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Lothar Matthäus, il tedesco dei record: la gioventù al M'Gladbach, leggenda con Bayern e Germania, al top nell'Inter di Trapattoni

Leader e trascinatore ovunque abbia giocato, ha ricoperto con eguale efficacia vari ruoli: mediano, mezzala offensiva e libero, nell'ultima parte della sua lunga carriera. Lothar Matthäus è stato uno dei grandissimi del calcio tedesco, scrivendo la storia del Borussia M'Gladbach e del Bayern Monaco in patria e dell'Inter in Italia, nelle cui fila è annoverato fra i più grandi stranieri di sempre. 

Ossessionato dal successo, per i risultati conseguiti è definito spesso 'l'uomo dei record'. Se in Germania è il recordman di scudetti vinti, sette, con la sua Nazionale ha giocato 5 Mondiali, vincendo quello di Italia '90, primatista assoluto con Buffon, Carvajal e Rafa Márquez, oltre agli Europei del 1980, ed è il calciatore che conta più presenze nella fase finale del torneo, ben 25. In nerazzurro è stato fra i grandi protagonisti dello Scudetto dei record del 1988/89 e ha vinto una Coppa UEFA e una Supercoppa Italiana.

Visione di gioco eccellente, tiro micicidiale e potente, unito a una grande qualità tecnica ma anche alla sua abilità in marcatura e nel recupero palla in fase di non possesso, nonché  lo hanno reso un giocatore fondamentale per tutti i suoi allenatori. A livello individuale nel 1990, il suo anno d'oro, è stato premiato con il Pallone d'Oro, mentre nel 1991 ha ricevuto il FIFA World Player. Giusti riconoscimenti per una carriera leggendaria, in cui il rammarico più grande è stato non vincere la Champions League.

Poteva riuscirci a 40 anni nel 1999, ma dopo che lui fu richiamato in panchina perché esausto, alla fine dei tempi supplementari il Manchester United ribaltò l'esito della gara.

GLI ESORDI E L'ESPERIENZA AL BORUSSIA M'GLADBACH

Lothar Matthäus nasce a Erlangen, città della Baviera, il 21 marzo 1961 e cresce a Herzogenaurach, nel Distretto della Media-Franconia. Il campione ha origini ebraiche da parte della nonna paterna. La passione per il calcio gli viene trasmessa in famiglia. 

"Mio padre giocava a calcio, e anche mio fratello, che ha giocato fino alla Terza Divisione. Quindi credo che per me sia stato naturale seguirli. - dichiarerà in un'intervista a 'Sky Deutschland' - Il calcio per me era tutto. Non importa dove ci trovavamo, se in strada o nel soggiorno di casa. Le finestre lo sapevano bene. Approfittavamo di qualsiasi opportunità per giocare a pallone, a casa solo io e mio fratello, fuori anche con gli amici".

I suoi genitori, Heinz e Katharina, gli impartiscono un'educazione rigida. Così Lothar cresce con valori importanti e la sera va a letto alle 10. Quando lascia la casa dei suoi inizia a lavorare da apprendista come arredatore di interni. 

Contemporaneamente gioca a calcio con l'FC Herzogenaurach. Il grande salto arriva a 18 anni, quando viene preso in Prima squadra dal Borussia M'Gladbach.

"Fin da bambino ero un grande tifoso del Borussia M'Gladbach. C'era un legame stretto: la mia famiglia lavorava per la Puma, sponsor tecnico della squadra. Quindi avevamo molti contatti con Helmut Grashoff, il General Manager, e con tutto il club. Così ho potuto fare un provino. La prova in teoria sarebbe dovuta durare quattro giorni, ma ricordo di aver fatto subito una buona impressione già al mio primo allenamento".

"Berti Vogts, che allora era un giocatore del Gladbach, andò dal Direttore generale e gli disse: 'Non dovete aspettare altri tre giorni, offritegli un contratto adesso, altrimenti ce lo porteranno via' ".

