Francesco FrauGetty/Facebook

Frau, da Totti al ritiro a 44 anni: "Ci sfidavamo sulle punizioni, spesso vincevo io"

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Con la maglia numero 10 sulle spalle, che ha cambiato con la 18 soltanto per lasciarla a un certo Francesco TottiAlessandro Frau ha calcato per quasi 30 anni i campi di calcio italiani.

Anche se il sogno della Serie A con la Roma di Zeman è durato per lui un'unica stagione, il trequartista sardo è riuscito a lasciare ricordi positivi quasi in ogni campo in cui ha giocato, e, a 44 anni, ha deciso di appendere le scarpe al chiodo dopo l'esperienza in Seconda Categoria con la maglia del Treselighes, formazione di Porto Torres, la sua cittadina. 

L'ex talento giallorosso, intervenuto in esclusiva ai microfoni di GOAL, ha ripercorso le tappe più importanti della sua lunga carriera e raccontato, con diversi aneddoti, come andò quella sua stagione nella capitale 

DAL DEBUTTO A 15 ANNI ALLA C2 CON LA TORRES

Classe 1977, Frau inizia a giocare a calcio nelle Giovanili della Turris, altro club dilettantistico di Porto Torres, mettendosi in evidenza fin dalla tenera età. A 15 anni arriva per lui la svolta.

"Giocavo con gli Allievi della Turris. Il tecnico che mi allenava era andato nel girone di ritorno a guidare la Prima squadra, e mi disse se volevo entrarne a far parte e giocare in Seconda Categoria. Risposi di sì, e, avendo meno di 16 anni, dovetti chiedere il permesso alla Federazione a Cagliari. Iniziai comunque ad allenarmi con i grandi, e appena arrivò la risposta positiva della FIGC, la domenica giocai subito e firmai una doppietta. Ci salvammo e in 8 partite disputate segnai 8 goal. Venne a vedermi il D.s. della Torres, Mario Piga, e così in estate andai alla squadra sassarese".

Ambidestro, dotato di un'ottima tecnica, dribbling e visione di gioco, oltre che di grandi qualità nel tiro, Frau approda così nel calcio professionistico. 

"A Sassari mi dissero subito che sarei andato in ritiro con la Prima squadra, fatto che per me rappresentava un motivo di orgoglio, visto che avevo appena 16 anni e andavo a giocare in Serie C2 fra i professionisti. Inoltre, da bambino andavo sempre con mio padre a vedere le partite all'Acquedotto, quindi per me giocare lì era una cosa immensa, un grosso traguardo. Venivo dalla Seconda Categoria e facevo un salto enorme. Il primo anno collezionai 12 presenze, il quarto iniziai anche a segnare. La mia fu una crescita costante".

Per Frau furono 5 le stagioni consecutive con la Torres, con un'unica breve parentesi nella penisola.

"Nel 1995 a novembre andai in Serie B in comproprietà all'Avellino. Non giocai mai però in Prima squadra, ma fui aggregato alla Primavera. A me però non piaceva. Così chiamai il mio presidente, Gianni Marrosu, e a fine anno chiesi di essere riscattato e potei tornare di nuovo a Sassari. In quell'anno lì, il 1995/96, segnai 6 goal. Nel 1997/98 realizzai 11 reti e ci fu l'esplosione".

Alessandro Frau Sassari Torres Serie D

FRAU ALLA ROMA: LA SERIE A E LE SFIDE CON TOTTI

Per il numero 10 rossoblù bussano in casa Torres diverse squadre, ma alla fine a spuntarla è la Roma. Frau racconta a Goal come è avvenuto il suo passaggio alla Lupa nel 1998.

"Durante l'anno mi seguivano diverse squadre, però alla fine la società decise di cedermi alla Roma. Quando è successo tutto eravamo a giocare a Teramo una partita per noi fondamentale. Se l'avessimo vinta saremmo stati quasi salvi, mentre loro erano in lotta per le prime posizioni. Vinciamo 4-1, io faccio doppietta. Dopo la gara salgo sul pullman e mi dicono: 'Guarda che domani devi andare a firmare con la Roma, ti abbiamo ceduto'. Ed io: 'Si vabbè, alla Juve... Non ci credo' ".

Presto però il trequartista sardo dovrà ricredersi.

