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Il 'Moro' Morientes: dal Bernabeu a Capri, senza battere rigori

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Raul e Morientes, Morientes e Raul. Così diversi e così complementari, così perfetti nel loro insieme da essere praticamente irreplicabili. Nel calcio di grandi coppie d'attacco ce ne sono state tante, ma quando metti insieme questi due il risultato finale è quasi imbarazzante: 13 trofei vinti, tredici, tra cui tre Champions League.

Tra nazionali varie e Real Madrid hanno messo a segno 249 goal in 305 partite giocate insieme. El Siete Raul e El Moro Morientes, inseparabili o quasi. Perché se il primo è rimasto praticamente a vita al Real Madrid, il secondo è stato sacrificato sull'altare dei sogni di Florentino Perez per l'acquisto di Ronaldo il Fenomeno, il 'galactico' tra i 'galactici'.

Morientes ha accettato in silenzio il suo destino, senza una parola di troppo, senza lasciare alcun titolo ai giornali. Non avrebbe mai voluto lasciare Madrid, non avrebbe mai voluto separarsi da Raul, ma a 27 anni uno come lui non poteva accontentarsi di fare panchina, nemmeno al suo amato Real. Il trasferimento al Monaco sembrava un ridimensionamento, invece a conti fatti è stato un trionfo. Anzi, un miracolo.

Una sola stagione in prestito secco, tanto è bastato per segnare 22 goal in 42 partite e vincere la classifica marcatori della Champions con 9 reti, cinque in più di quel Ronaldo che lo aveva costretto a lasciare il Bernabeu, casa sua. Morientes non cercava vendetta, ma era la vendetta a cercare lui. Nel calcio non si può scappare a certi meccanismi o a certe leggi non scritte, come quella dell'ex. Ed è così che El Moro e El Siete si sono ritrovati a condividere lo stesso campo, ma da avversari.

Quarti di finale di Champions 2003/2004: il sorteggio ha deciso che doveva essere Real Madrid contro Monaco. La grande favorita contro la grande rivelazione dell'anno. Nel match d'andata al Bernabeu il Real stava vincendo per 4-1 a dieci minuti dalla fine. Nessuno pensava che il 4-2 segnato poco dopo da Morientes avrebbe cambiato qualcosa. Invece il Dio del calcio aveva appena iniziato a tracciare le linee del suo disegno.

Anche il goal dello 0-1 di Raul, proprio lui, nel match di ritorno, faceva parte del piano. A quel punto il Monaco aveva bisogno di fare tre reti al Real, senza subirne altre, per ribaltare la qualificazione. Ed è proprio quello che è accaduto, con protagonista, ovviamente, Morientes. Prima l'assist per Giuly, poi il goal del 2-1. Il Moro ha dato il via a una clamorosa rimonta completata definitivamente dal meraviglioso 3-1 di tacco di Giuly.

“Sconfiggere il Real Madrid quando ero al Monaco è stato un momento speciale per me, perché ero in prestito da Madrid e non avrei mai pensato che avremmo finito per giocare contro di loro, contro i miei compagni di squadra, i miei amici. Per me è stato difficile, soprattutto quando ho segnato al Bernabeu, ma quando sei un bravo calciatore devi fare lo stesso di prima, non importa chi sia contro”.

"Non è stata vendetta, perché quando sei un professionista, sai come vanno le cose. Puoi essere venduto, puoi andare in prestito, ed è normale. Se giochi per un grande club, è così: puoi segnare, giocare un sacco, ma da un momento all’altro il club ti può vendere e sei fuori. Ecco come va nel calcio”.

Ecco com'è andata quell'anno: Morientes fuori dal Real e Real fuori dalla Champions per mano di Morientes. Una Champions che si è conclusa con la vittoria del Porto di Mourinho in finale proprio contro il Monaco, trascinato da Morientes anche nella doppia semifinale col Chelsea con due goal decisivi. Poi il ritorno a Madrid, ma solo di passaggio. Qualcosa si era ormai rotto, non si poteva più ricomporre, un po' come la sua coppia con Raul. E allora via al Liverpool e poi al Valencia, con la stessa consapevolezza di sempre, lo stesso piglio da vincente.

Con i Reds ha vinto una FA Cup, col Valencia una Coppa del Re segnando un goal nell'unica partita giocata, quella più importante, la finale contro il Getafe. A Marsiglia nell'ultima stagione della sua carriera ha vinto il double, seppur giocando poco e segnando solo una rete. Ha portato ovunque il suo spirito vincente, quel madridismo che gli era entrato nel DNA. E soprattutto non ha mai voluto strafare o intestardirsi. I calci di rigore, per esempio, sono stati l'emblema della sua mentalità: Morientes odiava tirare i rigori e infatti ne ha tirati soltanto due in tutta la sua carriera.

Due rigori tirati in oltre 600 partite in tutte le competizioni tra club e nazionali: uno sbagliato col Real, l'altro segnato col Monaco. Soltanto due, una statistica incredibile per uno che di mestiere ha fatto l'attaccante. E' infatti difficile trovare una punta che ha calciato meno rigori di Morientes. Anche i più insospettabili ne hanno calciati di più. Per qualcuno potrebbe evidenziare mancanza di personalità o di leadership, ma Morientes preferiva non tirarli i rigori piuttosto che sbagliarli. Dovrebbe in realtà essere un esempio per tanti attaccanti che oggi vogliono tirare i rigori senza saperlo fare.

Spagna, Inghilterra, Francia, tra i campionati più importanti a Morientes è mancata solo la Germania e ovviamente l'Italia.

Da calciatore mi volevano tante squadre italiane. Interessamenti, principi di trattative, ma mai nulla di più definito. La Roma però fu la più vicina ad acquistarmi, quando giocavo nel Real Madrid”.

Ma quello che non è riuscito a fare da calciatore poteva sempre farlo sotto altre vesti. E allora alla fine lo sbarco in Italia è arrivato, con una missiole impossibile: portare l'Isola di Capri nel calcio che conta per la prima volta nella sua storia, come direttore tecnico del Racing Capri, militante nel campionato di Eccellenza campana.

"Non sono in vacanza, fidatevi. L’idea della piccola isola che sogna il grande calcio mi affascina. Questa è un’esperienza importante dal punto di vista personale e professionale. Vorrei trasmettere tutti i valori che ho imparato nei miei 17 anni da professionista: abnegazione, lavoro di squadra, umiltà e disciplina sono valori fondamentali per chi voglia fare calcio a certi livelli".

Un'avventura ritardata a causa del Covid, che nel 2020 ha imposto lo stop a tutti i campionati per qualche mese, ma poi finalmente iniziata. La nuova vita del 'Moro'.

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