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La Juventus di Maifredi: il flop della rivoluzione di Montezemolo e i bianconeri fuori dalle Coppe

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Il 1990/91 è per la Juventus l'anno della rivoluzione. Nonostante sotto la guida di Dino Zoff i bianconeri nella stagione precedente abbiano vinto Coppa Italia e Coppa UEFA, la famiglia Agnelli opta per un cambiamento radicale che dovrebbe aprire un nuovo ciclo all'insegna del bel calcio.

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Quest'ultimo parte da lontano, ovvero dalla primavera, quando va via lo storico presidente Giampiero Boniperti e al suo posto è nominato numero uno del club Vittorio Caissotti di Chiusano, con Luca Cordero di Montezemolo, reduce dall'organizzazione dei Mondiali di Italia '90, che diventa vicepresidente esecutivo. È proprio lui ad avere il compito di costruire la nuova squadra: mettein campo una cifra di 70 miliardi di Lire, non badando a spese, con l'intento di riportare la Juventus a competere per il titolo. 

Salutano il club torinese anche altri due pezzi storici, il Direttore generale Pietro Giuliano e il ragionier Sergio Secco, oltre naturalmente al tecnico Dino Zoff, altra bandiera che silenziosamente decidono di ammainare. 

La prima scelta, chiaramente una delle più importanti, è quella dell'allenatore: la squadra è infatti affidata a Gigi Maifredi, la risposta zonista della Provincia al Grande Milan di Arrigo Sacchi. Nato il 20 aprile 1947 a Lograto, in Provincia di Brescia, non era la prima volta che era veniva contattato dalla Juventus. Qualche anno prima, nel 1988, era stato contattato da Boniperti, e convocato nel suo ufficio a Torino, aveva raggiunto un'intesa con lui e con l'avvocato Gianni Agnelli. 

Ma alla fine era sfumato tutto, perché l'allenatore, che all'epoca allenava il Bologna in Serie B, dopo aver ottenuto la promozione dei felsinei in Serie A, aveva deciso di non abbandonare il suo presidente Gino Corioni, con cui aveva condiviso l'ascesa nel calcio professionistico. E al suo "no" pronunciato al telefono, si era sentito dire dallo stesso Boniperti: "Guardi Maifredi che la Juventus non bussa mai due volte".

Invece il trasferimento alla Juventus si concretizza due stagioni più in là, dopo che Maifredi, grazie all'8° posto finale nel campionato 1989/90, riesce a qualificare il suo Bologna in Coppa UEFA.

"Facevo il Corso a Coverciano con Gentile e Tardelli. - racconterà - Seguivamo ai Mondiali la Germania, che normalmente giocava a Milano. Ma la semifinale la fecero a Torino. Fu allora che Montezemolo mi invitò in città. Mi mandò in un box dove c'erano Boniperti, Kissinger (il Segretario di Stato americano, ndr) con sua moglie, il presidente della Mercedes, il presidente della Morris, il presidente della FIAT in Argentina e un'altra persona. Lingua ufficiale l'inglese. Io dell'inglese sapevo 'corner', 'jeans', 'teddy boy', 'juke box'... Ogni tanto Kissinger si girava e si rivolgeva a me ed io rispondevo sempre: 'Yes'...".

"A un certo punto - prosegue Maifredi - dissi in italiano: 'Mamma mia che serataccia!', e scoprii che quello accanto a me era il segretario di Agnelli e parlava perfettamente in italiano. Alla fine finisce la partita, scendiamo, ci sono 4 macchine, che ci portano fuori dallo stadio, gli elicotteri, che ci portano a Caselle, in aereo 4 posti nel salottino davanti e dietro un salottino di altre 7 persone. Si andava a Roma. Nei posti davanti eravamo io, Agnelli, Romiti e Montezemolo e si discuteva del mio contratto. Mi volevano far firmare un triennale, ma io dissi: 'Guardi Avvocato che sono abituato a firmare per un anno'. 'Perché?', mi fece lui. 'Se le cose van bene io rinnovo e rimango un altro anno, se van male, io prendo e me ne vado'. E l'Avvocato replicò: 'Allora lei Maifredi abbandona la nave quando sta affondando...'. In queste cose era fenomenale".

Al nuovo tecnico la società affida l'incarico importante di portare a Torino il calcio champagne praticato in Provincia con la squadra rossoblù. Da Roma arrivano anche il Direttore sportivo, Nello Governato, e direttamente dall'organizzazione di Italia '90, il Capoufficio stampa Enrico Bendoni. La squadra giocherà nel nuovissimo Stadio Delle Alpi, costruito proprio per i Mondiali, e cambia anche il campo di allenamento, non più il vecchio 'Combi' al Filadelfia ma il nuovo centro ad Orbassano.