"Chiamai il Direttore sportivo e mi confermò che sarei andato alla Roma. Ma io non ci credevo, e continuavo a pensare che fosse tutto uno scherzo. Ma quando rientrammo mi chiamò anche il vicepresidente, e mi disse: 'Guarda Alessandro che domani mattina abbiamo l'aereo alle 10. Vengo io a prenderti, andiamo a Roma'. 'Ma allora è vero', gli feci io. 'Certo, perché non ci credevi?', replicò lui. L'indomani uscì anche l'articolo sui giornali e iniziai a realizzare...".

La stagione 1998/99 fu così per Frau come vivere da protagonista un grande sogno. 

"All'inizio è stata un po' strana come situazione, ma quando incontri persone che ti apprezzano è tutto più semplice. I compagni mi hanno subito fatto entrare nel gruppo e mi sono trovato bene. Fra me e me mi dicevo: 'Come quando andai alla Torres e avevo accanto quei giocatori che da bambino guardavo dagli spalti, ora sono alla Roma e ho accanto quei giocatori che prima guardavo dal televisore'. Arrivare in Serie A è il sogno di ogni giocatore, ma il balzo dalla C2 alla Serie A non è semplice. Grazie a Dio sul piano tecnico avevo un'ottima base, anche se qui il livello era molto più alto". 

L'esordio nel massimo campionato fu per Frau particolarmente esaltante, visto che lo vide offrire a Totti un assist di tacco per un goal importante.

"Debuttai in Serie A nella prima giornata di campionato. Si giocava di sabato, perché noi avevamo poi l'impegno infrasettimanale in Coppa UEFA. L'avversaria di turno era la Salernitana, dove militava Michele Fini. Entrambi venivamo dalla Seconda Categoria ed eravamo approdati alla Torres nello stesso anno, il 1993. Ora facevamo assieme l'esordio in Serie A. Prima della partita ci siamo visti, abbiamo parlato un po' in dialetto e abbiamo scherzato fra noi. Le sensazioni sono state bellissime, e a fine gara ci siamo scambiati le maglie".

"All'inizio del secondo tempo Zeman mi fa: 'Vai, scaldati'. Io incredulo: 'Dice a me mister?'. E lui: 'Sì sì, vai, vai'. E inizio a scaldarmi. Dopo neanche 10 minuti mi richiama: 'Vieni'. Mentre aspettavo a centrocampo che Bartelt uscisse per poter entrare al suo posto, mi guardavo lo stadio e mi dicevo: 'Mamma mia, speriamo bene!'. Come l'Olimpico penso che ci siano pochi stadi, con una tifoseria molto calda, che sospinge i giocatori in campo. In quegli anni lì non c'erano ancora tutte le televisioni di oggi e ogni domenica venivano a vederci in 60-70 mila. In quel momento, inoltre, stavamo perdendo 1-0".

"Una volta che ho toccato il primo pallone, giocando assieme a tanti campioni, è stato tutto più facile. Subito dopo il mio ingresso in campo abbiamo pareggiato. Quindi ci siamo portati in vantaggio con il mio assist di tacco per il goal di Totti, e alla fine abbiamo vinto 3-1. Fu una grande soddisfazione per me. Finita la partita ero a mille. Ho festeggiato con i miei amici e i miei fratelli, anche se fu una cosa ristretta perché lunedì avevamo allenamento".

Con i compagni di squadra le cose vanno subito molto bene e Frau non accusa problemi particolari di ambientamento.

"Quella squadra era fatta di campioni in campo e anche fuori. Sono stato molto fortunato a giocare con loro. Francesco (Totti, ndr) è una grandissima persona. Sento ancora oggi Eusebio Di Francesco e Antonio Chimenti. Stavo ogni giorno con loro, mi sentivo in famiglia". 

Non mancano gli aneddoti con i grandi campioni che in quell'anno giocavano in Serie A.

