindelli e va a contrasto con Torricelli, il rimpallo che ne fuoriesce favorisce il blitz di Zamorano che – disturbato dal rientro dello stesso Birindelli - liscia la sfera raccolta nuovamente dal 10 brasiliano che controlla in allungo – dentro l’area - quando sulla sua traiettoria si materializza Iuliano: l’impatto è frontale, inevitabile. I due giocatori finiscono a terra, Ceccarini da posizione ottimale vede tutto e lascia correre.

Ronaldo, si allarga, body-check su di lui” il commento di Massimo Marianella in presa diretta su Tele +, seguito dal lapidario giudizio dell’ex arbitro Massimo Chiesa, anche lui in cronaca: “No. Per me non è da calcio di rigore”.

Le proteste nerazzurre sono veementi con Zamorano e Cauet che sbracciano furibondi rincorrendo il direttore gara, seguiti da un incredulo Simeone con le mani nei capelli. Non finisce qui perché l’azione prosegue con l’apertura di Davids in favore di Zidane che avanza sulla corsia di sinistra mentre alle spalle del francese si assiste alla clamorosa e iconica invasione di campo di un iracondo Gigi Simoni.

Si vergogni, si vergogni” urlerà l’allenatore romagnolo all’indirizzo di Ceccarini.

“Zizou” nel frattempo accarezza la sfera e premia il taglio in area di Del Piero, agganciato da Taribo West sul primo controllo: rigore per la Juve. In campo succede il finimondo. I calciatori dell’Inter – compreso Pagliuca che abbandona la porta - accerchiano Ceccarini, con il quarto uomo ancora alle prese con un incontenibile Simoni. Il marasma è generale e viene placato – si fa per dire – dall’allontanamento dell’allenatore nerazzurro a cui segue l’errore di Del Piero dal dischetto che spara addosso a Pagliuca il potenziale match point.

La tensione è alle stelle e la gomitata di Zé Elias nei confronti di Deschamps chiude dopo appena tredici minuti la partita del brasiliano. Stessa sorte era toccata poco prima ad Angelo Pini – il vice di Simoni – di fatto improvvisato allenatore dell’Inter per soli 4 minuti e 7 secondi. Ritratto fedele di una situazione ormai fuori controllo. In un finale all’arma bianca i nerazzurri tentano il tutto per tutto ma Peruzzi ci mette la manona sia su Ronaldo che su Zamorano, dissolvendo le speranze meneghine.

Il triplice fischio di Ceccarini profuma di sentenza su un campionato che la Juve coronerà con certezza matematica due settimane più tardi battendo il Bologna sempre sullo stesso palcoscenico. Agli archivi finisce il referto del terreno di gioco, ma non Juventus-Inter. Quella è appena cominciata.

“Non mi è mai capitato di andare via prima dalla partita ma l’idea di essere preso in giro fino in fondo non mi divertiva. Sono amareggiato e arrabbiato. Era una cosa da temere ed è successa. Campionato falsato? Io credo che questa sia la regola. Hanno paura di fare del male alla Juve e questa è una cosa che non gli si leva dalla pelle agli arbitri". Fu il commento a caldo di Massimo Moratti, riportato da ‘Ultimo Uomo’, che abbandonò lo stadio prima ancora del fischio finale.

Moratti gfx

Lo sfogo del numero 1 interista nel parcheggio del Delle Alpi inaugura una diatriba dialettica intrisa di veleno, destinata a riaccendere una rivalità che catalizzerà anche gli anni a venire.

“Sono triste. E’ una vergogna da far vedere in tutto il mondo. Non se ne può più di questi arbitraggi a favore della Juve, non sappiamo più cosa dire. – l’amarezza di Ronaldo a ‘La Domenica Sportiva’. Per la superstar carioca, giocare in 12 contro 11, oltre che difficile, toglie bellezza ed allegria al gioco del calcio. Al suo fianco ascolta anche un imperturbabile Antonio Conte che sceglie, invece, la via della diplomazia: "Penso che Ceccarini oggi abbia preso delle decisioni che giuste o sbagliate che siano ora andranno commentate. A parere mio Ceccarini ha disputato un buon incontro".

