Pablo Maffeo MessiGetty Images

Il più grande avversario di Messi, Maffeo: "Giocare così è una m***a"

E' sulla scena mondiale oramai da vent'anni, Leo Messi. Un tempo enorme, in cui è riuscito a fare la storia del pallone. Ha vinto tutto più e più volte, ha conquistato più Palloni d'Oro di tutti, tutti hanno provato a fermarlo con difficoltà estrema. Anche i migliori difensori in giro per il globo hanno fallito. La regola? Marcarlo così duramente da asfissiarlo e fargli dimenticare di essere la devastante Pulce.

In pratica come ha fatto Pablo Maffeo. Chi? Maffeo, sì. Classe 1997, spagnolo di origine italiane, il giocatore attualmente in forza al Mallorca ha avuto un'evoluzione stranissima, visto e considerando l'inizio da attaccante, il proseguo da centrocampista e l'attuale ruolo da difensore. In cui ha fatto girare la testa a Messi.

Tutto vero, e non nei pensieri di Maffeo, pronto a raccontare di quando fece impazzire Messi ad amici e futuri nipotini. Sì, perché è stato lo stesso avversario del 25enne, per anni nelle giovanili del Manchester City e promosso in prima squadra Citizens senza però riuscire ad esordire con i grandi, ad ammettere come abbia avuto estremi problemi nell'affrontare la sua marcatura.

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Intervistato qualche tempo fa da DAZN, Messi ha raccontato la terribile esperienza contro l'avversario a dir poco tenace:

"La marcatura più complicata? Pablo Maffeo del Girona. Quello sì, è stato fin troppo esagerato".

Un giorno rimasto nella mente di Messi, in mezzo alle sfide contro Real Madrid, Juventus, Milan, Manchester United. Era il 23 settembre 2017 e Maffeo, in maglia Girona, si piazza a uomo sull'argentino. Più che altro si appiccica, tanto che la Pulce non sa veramente che pesci pigliare.

Una marcatura leggendaria nel derby della Catalogna, che fa parlare talmente tanto di sé che per alcune settimane Maffeo diventa una star. Nonostante, si chiaro, il suo club abbia perso 3-0. Il numero dieci però non è riuscito né a segnare, né a fornire assist. E l'allora 20enne può prendersi la scena:

“Visto che gli sono stato appiccato per tutta la partita abbiamo avuto modo di chiacchierare. È molto umile. Mi ha chiesto se ero in prestito dal City, quanti anni ho, e se avevo intenzione di passare il pomeriggio al suo fianco: “Sei il numero uno, cosa devo fare?", la mia risposta. Non ci sono stati screzi né cose negative. È il miglior giocatore del mondo e se non gli stai attaccato ti può far gol in qualsiasi momento. L’esperienza penso sia andata abbastanza bene, non ha combinato granché, però per quanto mi riguarda è stata durissima a livello psicologico”

Perché con Messi a pochi centimetri, o a zero in quel caso, anche un mezzo secondo può essere fatale per la tua squadra. E invece no, Maffeo non lo perde mai di vista, ci parla, lo segue, lo attacca, lo venera quasi da stalker, ma per un bene superiore, più che il suo, quello della sua squadra.

Pablo Maffeo Luis Suarez Girona BarcelonaGetty Images

Al minuto 78 Maffeo viene sostituito e l'adrenalina è tanta dal confessare ad un compagno di panchina quello che Messi gli ha appena detto:

"Giocare così è una merda".

Ebbro di gloria personale, alla fine, guardando dall'alto in basso il Barcellona, Maffeo non chiede neanche la maglia a Messi:

"No, un mio amico mi aveva chiesto di prendergli quella di Ter Stegen e gli amici sono sacri".

Sacra come la sua marcatura, nella mente eterna del mondo. E stampata, nei meandri horror, in quella di Messi.

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