La società bianconeroverde dà ascolto al difensore e così diventa un calciatore professionista, debuttando in Bundesliga a 18 anni nel 1979. Nella sua prima stagione con 'I Puledri' colleziona 41 presenze e 6 goal, il primo dei quali lo segna all'Eintrach Braunschweig. Ovviamente con quello che sarà il suo marchio di fabbrica: un destro potente da fuori area che si infila all'angolino, imparabile per il portiere.

Le offerte dall'estero non mancano: c'è anche la Juventus di Trapattoni, pronto a ricoprire il centrocampista di soldi, ma lui dice di no.

"Quando avevo 20 anni - ha dichiarato a 'Kicker' - sarei potuto andare a giocare alla Juventus e guadagnare 20 volte di più di quando percepivo all’epoca. Erano i primissimi anni ’80. Qualsiasi giovane avrebbe accettato, inoltre ti cercava un grande club e un grande allenatore come Trapattoni. Il denaro però non è stato decisivo in nessun cambiamento, altrimenti non sarei stato in grado di andare al Bayern Monaco nel 1984. Poi, non mi sentivo abbastanza maturo per la Serie A".

A M'Gladbach Matthäus resta in tutto 5 stagioni, in cui mette insieme complessivamente 200 presenze e 51 goal, conquistando la chiamata nella Nazionale tedesca. Pur non riuscendo a vincere titoli, arriva due volte in finale: nel 1980 perde quella di Coppa UEFA contro l'Eintrach Francoforte (vittoria per 3-2 in casa e sconfitta per 1-0 in trasferta), nel 1984 quella di Coppa di Germania, in una gara che vede il Bayern Monaco imporsi ai calci di rigore per 7-6.

"Il periodo al M'Gladbach è stato per me molto bello, ho avuto modo di crescere senza troppi stress, come sarebbe stato se avessi giocato subito a Monaco, all'Amburgo o al Colonia. Per un giovane era l'ambiente ideale. Anche se non giocavo sempre benissimo Jupp Heynckes mi sosteneva sempre. Dopo le partite giocate male sapevo di poter contare su di lui, e credo che lui sapesse di poter fare lo stesso con me". 

Una partita indimenticabile per Matthäus è stata proprio quella contro il Bayern in finale di Coppa di Germania, che sarà anche l'ultima per il centrocampista con la maglia dei Puledri. L'errore del numero 6, che si fa ingannare dal portiere avversario Jean-Marie Pfaff, e sbaglia il suo calcio di rigore calciando alto, è uno dei due che determinano la sconfitta del M'Gladbach.

"Ho sbagliato il primo rigore. Ero in procinto di trasferirmi al Bayern e la gente avrà pensato: 'Starà pensando a quello'. È stato il peggior momento della mia carriera, vorrei poter ripetere quel rigore. Ci tenevo davvero, volevo regalare quel trofeo ai tifosi del Gladbach, lo desideravo anche per me, ma purtroppo non si può tornare indietro".

Lothar Matthäus Patrick Battiston France West Germany World Cup 1986AFP

L'ASCESA CON IL BAYERN

Nell'estate 1984 Matthäus è acquistato dal Bayern Monaco per circa 2 milioni e mezzo di marchi tedeschi, circa 2 miliardi e mezzo di Lire. Con i bavaresi completa la sua crescita tecnica e tattica e progressivamente da mediano si trasforma in tuttocampista, sviluppando qualità importanti anche nella costruzione della manovra e proponendosi sempre con maggiore frequenza in fase offensiva, come una vera mezzala d'attacco.

Gioca con il numero 8 sulle spalle e vince subito 3 titoli tedeschi, una Coppa di Germania e una Supercoppa tedesca. In 4 anni segna 57 goal, che sono un concentrato di potenza, precisione e voglia di vincere. Va regolarmente in doppia cifra in campionato, realizzando 17 reti nel 1987/88.