Le repliche da parte dello stato maggiore bianconero, rappresentato dal Direttore Generale Luciano Moggi, non tardarono ad arrivare in diretta sulla trasmissione messa in onda dalla Rai.

 “Vorrei dire a Ronaldo che è molto più bravo come calciatore e che dovrebbe evitare di fare queste dichiarazioni. Forse bisognerebbe chiedergli cosa è mancato all’Inter per vincere oggi. La Juventus è una squadra sempre presente in campo, che si allena con serietà, dà l’anima e, soprattutto, parla poco. Cosa che evidentemente gli altri non fanno”.

Puntuale anche la punzecchiatura a firma del vicepresidente Roberto Bettega.

 “E’ un bel passo, tre punti nel confronto diretto sono molto importanti. Moratti dice che la Juve non può vincere i campionati in questo modo? Non so se lo vinceremo, l’abbiamo vinto l’anno scorso e anche due anni fa. Io spero per lui che non passino altri nove anni prima che lo vinca l’Inter”.

Un post partita così rovente in Italia non si era praticamente mai visto. La pancia del Delle Alpi è un fiume in piena di parole, sospetti, congetture da una parte e difese a spada a tratta sul versante opposto. C’è chi grida al torneo falsato dove, nel dubbio, si fischia sempre e comunque in un’unica direzione. E chi, d’altra parte, fa notare che anche in caso di rigore assegnato ed eventuale realizzazione, il pareggio avrebbe comunque lasciato la Juve a +1. Il tradizionale e campanilistico gioco delle parti, insomma. 

In zona mista si presenta anche Simoni: “Io spero di essermi sbagliato e di aver visto un rigore che non c’è. L’arbitro era vicino e si presume abbia visto bene. Almeno questa volta deve aver visto bene”. A ruota arriva anche la stilettata del collega Marcello Lippi: “Vittoria importante, non decisiva ma importante. Una partita giocata con tutte le componenti che servono: tecnica, bravura tattica e umiltà, ma soprattutto mantenendo una calma che in tante altre persone non ho visto”.

Simoni gfx

La giornata di campionato appena trascorsa passa per forza di cose in secondo piano. Tutti i programmi sportivi – e le relative moviole - vengono letteralmente monopolizzati dal mancato fischio più celebre del calcio italiano. Dal 'Processo di Biscardi' a 'Pressing', passando per '90° minuto' e 'La Domenica Sportiva', non si parla d’altro.

Su tutte è proprio la trasmissione condotta da Raimondo Vianello ad analizzare nel dettaglio non solo l’episodio incriminato ma anche altre chiamate da parte di Ceccarini. In studio, tra gli ospiti, c’è Roberto Baggio, mentre in collegamento da Torino Mark Iuliano – su disposizioni societarie – può solo ascoltare senza rilasciare dichiarazioni. Alla moviola di Maurizio Pistocchi vengono passati sotto la lente d’ingrandimento una serie di episodi che fanno da preludio all’impatto Ronaldo-Iuliano e che denotano una linea arbitrale alquanto discutibile.

Si parte con un doppio intervento scomposto da parte di Torricelli prima sul brasiliano e successivamente su Djorkaeff. In nessuno dei due casi, però, il difensore pescato quattro anni prima dall’Interregionale viene ammonito. Sempre nel primo tempo, al 38’, dura entrata da dietro di Davids ai danni di Cauet, ma anche in questo caso l’ammonizione è soltanto verbale.

Quelli che vedo adesso sono tutti interventi da cartellino giallo. L’arbitro ha visto in maniera diversa ed è andata così ma rivedendoli mi sembrano tutti da ammonizione. Arbitrare queste partite è comunque difficile”. rispose Roberto Baggio, incalzato dal giornalista Mediaset.

