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Kokorin, il 'Bad boy' al quale il calcio ha dato una seconda possibilità

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"Io mi limito a quello che ho visto sul campo e assicuro che Kokorin è un campione. Uno che per i mezzi a disposizione avrebbe potuto giocare in qualsiasi squadra, compreso il Real”.

Non è questo il giudizio di una persona qualunque. È il giudizio di Roberto Mancini che, in un’intervista rilasciata nel gennaio del 2021 a ‘La Nazione’, ha così parlato di Aleksandr Kokorin, un giocatore che ha avuto la possibilità di vedere molto da vicino.

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Lo ha infatti allenato tra il giugno del 2017 ed il maggio del 2018, ovvero quando si è seduto sulla panchina dello Zenit San Pietroburgo, la sua ultima squadra di club prima di diventare commissario tecnico della Nazionale azzurra.

Le sue parole ricalcano quelle di molti addetti ai lavori che in un modo o nell’altro hanno avuto modo di seguire la carriera di ‘Sasha’. Sì perché Kokorin per anni è stato considerato non solo uno dei più grandi talenti espressi dal calcio russo negli ultimi decenni, ma potenzialmente anche uno dei migliori giocatori della sua generazione.

Dotato di grande fisico e ottima tecnica, è un attaccante al quale, dal punto di vista prettamente calcistico, non sarebbe mancato nulla per imporsi ai livelli più alti. Eppure Kokorin non si è mai spinto oltre all’essere un progetto di potenziale fuoriclasse. Gli è sempre mancato quel qualcosa per compiere l’ultimo passo ma, a differenza di molti altri giocatori che non sono diventati ciò che sarebbero potuti diventare, quelli che sono i fattori che l’hanno frenato sono noti a tutti.

Che Aleksandr Kartashov (questo il cognome del padre che poi ha deciso di cambiare quando sua madre si è sposata in seconde nozze) avesse doti naturali fuori dal comune, è parso evidente a molti fin da quando era bambino. Nato e cresciuto a Valuyki, una cittadina situata nella parte sudoccidentale della Russia, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina, fin da subito ha mostrato una naturale predisposizione per lo sport. Qualsiasi tipo di sport.

Li ha praticati tutti, eccellendo in qualunque disciplina, prima che il suo patrigno, una persona che si rivelerà fondamentale nel suo percorso di crescita, lo indirizzasse verso il calcio.

“Ho praticato anche la boxe, ma tirare pugni non fa per me”.

A pronosticargli per primo un futuro da campione è un insegnate di educazione fisica con un passato da calciatore di Nasonovo che, in quel ragazzino che corre su e giù per il campo senza stancarsi mai, intravede quelle qualità che mai aveva visto in nessuno dei suoi allievi.

E’ lui che lo porta a tutti i tornei della zona e mentre ‘Sasha’ segna caterve di goal, gli organizza un provino per lo Spartak Mosca. Le cose vanno ovviamente bene e tutti gli osservatori restano impressionati dalle doti di Kokorin, ma c’è un problema: il ragazzo ha solo dieci anni e quindi il club non può riservargli un alloggio.

Uno strappo alla regola decide invece di farlo la Lokomotiv Mosca, che nella sua accademia accoglie solo talenti dai quattordici anni in su. Per ‘Sasha’ vale la pena chiudere un occhio.

Mosca è lontana oltre settecento chilometri da casa e la madre di Aleksandr fa di tutto per cercare di convincerlo a non partire, ma la strada è ormai tracciata. Kokorin è di fatto ancora un bambino, ma è già chiamato a vedersela da solo in una delle città più grandi del mondo. E’ il prezzo da pagare quando si è dei predestinati.

La Lokomotiv diventa la casa di ‘Sasha’. Fa tutta la trafila nelle compagini giovanili, ma quando si tratterà di esordire tra ‘grandi’, lo farà con un’altra maglia: quella della Dinamo.

A Kokorin viene infatti promesso non solo un contratto da professionista, ma anche la possibilità di esordire subito in prima squadra. L’occasione è di quelle da cogliere al volo e nel 2008 quell’attaccante il cui nome inizia a circolare sulla bocca di tutti, diventa, a 17 anni a 199 giorni, il più giovane attaccante ad aver mai segnato un goal con la maglia del club biancazzurro addosso nel massimo campionato russo.

Aleksandr Kokorin Dinamo MoskowGetty

Nel 2009 arriveranno anche i primi goal in Champions League, mentre quella del 2010 si rivelerà un’annata complicata. Rientra tutto nell’ambito di un percorso di crescita, ma il ragazzo c’è e di lì a poco per lui si schiuderanno anche le porte della Nazionale maggiore.