"Da bambino ero juventino, e in quegli anni ero un super tifoso di Del Piero. Alex mi avrebbe dovuto dare la sua maglietta in occasione di Roma-Juventus, ma la settimana prima giocò a Udine e si fece male al ginocchio. E a quel punto dissi: 'Cavoli, ora non avrò più la sua maglietta...'. Invece fu gentilissimo e me la fece avere attraverso il magazziniere. All'Olimpico poi tutte le squadre si allenavano prima della partita nella palestra dello stadio. Il metodo di Zeman era che per la Roma si riscaldasse anche chi stava in panchina. Io dopo essermi scaldato un po' mi ero fermato e guardavo tutti i giocatori della Juve: c'erano Zidane, Inzaghi, Davids, Ferrara, Peruzzi... A un certo punto se ne accorge il preparatore e mi fa: 'Alessà, dai... Muoviti, se no poi il mister rompe le scatole a me'. Ed io l'ho supplicato: 'Su, dai, fammeli guardare, li ho sempre visti dal televisore, glielo dico io al mister, tanto non devo giocare titolare'. Era come se stessi sognando, in quel momento. Giocare contro i tuoi idoli era qualcosa di unico".

"In quella stagione feci collezione di quasi tutte le maglie. Un altro aneddoto riguarda la sfida dell'Olimpico contro l'Inter. Il sottopassaggio dello stadio era lunghissimo. A fianco a me c'era Ronaldo, anche lui al primo anno in Serie A. Io continuavo a osservarlo e a un certo punto dev'essersi accorto che lo stavo guardando e con un sorriso mi ha abbracciato. 'Come va, tutto bene?'. E dentro di me pensavo: 'Madonna, questo qua ha soltanto un anno in più di me, guadagna l'impossibile ed è un vero fenomeno...' ".

La specialità in cui Frau eccelle sono i calci di punizione, con cui è riuscito spesso a sorprendere i portieri avversari, nella quale il trequartista sardo si è perfezionato nel tempo.

"Guardavo molti video di Del Piero, Maradona, Baggio, Mihajlovic e anche Totti. Quando con Francesco giocavamo insieme (Totti, ndr) facevamo le sfide in allenamento il sabato mattina. Il più delle volte vincevo io, dico la verità. Ma lui e gli altri me lo dicevano sempre: "Mamma mia, come calci!". Quindi, io guardavo questi video di grandi campioni e mi mettevo a calciare. Pian piano miglioravo giorno per giorno e ad un certo punto della mia carriera spesso la domenica riuscivo a far goal su punizione".

Nonostante con la Roma non trovi la gioia personale del goal in Serie A, Frau si guadagna la fiducia di Zeman, e riesce a collezionare 7 presenze in campionato, 2 in Coppa Italia e una in Coppa UEFA.

"Zeman è una persona verissima e un allenatore molto esigente, uno che non guarda in faccia nessuno. Che tu fossi un campione o un giovane come me, lui ti trattava allo stesso modo e non aveva problemi a farti giocare. Il mio rapporto con lui era ottimo. Pensa che scherzava solo con me e con pochi altri". 

Sotto il profilo dei risultati, tuttavia, le cose non vanno benissimo: la Roma non riesce a centrare l'obiettivo Champions, e il destino di Frau si lega inesorabilmente a quello di Zeman.

"Quando affrontammo l'Inter ci giocavamo la qualificazione alla Champions League. Se avessimo vinto quella gara saremmo andati noi e Zeman sarebbe rimasto a guidarci. Invece perdemmo 4-5, il mister l'anno seguente non fu confermato e arrivò Capello. Io feci tutta la preparazione con la Roma ma poi mi cedettero al Palermo. Nel 1998 in un secondo avevo toccato il cielo, ora ero di nuovo sulla terra". 

Alessandro Frau Sassari Torres Serie D 2016/17

LA B SFIORATA E I SUCCESSI FRA I DILETTANTI

La delusione per la mancata conferma si fa un po' sentire, Frau scende in Serie C e ripartire non è semplice.

"Andare via da Roma mi aveva un po' demotivato, ma di ogni squadra dove ho giocato conservo bei ricordi. La voglia e la fiducia in me stesso riuscii a riconquistarli solo con il tempo. Andai in C1 al Palermo, dove ho comunque fatto una stagione positiva. Non andò benissimo, invece, l'anno seguente a Pisa. Passato alla Viterbese c'è stata la mia nuova esplosione, quindi nuovamente una stagione alla Torres e il ritorno anche a Viterbo. Qui mi sentivo come a casa, mi hanno lasciato tranquillo e ho lavorato benissimo. Sono tutt'ora molto apprezzato dalla tifoseria. Nel 2004 giocammo la finale playoff per andare in Serie B ma perdemmo 2-0 in casa del Crotone e il sogno promozione svanì. L'anno seguente andai in un'altra piazza importante, anche se difficile, quella di Pistoia e non andò bene. Da lì ritornai a Sassari e trovai finalmente grande continuità". 