Frame che si ripeterà due giri di lancette più tardi ma questa volta l’olandese finisce sul taccuino del fischietto livornese. La sequela prosegue con la ripresa, inaugurata da un’entrata a gamba tesa di Colonnese su Inzaghi e dal tackle di Iuliano su Moriero. Anche in questi due frangenti non vengono sventolati cartellini. Poi Ronaldo cambia passo e Iuliano – suo malgrado indiscusso protagonista – si appende alla maglia dell’attaccante verdeoro, schivando ancora una volta la sanzione. E’ la volta di Deschamps che aggancia il connazionale Cauet sulla linea del fallo laterale cavandosela con un calcio di punizione ravvisato dall’assistente. Gli animi si accendono e il calcione di Zamorano sul polpaccio di Davids costa il cartellino all’attaccante cileno.

“Un giallo che fiorisce all’improvviso dopo aver tollerato un po’ di tutto…” l’appunto velatamente malizioso del giornalista Massimo De Luca presente in studio.

Arriva poi il secondo giallo in casa nerazzurra: pestone di Simeone a Davids e reazione dell’ex Ajax che – già ammonito - scalcia l’argentino colpendolo sull’anca. Ceccarini ammonisce il ‘Cholo’ sedando il primo accenno di parapiglia. In chiusura si arriva finalmente al momento clou.

“Ho sentito parlare di ostruzione. – chiarisce Pistocchi – L’ostruzione c’è solamente quando non c’è contatto fisico. Qui il contatto fisico c’è, per cui è fallo. E’ il classico intervento dettato dall’eccesso di foga, sicuramente involontario, ma c’è danno procurato. E’ calcio di rigore”.

“Per me è rigore”. Taglia corto Roby Baggio.

Per dovere di cronaca, a fine gara gli ammoniti saranno tre per parte: Davids, Iuliano e Pecchia in casa Juve, Zamorano, Simeone e Pagliuca per l’Inter. A cui si aggiunge l’espulsione comminata a Zé Elias.

La rivalità tra Juventus e Inter torna prepotentemente ad infiammarsi dopo anni di presunta tregua, che verrebbe da definire armata. Un dualismo che affonda le proprie radici nei lontani anni 60’ raggiunge, probabilmente, il picco più alto in termini di rivalità sportiva. E’ la storia del calcio italiano, senza se e senza ma.

Vuoi la contrapposizione tra Torino e Milano, le due potenze del nord non solo in ambito calcistico. Vuoi il confronto tra due storiche e potenti dinastie come gli Agnelli e i Moratti. Fatto sta che tra le due contendenti di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima, scandita sempre e comunque da un’orgogliosa e nemmeno mai troppo celata antipatia reciproca. L’affaire Ronaldo-Iuliano è solo il punto esclamativo che riporta d’attualità qualcosa che nella storia era già stato impresso molto tempo prima.

Attualità significa soprattutto VAR, ovviamente assente 25 anni fa. Che cosa sarebbe cambiato se Ceccarini avesse avuto a disposizione la tecnologia di cui possono usufruire gli arbitri oggi? Da protocollo, probabilmente nulla. La collisione tra il due volte Pallone d’Oro e il centrale cosentino rientrerebbe in quella casistica di episodi visti e di conseguenza giudicati dagli occhi del direttore di gara. Ergo, non ci sarebbe stato alcun richiamo al monitor e nessun on-field review, ma solo la moviola e il carrozzone di polemiche appresso. Anche per quelle non c’è tecnologia che tenga.

Alessandro Del Piero Juventus 1998Getty Images

Il campionato 1997-1998, piaccia o non piaccia, traccia un solco. Il partito secondo il quale la Juve vince grazie ad un occhio di riguardo da parte della classe arbitrale è al massimo dei consensi. In contrapposizione c’è il popolo di fede juventina che non perderà mai occasione per ribadire che il campo premia sempre il più forte e che i vinti finiscono sempre a spiegarne i perché e i percome. Due blocchi contrapposti che quando incrociano le rispettive traiettorie assicurano scintille. Vedere per credere quello che accade nell’estate 2006.