Di lui ormai si parla come del più grande talento visto da molti anni a quella parte in Russia e nel 2013 il magnate russo Sulejman Kerimov, che intanto da un paio di anni ha deciso di fare dell’Anzhi una sorta di ‘dream team’, sborsa qualcosa come diciannove milioni di euro pur di assicurarsi il suo cartellino. In Daghestan gli viene prospettata la possibilità di guadagnare cifre da capogiro, ma si presenta subito un problema: il club piomba in una crisi economica che modifica tutti i piani futuri. Le stelle ancora in squadra fanno in fretta e furia i bagagli e anche Kokorin, a poche settimane dalla firma, decide di far ritorno alla sua Dinamo.

A ventitré anni ha già alle spalle diversi campionati da protagonista ed ha anche preso parte a Euro 2012 con la sua Nazionale, quando si inizia a parlare dell’interesse dei club che militano nei principali campionati europei (Roma ed Arsenal su tutti). Kokorin è la potenziale stella attorno alla quale costruire una squadra, ma c’è una cosa in particolare che frena le tante contendenti: gioca in Russia.

In molti temono che, come già accaduto per suoi diversi connazionali in precedenza, l’adattamento al calcio ‘occidentale’ può rivelarsi complicato, ma intanto il ragazzo nelle competizioni europee continua a dimostrare di saperci fare.

Nel 2014 finisce nell’occhio del ciclone per alcune foto pubblicate da un tabloid russo che lo ritraggono in compagnia di due spogliarelliste. Il ragazzo è fidanzato e scoppia un autentico caso. Non resterà purtroppo un qualcosa di isolato.

Sì perché non si può raccontare la carriera di Kokorin, tralasciando le tante, troppe, controversie che hanno contraddistinto la sua vita. Gli errori che ha commesso in ambito extra calcistico sono ciò che non solo ha frenato la sua ascesa, ma che l’hanno spinto fino al carcere.

Nel luglio del 2016, quando ormai è già un giocatore dello Zenit, viene pescato insieme ad un suo compagno di Nazionale, Pavel Mamaev, in una discoteca di Montecarlo a festeggiare poco dopo l’eliminazione della sua Nazionale dagli Europei. I giornali si scatenano, c’è chi parla di 250mila euro spesi solo in champagne. A nulla valgono le giustificazioni, tra coloro che lo difendono c’è anche il proprietario del locale, Flavio Briatore, che spiega come il ragazzo fosse in realtà a cena con la sua famiglia. Lo Zenit decide di multarlo e di relegarlo in seconda squadra.

“Lo Zenit Football Club desidera esprimere la sua estrema delusione per l’incidente che ha coinvolto il giocatore Aleksandr Kokorin.
Sfortunatamente, alcuni giocatori russi possono ritrovarsi in queste situazioni scandalose a causa della mancanza di buon senso e di valori culturali. Abbiamo condotto le nostre indagini e tale episodio ha danneggiato l’intera reputazione del calcio russo. Pertanto il club ha deciso di spostare Aleksandr Kokorin nello Zenit-2 e di infliggerli una consistenze sanzione pecuniaria”.

La punizione durerà in realtà pochi giorni, ovvero il tempo che servirà allo Zenit per appurare che forse il caso è stato ingigantito da qualcuno. La multa però resta e anche l’immagine del ragazzo intanto ha subito un duro colpo.

Frank Acheampong, Aleksandr Kokorin - Zenit, Anderlecht 23022017Olga Maltseva

Nel 2017 Kokorin torna a far parlare di sé e questa volta fa tutto da solo. ‘Pensa bene’ di presentarsi al matrimonio di Alan Chochiev, un calciatore del Krylia Sovetov, armato di due pistole. ‘Documenta’ il tutto sul suo profilo Instagram e pubblica un filmato che lo ritrae mentre spara dei colpi in aria. Lui parla di semplici ‘tradizioni del posto’, ma intanto è di nuovo al centro di uno scandalo.

Il 2018 sarà l’anno che cambierà per sempre la prospettiva delle cose. Kokorin a marzo riporta un infortunio ai legamenti del ginocchio destro e la Russia si ritrova così costretta a dover rinunciare alla sua stella di prima grandezza proprio nell’anno dei Mondiali giocati in casa. Se in campo le cose non vanno bene, ancora peggio vanno all’esterno.

Il 9 ottobre aggredisce, insieme al collega Pavel Mamaev (ancora lui) un funzionario pubblico in un bar di mosca. Le immagini a circuito chiuso del locale non mentono: i due giocatori, che poche ore prima avevano picchiato un autista di ‘Pervyj kanal’, la principale emittente televisiva russa, provocandogli danni celebrali, vengono immortalati mentre urlano insulti di stampo razzista e colpiscono il malcapitato con una sedia.

Le immagini dell’aggressione fanno il giro del mondo e Kokorin, che per circa dodici ore fa perdere le sue tracce, viene dichiarato fuggitivo. Quando si presenterà presso una stazione di polizia, lo farà con il suo avvocato.

L’attaccante viene incarcerato per due mesi in attesa di una sentenza definitiva. Nel maggio del 2019 verrà poi condannato ad un anno e sei mesi di prigione e rinchiuso nel carcere di Belgorod.

