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Gerard, la moda del 2000: il talento del Valencia che fece invaghire Milan e Inter

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Aprile del 2000: Madonna e i Blink 182 spopolano in radio e su MTV con American Pie e All The Small Things; su Canale 5 viene trasmesso in prima visione Men in Black (3 anni dopo l’uscita nelle sale), mentre Julia Roberts porta sul grande schermo la storia di Erin Brockovich; sale l’attesa per l’arrivo della Playstation 2 dopo il debutto in Giappone, mentre Nokia domina il mercato crescente della telefonia mobile con il 3210 (predecessore dell’iconico 3310). Un oggetto sempre più di moda in Italia, come di moda era, spostando lo sguardo sul mondo del calcio, il nome di Gerard Lopez Segú, per tutti semplicemente Gerard

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Mister 46,5 miliardi, dal costo della sua clausola rescissoria: prezzo importante che non sembra però spaventare i tanti estimatori, letteralmente invaghiti di questo giovane centrocampista, tra gli uomini-copertina del Valencia dei miracoli targato Cuper

Per lui, nato a Granollers, comune della Catalogna, e cresciuto nella cantera del Barcellona, il 2000 è l’anno dell’esplosione, dopo la positiva parentesi in prestito all’Alaves (su indicazione di Ranieri, che non poteva garantirgli minuti e spazio nel suo Valencia): a soli 21 anni è uno dei giocatori più corteggiati in Europa, in particolar modo dai club italiani. Sui giornali sportivi è un susseguirsi di voci e accostamenti, ma è proprio nel mese di aprile che Gerard diventa il talento che tutti sognano.

Merito in particolare di due prestazioni, che lo rendono particolarmente popolare tra gli appassionati italiani. La prima è datata 28 marzo 2000, il teatro è Terrassa, città catalana a pochi chilometri dalla sua Granollers: si affrontano in amichevole Spagna e Italia Under 21 e la scena viene dominata dal campioncino del Valencia, che con una doppietta mette la sua firma sul 3-0 inflitto dalla squadra di Saez agli azzurrini di Tardelli. Tra Casillas, Xavi e il neo-milanista José Mari a prendersi le luci dei riflettori è proprio Gerard, che stravince anche il duello a distanza con Andrea Pirlo, leader tecnico di quell’Italia.

Ma è la settimana successiva che la stella del Valencia diventa la più luminosa del firmamento europeo, almeno per una notte: 5 aprile 2000, andata dei quarti di finale di Champions League, i blanquinegres ospitano la Lazio di Nedved e Veron, travolgendola con un pesante 5-2. Al Mestalla protagonista assoluto il numero 14 di casa, che con una sontuosa tripletta candida il Valencia al ruolo di outsider della competizione, avanzando per sé stesso la nomination all’Oscar di uomo-mercato dell’estate. Uno spot che fotografa perfettamente le caratteristiche del gioiello spagnolo: padronanza tecnica sul primo goal, fisicità e doti aeree sul secondo, intelligenza tattica e senso della posizione per il goal dell'hattrick.

Impossibile non infatuarsi di questo centrocampista dalle lunghe leve e dal passo elegante, maestro del palleggio e negli inserimenti senza palla, capace di giocare in una mediana a due o di avanzare nel ruolo di trequartista, sempre con risultati eccelsi. A perdere letteralmente la testa per lui è il Milan, con Galliani e Braida costantemente in pressing sui suoi agenti José Maria Orobitg (storico procuratore di Guardiola) e Tente Sanchez. Le cifre messe sul tavolo dai rossoneri sono da assoluto top player: 3 miliardi di lire all’anno per 5 anni, ingaggio più che raddoppiato rispetto a quanto percepito in Spagna. Le parti si incontrano proprio in quelle settimane nella sede milanista in via Turati, per poi spostarsi nello studio dell’avvocato Cantamessa. Si vocifera di un precontratto già definito, eppure il tour italiano di Orobitg e Sanchez prosegue prima a Milano, ma stavolta negli uffici dell’Inter, e poi a Roma, per un meeting con Sergio Cragnotti, presidente di quella Lazio colpita e affondata da Gerard in Champions.

La corsa è apertissima, con il Milan nettamente in prima fila grazie anche al lavoro di Ernesto Bronzetti, un’autorità sul mercato spagnolo. Resta da fare i conti con il Valencia, che non vorrebbe privarsi del suo gioiello ma che al contempo ha preso atto delle intenzioni del ragazzo di non rinnovare il contratto in scadenza nel 2002 (con il club che aveva proposto di portare la clausola a 70 miliardi). Niente sconti, però: chi vuole Gerard deve versare i 46,5 miliardi previsti dalla clausola. Lo sa bene anche Galliani, che punta almeno ad ottenere una rateizzazione del pagamento per rendere più sostenibile l’operazione.