Con la Torres vive i momenti più alti della sua carriera calcistica, e per due stagioni va vicino alla promozione in Serie B, con il sogno che si infrange ancora una volta nei playoff.

"Quando giochi a casa tua gli stimoli sono al 100%, quando non dai il 100% sei sempre il primo ad essere bersagliato. Avevo indossato già 5 anni quella maglia, quindi non volevo più fare errori, perché da me tutti si aspettavano sempre il massimo. Grazie a Dio feci dei grandi campionati, nel 2005/06 sfiorammo la promozione in Serie B ma perdemmo ai playoff con il Grosseto".

Nel 2008 Frau lascia la sua Torres, che incappa in una nuova crisi societaria, e dopo una stagione all'Alghero, continua a dispensare la sua classe fra i Dilettanti, togliendosi molte soddisfazioni: gioca oltre 4 anni con il Porto Torres, la prima squadra del suo paese, che trascina in Serie D, poi con Castelsardo, Tempio e Stintino, prima di far ritorno per l'ultima volta al capezzale della squadra sassarese a dicembre del 2016. I rossoblù rischiano la retrocessione in Eccellenza e si affidano alla vecchia bandiera per provare a salvarsi. Frau segna gli ultimi 3 goal in rossoblù, ma, seppur per poco, non riesce ad evitare la perdita della categoria.

Alessandro Frau Francesco Mannoni Sassari Torres Serie D 2016/17Alessandro Sanna

IL RITIRO A 44 ANNI E UN FUTURO DA ALLENATORE

Gli ultimi anni della sua carriera Frau li ha spesi con una piccola realtà sarda, il Treselighes, squadra di Porto Torres che milita nel campionato di Seconda Categoria. La stessa da cui il numero 1 era partito, quasi a chiudere il cerchio. Queste le dichiarazioni con cui, ai nostri microfoni, aveva esternato tutta la sua passione per uno sport che ha rappresentato la sua vita.

"Ho continuato a giocare perché ho voglia e mi diverto ancora. È difficile ancora oggi che io manchi ad un allenamento, perché mi piace, voglio trasmettere anche ai giovani che non arrivi per caso in certe categorie. Ci vuole sacrificio, ci vuole passione. Se tu non fai così, a prescindere dalla categoria, non ottieni risultati. L'ho sempre pensato. A volte anche gli avversari mi dicono: 'Mamma mia, come fai a giocare così a 43 anni?'. Ho fatto sempre una vita sana da sportivo. Ho ancora voglia di divertirmi con i compagni e di rincorrere ancora l'avversario'. Poi, quando deciderò di smettere, farò l'allenatore: ho il patentino ".

Uno stimolo in più per l'ex giallorosso è rappresentato dalla crescita dei ragazzi che giocavano con lui.

"Vedere a volte dei giovani con delle qualità che non riescono ad emergere e ad andare avanti mi dà fastidio. Capita spesso che mi fermi a parlare con loro e dica loro: 'Dovete sempre crederci e negli allenamenti dovete andare sempre a mille all'ora, poi la vita è fatta di momenti'. Non c'è più la mentalità di 20 anni fa, ma anche di 10 anni, di voler arrivare nel calcio. I ragazzi di oggi hanno tutto, non c'è la mentalità di quando ero io bambino e si iniziava a giocare in strada. Inoltre in Sardegna siamo penalizzati dall'assenza di strutture".

Frau può dirsi soddisfatto e orgoglioso di quanto fatto nella quasi trentennale carriera, con un unico, piccolo rimpianto.

"Il mio rammarico è non essere riuscito a stare più stagioni in Serie A. Un po' per colpa mia, un po' a causa delle circostanze. Una piazza come Roma per me non era semplice. Davanti a me c'era un grande campione come Francesco Totti, non uno qualunque, abbiamo visto cosa ha fatto in carriera. Fossi stato in una piazza come Empoli o come Cagliari probabilmente avrei potuto dimostrare un po' di più. Sono stato vicino al Cagliari nel 1998, loro erano fra i club interessati a me. Personalmente mi avrebbe fatto piacere giocare per la squadra che rappresenta la Sardegna, ma fui ceduto alla Roma. A quei tempi decidevano le società".

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