A questo punto sono in molti a parlare di Kokorin non solo come del ‘Bad boy’ del calcio mondiale per eccellenza, ma anche di fatto come di un ex giocatore. Per mesi le uniche immagini che lo ritraggono e che vengono mostrate a tutti, sono quelle delle ‘partitelle’ che gioca con gli altri detenuti. Ovviamente fa la differenza, ma in quell’ambito conta poco.

Tra il tempo trascorso in detenzione preventiva e la condanna definitiva, per Kokorin si prospetta un’uscita dal carcere a metà dicembre del 2019, ma verrà rilasciato un paio di mesi prima: il 17 settembre.

“Ai fini della sua correzione - decreterà il tribunale distrettuale della regione occidentale di Belgorod - non è necessario che sconti la pena per intero”.

Kokorin ha ancora ventotto anni, ma sembra difficile intravedere all’orizzonte un club pronto a dargli una nuova occasione. Invece, a sorpresa, ad accoglierlo nuovamente è lo Zenit (al quale è legato contrattualmente), che poi lo gira subito al Sochi.

Sasha’ torna in campo a più di un anno dalla sua ultima partita, regge per tutti i 90’ e soprattutto trova subito il goal. Nella gara successiva sforna un assist, mentre nella terza mette a segno una doppietta. Le sue sono prestazioni che vanno oltre le più rosee aspettativa e al termine della stagione le sette reti realizzate in sole dieci presenze si riveleranno decisive per la salvezza della squadra.

Nell’estate del 2020 si trasferisce a quello Spartak Mosca che aveva solo sfiorato da bambino e poi, otto partite e due goal dopo, e soprattutto dopo una serie di eventi che avrebbero posto fine alla carriera di moltissimi, corona anche il sogno di giocare finalmente in occidente. Ad accoglierlo nel gennaio del 2021 è la Fiorentina.

Aleksandar Kokorin FiorentinaGetty Images

La squadra viola vive una stagione complicata, lotta per non retrocedere, ed ha assolutamente bisogno di reti che la trascinino fuori dalle sabbie mobili delle zone basse di classifica. Vlahovic infatti non è ancora la ‘macchina da goal’ che poco tempo dopo sarebbe diventato, mentre Ribery, che di professione non fa il bomber, fatica a trovare la porta avversaria.

L’annuncio dell’approdo in viola lascia sorpresi in molti, ma quella chiusa dal club non è un’operazione figlia della disperazione.

“Siamo contenti che Kokorin sia con noi - spiegherà Daniele Pradè - E’ un giocatore che volevamo prendere già ad inizio stagione, ma allora non c’erano le condizioni giuste per chiudere. E’ un elemento che ci garantirà tante opzioni in attacco. Può giocare da prima o da seconda punta, ma anche da esterno”.

Nei pensieri della Fiorentina, Kokorin può essere il giocatore capace di sostituire tanto Vlahovic, quanto Ribery, ma a precederlo in Italia, più che la fama di grande attaccante, è quella di ‘Bad boy’. Di ‘Cattivo ragazzo’.

“Ciò che mi è successo in passato è un episodio molto brutto della mia vita, per il quale ho già pagato moltissimo - spiegherà nel giorno della sua presentazione - Ho promesso a me stesso e alla mia famiglia che non commetterò mai più errori del genere. Mi porto dietro l’etichetta di ‘Bad boy’, ma quella pagina si è chiusa e ora ne ho aperta un’altra. Voglio dimostrare di essere un ‘Bad boy’ solo sul campo e non nella vita privata”.

Ma la sua avventura in Toscana sarà tutt'altro che esaltante. Il Kokorin ammirato negli anni della Dinamo e dello Zenit, a Firenze non si è mai visto. Tanti problemi fisici l’hanno fermato, e quelle rare volte che è sceso in campo ha dimostrato di essere il lontano parente del campione che era.

La sua avventura in viola non è stata contraddistinta da una sola parola fuori posto, o da un solo ‘incidente di percorso’, cosa questa che conferma come ‘Sasha’ sia effettivamente riuscito a cambiare registro.

Da un giocatore, che tra l’altro in passato ha fatto brillare gli occhi anche a Fabio Capello quando quest’ultimo era il commissario tecnico della Russia (“Lui ha tutto, si vedeva che era diverso dai suoi compagni”), era lecito però attendersi anche goal e prove all’altezza delle aspettative, mai arrivati.

Conclusa l’avventura in Toscana, Kokorin è ripartito dall’Aris Limassol, a Cipro. Un'esperienza con tutt’altri numeri rispetto a quelli in viola: 21 goal in 55 partite.

Il tempo dirà se mai un giorno riuscirà a tornare ad esprimersi ad alti livelli, ma di sicuro il russo si è guadagnato un posto tra i più grandi ‘misteri’ dell’intera storia della Fiorentina.

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