Sul calciomercato Montezemolo concede a Maifredi la scelta di due suoi ex giocatori da portare dal Bologna alla Juventus: la scelta ricade su due difensori, Gianluca Luppi e Marco De Marchi. Poi iniziano i fuochi d'artificio: al termine di una lunga e difficile trattativa, che porta ad una rivolta di piazza a Firenze, arriva a Torino il fuoriclasse di Caldogno, Roberto Baggio, reduce dai grandi Mondiali giocati con la Nazionale azzurra. Il costo dell'operazione è di 18 miliardi, 16 in contanti più la cessione di Renato Buso, il cui cartellino è valutato 2 miliardi, ai viola.

Andati via i tre stranieri dell'era Zoff, i russi Zavarov, Alejnikov e il portoghese Rui Barros, ne vengono presi soltanto due: il folletto tedesco Thomas Hässler, reduce dai Mondiali vinti con la Germania Ovest, per il quale la Vecchia Signora sborsa 11 miliardi al Colonia, e il centrale difensivo brasiliano Julio César, un colosso dai piedi buoni, che dopo esser stato votato miglior interprete del suo ruolo nei Mondiali di Messico '86 era reduce da alcune stagioni sottotono in Francia con Brest e Montpellier. Dalla Lazio, infine, è prelevato un giovane talento, grande classe ma un carattere difficile da gestire: Paolo Di Canio, il cui cartellino costa ai bianconeri 7 miliardi.

In tutto Madama spende quasi 57 miliardi, ma manca quello che forse sarebbe stato il colpo più importante: sfuma infatti l'acquisto di Carlos Dunga, il forte centrocampista brasiliano che la famiglia Cecchi Gori, rilevata la proprietà della Fiorentina, non si sentono di far partire a Torino dopo quanto accaduto precedentemente con Baggio. Arrivano invece altri due giovani, il regista bresciano Eugenio Corini e il talentuoso Massimo Orlando (che a novembre andrà in prestito proprio alla Fiorentina). E con questa rosa si accinge ad affrontare la stagione del cambiamento, che la vede protagonista su più fronti: Supercoppa italiana, campionato, Coppa Italia e Coppa delle Coppe.

Juventus team 1990/91Wikipedia

Il modulo utilizzato da Maifredi è un 4-4-2 con centrocampo a rombo: davanti al portiere Tacconi, la difesa, schierata rigorosamente in linea, vede Napoli (o Galia) e De Agostini terzini, e Luppi (o De Marchi) e Julio César centrali. Il regista basso nel rombo è uno fra Daniele Fortunato o Corini, mentre Hässler e Marocchi agiscono da mezzali. Il vertice alto del rombo è Roberto Baggio, che si muove dietro le due punte Casiraghi e Schillaci.

Nell'ambiente durante il ritiro estivo c'è grande entusiasmo e la riproposizione in salsa bianconera del tandem azzurro Baggio-Schillaci fa sognare i tifosi. Ma i primi campanelli di allarme squillano già nel primo impegno importante della stagione, la Supercoppa italiana, che il 1° settembre 1990 vede la Vecchia Signora travolta al San Paolo per 5-1 dal Napoli di Maradona.

"Mi avevano insegnato che la Juve era sempre abituata a vincere", commenterà Maifredi dopo il pesante k.o. In campionato, richiamato dalla dirigenza, Maifredi opta spesso per una punta in meno e un centrocampista in più, togliendo sovente Casiraghi per dare maggior equilibrio alla mediana. Al debutto con maglia nera al Tardini contro il neopromosso Parma, arriva un 2-1 di sostanza.

I goal di Baggio, tanti su rigore, tengono a galla la squadra in una prima parte di stagione in cui Schillaci non incide e arrivano tanti, troppi pareggi: in casa con Atalanta, Sampdoria e Lazio, in trasferta con il Cesena di Lippi, mentre a Lecce si vince di misura. Un sussulto arriva il 28 ottobre, quando la Vecchia Signora con un bel 4-2 che vede andare finalmente a segno Casiraghi e Schillaci si aggiudica il Derby d'Italia, portandosi in classifica in scia alla Sampdoria capolista.

È il momento migliore della stagione, e anche i dirigenti in quel momento si convincono che il progetto di calcio champagne predicato da Maifredi sia destinato a trionfare. La Juve batte anche il Bologna in trasferta e travolge 5-0 la Roma in casa, poi però, forse si illude e al San Nicola, contro il Bari, rimedia il primo k.o. stagionale nel torneo, che la riporta sulla terra: i pugliesi vincono 2-0. Maifredi prova a scuotere i suoi e ci sono un successo nella sfida con la Fiorentina e un pareggio nel Derby della Mole con il Torino.

L'anno solare finisce tuttavia male: il Cagliari di Ranieri strappa un punto in rimonta, passando da 2-0 al 2-2 finale (per Maifredi tutta colpa della Cena di Natale organizzata dalla società), poi il Milan si impone al Meazza con un netto 2-0. Gli alti e bassi si ripeteranno per tutto il resto della stagione, tanto da far dire ad Umberto Agnelli, dopo la successiva vittoria con il Napoli, alla 15ª giornata:

"Io questa Juventus non la capisco. Ha dei buonissimi giocatori, a volte è anche divertente, ma con delle ingenuità che non capisco proprio".

