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L'Imperatore senza trono: i sei mesi di Adriano alla Roma

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Il rischio è strettamente collegato al mondo dello sport. Ogni anno le società di tutto il mondo fanno investimenti, impegnandosi a livello economico per migliorare il proprio organico.

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Non tutti però dispongono delle risorse economiche adatte per assicurarsi campioni dal rendimento certo. Ecco dunque che si ricorre alle idee a prezzi ridotti o alle scommesse, decidendo di puntare sulla voglia di riscatto dei calciatori che arrivano da momenti negativi o che sembrano essersi smarriti.

Fu questo in linea di base il ragionamento che nell'estate del 2010 spinse la Roma a mettere sotto contratto Adriano Leite Ribeiro.

I giallorossi in quell'anno avevano conteso punto su punto lo scudetto all'Inter di Mourinho, vedendo sfumare l'obiettivo frutto di una clamorosa rimonta targata Claudio Ranieri solamente all'ultima giornata.

Con l'ingaggio di Adriano, la Roma provò a replicare il colpo Luca Toni. Il centravanti diede il suo contributo alla causa con 5 goal in 15 presenze a partire da gennaio, quando fu prelevato dal Bayern Monaco sfruttando l'ormai poco spazio concesso al Campione del Mondo italiano.

Una situazione simile la stava vivendo anche Adriano. L'ex Imperatore dell'Inter all'inizio degli anni Duemila si era conquistato la considerazione di uno degli attaccanti migliori al mondo grazie alle prestazioni con Inter e con la nazionale brasiliana.

Da un certo momento in poi le cose però non erano andate più nel verso desiderato. Tra i fattori scatenanti c'è la concorrenza molto elevata in nerazzurro, con gente del calibro di Zlatan Ibrahimovic, Hernan Crespo e Julio Cruz a contendergli un posto da titolare.

Ma soprattutto una serie di comportamenti fuori dal campo agli antipodi rispetto a quelli di un professionista. Alimentazione sregolata, la tendenza a bere alcolici con frequenza e un carattere non propriamente docile portano l'Inter a rescindere il suo contratto con il brasiliano.

Adriano torna in Brasile venendo accolto dal Flamengo, squadra che gli aveva permesso di farsi notare e approdare in Europa nel calcio che conta.

L'aria di casa sembra far vivere all'Imperatore una nuova giovinezza. Tre trofei conquistati sul campo, con 19 goal in 31 presenze complessive e l'idea di essersi rimesso in carreggiata e pronto a tornare in pista su palcoscenici di rilievo.

Una sensazione condivisa dalla dirigenza della Roma. Spinta da una situazione economica non propriamente virtuosa, l'intellighenzia giallorossa decise di offrire una chance al brasiliano.

Il pensiero fu piuttosto semplice: la possibilità di rilanciare un calciatore dal sinistro micidiale e dalla presenza fisica imponente in un campionato che lo aveva già visto protagonista, il tutto a costo zero se non per il pagamento dell'ingaggio.

C'è però la consapevolezza di aver deciso di ingaggiare un profilo comportamentale non propriamente affidabile. Viene dunque inserita una clausola comportamentale per tutelarsi nel caso in cui l'ex Parma, Fiorentina e Inter fosse ricaduto nelle intemperanze di un tempo.

A inizio giugno, Adriano lascia il Brasile e torna in Italia con un biglietto aereo in direzione Roma. I calembour sull'arrivo dell'Imperatore nella Città Eterna ed imperiale per antonomasia si sprecano.

L'entusiasmo nella Capitale è alto. C'è l'idea di aver preso un campione e la convinzione che l'aria di Roma servirà a scrollargli di dosso la polvere accumulata negli anni finali del primo decennio del nuovo millennio.

L'8 giugno 2010, Adriano viene presentato ufficialmente dalla Roma allo Stadio Flaminio. Un impianto che rappresenta quasi un sinistro presagio di quella che sarà la sua esperienza romanista.

Il Flaminio è infatti per capienza il secondo stadio di Roma, ma da anni versa in uno stato di abbandono totale, vincolato da lacci e lacciuoli burocratici in tipico stile italiano.

Quel giorno si presentano ben 4mila sulle tribune del vecchio stadio che ha accolto Roma e Lazio negli anni del rifacimento dell'Olimpico in vista del mondiale italiano del 1990.

Tutti in delirio per Adriano. Ma il giocatore che si presenta sul terreno di gioco adibito a palcoscenico di festa è ben lontano da quello che i romanisti e molti altri estimatori di questo sport avevano imparato a conoscere.

Il brasiliano appare appesantito, con un peso forma lontano da quello ottimale e una condizione atletica non delle migliori.

Finisce in un goffo tentativo anche il tiro con il quale prova a spedire un pallone in regalo al settore che accoglie i tifosi romanisti.

Malgrado questo il pubblico lo accoglie con un caloroso saluto, riponendo in lui le speranze per un futuro radioso in sua compagnia.

L'inizio capitolino dell'Imperatore è anche incoraggiante. Il brasiliano si affida totalmente ai preparatori del club, perdendo diversi chili e riavvicinandosi alla forma degna di un calciatore del suo calibro.

L'esordio con la nuova maglia lo mette di fronte al suo passato. Il 21 agosto Inter e Roma si sfidano per l'ennesima volta a San Siro con in palio un trofeo: la Supercoppa Italiana.

L'incontro, malgrado l'iniziale vantaggio romanista con Riise, se lo aggiudica l'Inter per 3-1. Adriano fa il suo ingresso in campo al minuto non riuscendo a dare il suo contributo per evitare la debacle, apparendo ancora ben lontano dal ricordo del giocatore che era.

Anche l'esordio in Serie A è bagnato da una sconfitta. In una fresca serata di fine settembre, la Roma esce sconfitta per 2-1 dalla trasferta di Brescia. Adriano entra in campo e prova subito a scagliare il pallone con il suo mancino verso la porta.

Sul finire di gara, con la Roma sotto di un goal e di un uomo e con Julio Sergio in lacrime per un serio infortunio alla caviglia, sulla testa di Adriano capita la chance per un 2-2 che per una serie di motivi varrebbe molto più del misero punticino in classifica.

Sembra il preludio di una film da favola. Si rivela una bozza di un cortometraggio dalla sceneggiatura mediocre.

L'impatto dell'Imperatore con il pallone non è sufficiente a piazzarlo in rete. A fine gara la maggior parte dell'opinione pubblica romanista sembra discretamente soddisfatta.

A mancare è stata la fortuna, non l'impegno di Adriano, che già dalla trasferta lombarda ha inviato incoraggianti segnali. Destinati tuttavia a diventare tali.

Con il passare del tempo, l'Imperatore ricade negli stessi vizi. Ritardi ingiustificati, patente ritirata in Brasile, diserzioni alle visite mediche.

Troppo, anche per chi ha voluto investire tempo, soldi e fiducia sul suo recupero. Nel marzo del 2011 l'esperienza di Adriano alla Roma è già finita.

Si torna in Brasile, dove i livelli più blandi del professionismo gli permettono di concludere la carriera in maniera dignitosa.

Di quel pomeriggio caldo e caloroso di fine primavera, resta solo il ricordo di una sciarpa "Mo' te gonfio" esposta con un sorriso inconsapevole da Adriano.

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