Voci di mercato che non distraggono il ragazzo, che a dispetto della giovane età dimostra maturità e personalità, in campo e fuori. Niente distrazioni, testa solo al calcio, grazie anche ai consigli del fratello maggiore Sergi, ex difensore di Barcellona, Maiorca e Saragozza, vincitore di diversi trofei tra cui la Coppe delle Coppe del 1989. 

Il Valencia vola in Champions, eliminando Lazio e Barcellona e fermandosi solo in finale davanti a un grande Real Madrid; per Gerard arriva puntuale la convocazione nella Nazionale maggiore per Euro 2000. E anche nel ritiro in Olanda delle ‘Furie Rosse’ si parla inevitabile di un suo possibile futuro in Serie A.

“E’ una cosa di cui non so niente. Da tre mesi si dice che andrò a giocare in Italia. Sono contento che si parli bene di me. Col Valencia ho giocato una grande stagione e spero di ripetermi. Il mio manager è libero di dire quello che vuole né io posso prevedere cosa accadrà la prossima settimana. Di sicuro ora sono agli Europei e voglio concentrarmi su questo”.

Ma col passare delle settimane l’ottimismo che si respira in casa rossonera sul buon esito dell’affare evapora: a cambiare le carte in tavola l’elezione di Joan Gaspart come nuovo presidente del Barcellona e un cambio di strategia del Milan, che si lancia all’assalto di un campione affermato come Fernando Redondo, senza dimenticare il sogno di Berlusconi, il brasiliano Rivaldo. Per Gerard, dopo le sirene italiane e un tentativo del Real Madrid, si riaprono così le porte del Barça: un ritorno a casa sognato e fortemente voluto dal talento catalano, che insieme a Overmars rappresenta il fiore all’occhiello della prima campagna acquisti targata Gaspart, segnata dal grande “tradimento” di Figo, trasferitosi proprio al Real Madrid. AI Valencia non resta che  consolarsi con un assegno da 3600 pesetas, quasi 42 miliardi di lire.

Gerard Barcelona 2000/2001Getty

Ma nella sua prima stagione a Barcellona Gerard, con la 14 di Cruyff sulle spalle, non riuscirà mai a raggiungere i livelli di eccellenza toccati sotto la guida di Hector Cuper. Tanti infortuni a frenare la sua ascesa (su tutti un problema alla cartilagine del ginocchio destro) uno status di titolare mai consolidato, complice anche la concorrenza di giocatori come il suo modello Guardiola, Cocu e un rampante Xavi. La situazione peggiora ulteriormente l’anno dopo: per Rexach l’ex Valencia, costretto a finire di nuovo sotto i ferri per quel ginocchio maledetto, può essere considerato solo un rincalzo, come testimoniano le appena 5 presenze da titolare tra Liga e Champions League.

È così che nell’estate del 2002 il futuro di Gerard torna in discussione e il suo nome riecheggia nuovamente sui giornali italiani: stavolta è l’Inter a piazzarsi in pole position, vista la presenza proprio di Cuper sulla panchina nerazzurra. Moratti e Oriali si incontrano più volte con la dirigenza blaugrana, sul piatto l’ipotesi di uno scambio tra due ex compagni di squadra come Gerard e Farinos. E il centrocampista catalano tentenna anche a mezzo stampa.

“Nel calcio tutto è possibile. Io con Cuper ho vissuto un'esperienza importante. L'Inter è un grande club, che mi tenta, ma è altrettanto chiaro che io al Barcellona mi trovo bene, ho contratto sino al 2005 ed ho tanta voglia di dimostrare finalmente quanto valgo”.

A porre il veto alla sua cessione è Louis van Gaal, tornato sulla panchina del Barça dopo la sua prima esperienza da ct della Nazionale olandese. Ma né con lui, né con Radomir Antic (che subentra a van Gaal a metà stagione) le cose cambiano: il Gerard ammirato nelle notti magiche del Mestalla non c’è più, i problemi al ginocchio hanno privato il calcio spagnolo di uno dei più promettenti talenti di quella generazione.

Il passaggio al Monaco nel 2005 segna l’inizio di un rapido declino. Da lì a poco l’evento che segna in maniera indelebile la vita di Gerard: la scomparsa del fratello Sergi, il suo punto di riferimento, morto suicida a soli 39 anni. Il calcio passa inevitabilmente in secondo piano, le tappe successive, tra il Recreativo Huelva e il Girona, sono gli ultimi anonimi passi della sua carriera da calciatore. E chissà se Milano non avrebbe potuto cambiare il destino professionale di uno dei talenti più di moda della collezione primavera-estate del 2000…

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