Franco Brienza PalermoGetty Images

Franco 'Ciccio' Brienza, il 'Maestro di calcio' che ha incantato in provincia

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"Piazza Franco Brienza (detto Ciccio), Maestro di Calcio”. Forse basta questa targa, dedicatagli da un ignoto tifoso del Bari in una piazza del quartiere Poggiofranco, per raccontare cosa è stato Brienza sul rettangolo verde. Un concentrato di tecnica, estro e fantasia in soli 168 cm. E pazienza se la chiamata di una grande non è mai arrivata. Ciccio le sue soddisfazioni se le è tolte, eccome.

Goal, assist al bacio ma soprattutto un piede mancino che disegnava calcio come pochi altri in Italia. Tanto che nel 2005 l'allora Ct Marcello Lippi non può fare a meno di chiamarlo in una Nazionale che di lì a poco si sarebbe laureata Campione del Mondo in Germania. Brienza mette insieme solo due presenze ma più per ragioni tattiche che tecniche. Il rendimento di Ciccio a Palermo, infatti, è sempre altissimo. Proprio in rosanero d'altronde Brienza vive gli anni migliori di una carriera durata fino al 2019, quando superata la soglia dei 40 e dopo aver contribuito alla promozione del Bari dalla Serie D alla Serie C decide di appendere "momentaneamente" gli scarpini al chiodo.

Originario di Ischia, nasce a Cantù ma inizia a muovere i primi passi da calciatore alletà di sei anni nel Campagnano, scuola calcio ischitana. La svolta arriva nel 1997 quando si trasferisce al Foggia con cui due anni dopo, appena maggiorenne, debutta in Serie B. La chiamata del Palermo, società a cui legherà gran parte della sua carriera, arriva invece nel 2000 e Brienza contribuisce alla promozione dei rosanero in Serie B con 32 presenze e due goal. Poi il prestito all'Ascoli e il ritorno al Palermo, che nel gennaio 2004 lo gira però nuovamente in prestito stavolta al Perugia con cui debutta in Serie A pochi giorni dopo nella sconfitta esterna contro il Milan. A fine stagione le presenze saranno 12 con due goal realizzati.

La stagione della consacrazione è quella 2004/05 col Palermo di Guidolin neo-promosso in Serie A. E dire che all'inizio Ciccio pensa di essere di troppo e per questo sceglie la maglia numero 90 che invece gli porterà decisamente fortuna. Il tecnico di Castelfranco Veneto esalta le caratteristiche di Brienza, che forma una coppia da sogno con Luca Toni per un totale di 30 reti complessive. Meglio di loro, qualche anno dopo, faranno solo Miccoli e Cavani. Ciccio mette a segno 10 goal in campionato, di cui uno bellissimo e rimasto nella storia del club rosanero.

E' il 5 febbraio 2005, al 'Renzo Barbera' arriva la super Juventus allora allenata da Fabio Capello e che in attacco può contare sulla coppia formata da Ibrahimovic e Trezeguet. Brienza viene schierato da Guidolin in un tridente completato da Lambero Zauli, un altro che sa dare del tu al pallone, e Luca Toni. I bianconeri, privi di Camoranesi e Nedved, soffrono l'aggressività del Palermo che prima del quarto d'ora sblocca il risultato proprio con Brienza, che raccoglie la respinta di Buffon su punizione di Corini, si coordina e infila la porta della Juventus con uno stupendo sinistro al volo mandando in visibilio il pubblico di casa. Nella ripresa Ciccio potrebbe addirittura raddoppiare ma stavolta Buffon gli dice di no. Poco male, comunque. La rete di Brienza infatti basta per ottenere la vittoria e regalare una notte da sogno al popolo rosanero.

In quella stagione, come detto, arriva anche la prima convocazione in Nazionale e l'esordio in amichevole contro la Serbia. Tre giorni dopo, contro l'Ecuador, Brienza serve al compagno di squadra Toni l'assist per l'1-1 ma nonostante questo non riuscirà più a vestire l'azzurro anche per una questione di ruolo, come spiegato qualche anno fa a 'La Gazzetta dello Sport''.