La squadra vince fuoricasa a Pisa ma perde in casa col Genoa di Bagnoli, chiudendo il girone di andata con 22 punti, come il Parma di Scala, alle spalle della capolista Inter.

"La verità è che possiamo perdere con tutti e vincere con tutti", sentenzia Maifredi.

Intanto Montezemolo sparisce dai radar e le responsabilità sono lasciate a Maifrei e ai suoi giocatori. Dove la squadra brilla è in Coppa delle Coppe: in Europa il calcio brillante di Maifredi ha maggior successo e la Juventus sommerge di reti i bulgari dello Sliven, l'Austria Vienna e i belgi del RFC Liegi. Un sorteggio sfortunato la abbina però al Barcellona di Johan Cruijff in quella che sembra una finale anticipata. 

E con i blaugrana non c'è niente da fare: all'andata, al Camp Nou, i bianconeri passano subito in vantaggio con Casiraghi, ma nel secondo tempo i blaugrana ribaltano il punteggio trovando per tre volte la rete (doppietta di Stoichkov e goal di Goikoetxea) e chiudendo definitivamente la gara; nella sfida di ritorno giocata al Delle Alpi, poi, una Juve volenterosa trova un unico e ininfluente goal a mezz'ora dal termine, con un magistrale calcio di punizione di Baggio che si infila all'incrocio. In finale approdano i catalani, per il Divin Codino la magra consolazione personale di vincere la classifica marcatori della manifestazione con 9 goal.

"Fin qui eravamo stati bravini e bellini, ma senza rabbia. Stasera ho visto la Juventus del futuro. - si sbilancia a caldo il tecnico bianconero ai microfoni della 'Rai' - ma non prendetelo come un testamento. Se non resto qui, non perderò il sonno".

Luigi Maifredi Juventus Serie A 1990/91Wikipedia

In campionato non va meglio, e la primavera segna la fine delle ambizioni di Maifredi e dei suoi giocatori. In campionato, il 10 febbraio, dopo la netta vittoria di Cesena, i bianconeri sono a un solo punto dal tandem di testa composto da Milan e Sampdoria e sembrano poter lottare fino alla fine per lo Scudetto. Ma la sconfitta successiva a Genova con la Sampdoria, per un rigore dubbio trasformato da Vialli che fa imbestialire il tecnico della Vecchia Signora, spegne i sogni di gloria. Le successive sconfitte con l'Inter nel Derby d'Italia di ritorno (2-0) e con il Torino nel Derby della Mole (2-1) fanno scivolare ulteriormente la squadra. Anche in Coppa Italia i bianconeri escono ai quarti eliminati dalla Roma.

Senza ormai titoli da giocarsi, con i mugugni dei tifosi che sfociano in contestazione, l'ultimo mese della gestione Maifredi alla Juventus è quella che può definirsi un inutile supplizio. La squadra perde ulteriormente quota, venendo battuta 3-0 in casa dal Milan di Sacchi il 5 maggio 1991 e il k.o. nella sfida decisiva del 26 contro il Genoa (2-0 targato Branco e Skuhravy) la condanna al 7° posto finale e ad una clamorosa esclusione dalle Coppe europee dopo ben 28 anni. 

Il progetto del 'calcio champagne' di Maifredi era fallito malamente, inducendo la famiglia Agnelli all'immeddiata 'restaurazione': Montezemolo e Maifredi vanno via e i ritorni di Boniperti alla presidenza e di Trapattoni in panchina caratterizzeranno l'inizio di un nuovo ciclo. 

"Noi eravamo una pianta in mezzo alla foresta, per la prima volta nella storia la Juve poteva esser attaccata. - dirà a 'Radio Erre 2' nel 2009 - Alla base di tutto questo c'era la mancanza in società di una figura forte come Boniperti, di un tutore come Moggi. Montezemolo praticamente non c'era mai per i suoi mille impegni in giro: 2 giorni in America, 2 a Zurigo, l'incarico da dirigente in RCS ed inoltre viveva a Roma...".

"Dopo la sconfitta di Genova con la Samp, - affermerà ancora Maifredi - la stampa di Torino, che si sa bene è in prevalenza di fede granata, iniziò una campagna denigratoria contro di me ed è andata come tutti sapete. Ma io ho fallito solo la qualificazione alla finale di Coppa delle Coppe ma nonostante questo tutt'ora quando incontro Roberto Baggio ancora si scusa per gli errori di quella sera. In campionato mi era stato chiesto solo di fare un campionato di transizione... Se fossi rimasto sulla panchina della Juve l'anno dopo avrei vinto lo Scudetto ed avremmo costruito un ciclo di vittorie!".

i tifosi bianconeri ricorderanno sempre la sua stagione a Torino come una delle peggiori degli ultimi 40 anni di storia della Juventus.

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