La Juve – nella figura di Luciano Moggi - viene travolta dallo scandalo "Calciopoli" e finisce in Serie B, vedendosi depredata dei campionati 2004-2005 e 2005-2006. Il primo viene semplicemente revocato, mentre il secondo – complice anche la penalizzazione del Milan – finisce dritto nella bacheca dell’Inter che quell’anno chiuse terza a -17 da Del Piero e compagni. Per i nerazzurri  è la prova provata dei sospetti covati per anni e all’ombra della Madonnina non si perderà mai occasione per rivendicare quel titolo come “quello della correttezza e di chi rispetta le regole” dal vangelo secondo Giacinto Facchetti.

Per Moratti, più che il primo Scudetto vinto da Presidente, quel riconoscimento rappresenterà soprattutto un risarcimento per quanto accaduto nel 1998, perché vuoi o non vuoi, quando parli di Inter e di Juventus si ritorna inevitabilmente a quel 26 aprile che rimodulò i parametri di uno scontro esasperato, feroce, estremizzato. 

Una ricorrenza da celebrare, secondo tradizione, con le immancabili interviste proprio a Moratti e Simoni – più puntuali delle tasse - che mantennero vivo il fuoco polemico anche ad anni di distanza. Lo stesso Ronaldo, chiamato spesso in causa sulla vicenda, ha sempre ribadito la posizione del suo ex club asserendo che la forza di quella Juve non necessitava di spinte “esterne”.

La controparte non rimase di certo a guardare. Il tormentone del “vincere sul campo” assunse i caratteri di un mantra in terra sabauda e Andrea Agnelli nel giorno dell’inaugurazione dello Juventus Stadium, l’8 settembre del 2011, lanciò un messaggio inequivocabile con un destinatario ben preciso.

“Noi siamo la gente della Juve. Siamo gente che si riconosce quando ci si guarda negli occhi, occhi che sanno accettare i risultati conseguiti sul campo, su un campo verde come questo, solcato da linee verde che definiscono il nostro destino. Linee che non mentono perché il campo dice sempre la verità”. Della serie chi ha orecchie per intendere, intenda.

Ad anni di distanza uscirono dal guscio anche i due personaggi cardine della questione che quel pomeriggio di fine aprile, per motivi differenti, rimasero trincerati dietro ad un assordante silenzio.

Alessandro Del Piero Luiz Nazario da Lima Ronaldo Juventus Inter Serie A 10251998Getty Images

Paolo Ceccarini, nel 2018, offrì in un’intervista esclusiva a ‘Premium Sport’ i motivi della sua interpretazione poi riportati dalla ‘Gazzetta dello Sport’.

Oggi, dopo molto tempo, confermo che quello che ho visto in campo corrisponde alla realtà delle cose, se si vuol parlare di un contatto fisico. E arrivo a dire che il mio errore è stato quello di non aver dato calcio di punizione a favore della Juventus, perché il fatto di non aver fischiato ha fatto pensare che io abbia visto il fallo di Iuliano e non abbia voluto concederlo. Invece ho proprio visto il contrario".

Anche Iuliano ruppe il silenzio e tra le molteplici dichiarazioni fu quella rilasciata a 'Tele Bari' nel 2014 a far maggiormente discutere.

“Io continuo a ribadire che siamo nel dubbio perché Ronaldo era veloce e io ero in traiettoria, ma non ho commesso alcun intervento, anzi sono stato letteralmente investito, ma io ero sulle strisce pedonali”.

Avete presente quando si dice gettare acqua sul fuoco? Ecco, l’esatto contrario. Ma dopotutto la storia di Juventus e Inter sarà sempre questa. E non potrebbe essere diversamente.

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