"Per ora il trequartista va di moda, io sono nato nell'epoca sbagliata: gli allenatori non vedevano quel ruolo e quindi ho dovuto adattarmi giocando come esterno o seconda punta".

Col Palermo, invece, Brienza si toglierà altre soddisfazioni come quella di essere ancora oggi il miglior marcatore rosanero in Europa con quattro goal realizzati alla pari di Abel Hernandez e quello con più presenze insieme a Barzagli e Cassani.

Nel 2008 le strade con la società rosanero si separano (almeno temporaneamente) e Brienza si trasferisce poco più a nord, ovvero a Reggio Calabria, dove continua a disegnare calcio e conferma di avere un conto aperto con la Juventus, contro cui realizza il goal del momentaneo vantaggio nella vittoria per 2-1 ottenuta dalla Reggina al 'Granillo' il 23 febbraio del 2008. Un'altra notte da ricordare per una città intera su cui il Maestro Ciccio lascia la sua indelebile firma. Il gesto più bello di tutta la sua carriera però è quello del 28 settembre dello stesso anno quando, durante un Palermo-Reggina, Brienza lanciato tutto solo davanti alla porta si ferma per consentire di soccorrere Bernardo Corradi e Federico Balzaretti, rimasti a terra dopo uno scontro aereo. Un gesto ovviamente molto apprezzato anche da Stefano Farina, arbitro di quella partita. Inoltre sempre con la Reggina nel 2010 batte il suo personale record di goal arrivando a quota 11, seppure in Serie B.

Tanto che nella stagione successiva si trasferisce al Siena di Antonio Conte con cui conquista la promozione in Serie A chiudendo il campionato con 7 goal in 29 presenze. Brienza nell'estate del 2012 torna a vestire la maglia del Palermo ma stavolta in Sicilia resterà solo sei mesi, ovvero il tempo di tagliare il traguardo delle 200 presenze in Serie A e indossare la fascia da capitano, oltre a togliersi la soddisfazione di confermarsi 'ammazza-grandi' quando, schierato in un tridente con Miccoli e Ilicic, segna il goal del momentaneo 2-0 contro il Milan allora allenato da Allegri prima della rimonta rossonera con reti di Montolivo ed El Shaarawy.

Quindi per Brienza inizia un lungo girovagare tra Atalanta, Cesena e Bologna dove giocherà la sua ultima stagione in Serie A con 29 presenze, tre reti e quattro assist per un totale di 290 partite giocate e 43 goal realizzati, alcuni davvero bellissimi.

Poi, a quasi 37 anni, Brienza trova una seconda casa in un'altra storica piazza del Sud Italia: Bari, appunto, dove qualcuno lo paragonerà addirittura a Tom Becker del famoso cartone giapponese 'Holly e Benji' per rapidità e altruismo. Con la maglia biancorossa gioca due anni su ottimi livelli in Serie B collezionando quasi 70 presenze e 9 goal. Poi il fallimento e la nuova era targata De Laurentiis. Brienza decide di ripartire insieme ai 'Galletti' dalla Serie D, contribuendo alla risalita in C con una ventina di presenze e due reti.

"Il mio sogno era portare il Bari in serie A e chiudere la carriera sul palcoscenico più prestigioso. Non so se potrò perseguire un traguardo del genere: non sono più giovanissimo. Tuttavia, voglio portare il Bari il più in alto possibile, finchè il fisico me lo permette. Abbiamo toccato il fondo: ora tutti insieme dobbiamo risalire. Partendo da una consapevolezza: nella sfortuna, la piazza ha trovato una proprietà seria, forte ed ambiziosa".

Abbastanza per entrare nel cuore dei tifosi e meritarsi una piazza tutta sua anche perché il 'Maestro di Calcio Franco detto Ciccio Brienza' a Bari ha messo radici, e dopo aver vestito i panni da dirigente del club è tornato a giocare.

Nel novembre del 2022, a tre anni dal suo ritiro dal calcio giocato, si è legato all’Ischia, squadra dell’Eccellenza Campania della quale presidente è un’altra vecchia conoscenza della Serie A: Pino Taglialatela.

Un ritorno sui campi da gioco alla soglia delle quarantaquattro primavere festeggiata con una promozione in Serie D. L'ultimo capitolo di una splendida carriera.

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