"Al Bayern ti senti sicuro, sai che potrai vincere titoli e trofei. È stata la decisione giusta per me, tutti i giocatori vogliono vincere, e nel Bayern hai più possibilità di vincere che nel Gladbach. Ma ci tengo a sottolineare una cosa. I soldi non erano importanti, perché guadagnavo di più al Gladbach".

Uno dei titoli più intensi conquistati da Matthäus è stato quello del 1985/86. Il Bayern è impegnato in trasferta contro il Werder Brema, il grande rivale dei bavaresi. Un palo deciderà il serrato testa a testa.

"È stato uno dei modi più belli per vincere un titolo. - dirà Matthäus - Eravamo stati secondi dietro di loro per tutta la stagione, loro hanno avuto il match point su rigore all'89', ma Michael Kutzop, 100% dal dischetto fino a quel momento, sbagliò, colpendo il palo. Pareggiammo 0-0 e si arriva all'ultima giornata. Loro dovevano perdere con lo Stoccarda perché avessimo una possibilità, mentre noi dovevamo fare il nostro in casa con il M'Gladbach. Vinciamo 6-0 e ho segnato quello che è stato il mio goal più veloce in Bundesliga, dopo 12/13 secondi"

Mentre Matthäus trascina i compagni ad un'ampia vittoria, tutti i tifosi e la panchina del Bayern tengono le orecchie incollate alle radioline per sentire cosa fa il Werder. Il trofeo originale, il Meisterschale, è portato a Stoccarda, mentre a Monaco di Baviera c'è solo una riproduzione. 

"Karl Allgöwer fece doppietta per lo Stoccarda, - ricorda Matthäus - poi all'80' Burgsmüller accorcia le distanze. Non per il nostro risultato, ormai acquisito, ma per paura che il Werder pareggiasse. La nostra gara è terminata qualche minuto prima, e abbiamo dovuto aspettare. Poi all'improvviso un boato, il ruggito dell'Olympiastadion. Qualcosa che non avevo mai vissuto prima. È stata una delle vittorie più emozionanti della mia carriera".

Andreas Brehme Lothar Matthaus Giovanni Trapattoni Inter Serie A 1988/89Internet

STELLA NELL'INTER DI TRAPATTONI

I tanti goal segnati da Matthäus come centrocampista attirano su di lui le attenzioni dei club italiani. Il primo a muoversi è il Napoli dopo i Mondiali del 1986. Maradona, che ha marcato in finale, nutre per lui una grande stima e lo vorrebbe al suo fianco. 

"Diego, con cui ci conoscevamo da poco, inviò una delegazione da Napoli a Monaco. - ha raccontato Lothar in un'intervista a 'Sport Bild' del dicembre 2020 - Eravamo in un ristorante italiano a Solln (in Baviera ndr), che in realtà era chiuso il sabato, ed era stato aperto appositamente per quella riunione segreta. Quando sono rientrato da Colonia, alle 21, quattro italiani e una valigetta aspettavano me e il mio agente”.

"I dirigenti del Napoli mi portarono i saluti di Diego. Mi chiesero di firmare con quel dono di un milione di marchi (circa un miliardo di Lire): quei soldi erano tre volte superiori allo stipendio che guadagnavo al Bayern. Rifiutai: ma quel gesto di Diego per me è stato davvero molto importante".

Matthäus non è destinato a indossare la maglia azzurra del Napoli, ma quella nerazzurra dell'Inter nel 1988, dopo la finale di Coppa dei Campioni persa con il Porto e gli Europei di casa.

"Non ero un mago, Messi è un mago. - dice a 'Sky Deutschland' - Messi lo è. Non potete paragonarmi a lui, o a Pelé, Beckenbauer e Maradona. Io avevo il mio stile di gioco: ero dinamico, veloce, aggressivo, ma avevo anche una buona tecnica e soprattutto calciavo in porta molto bene. Dopo i Mondiali del 1986 mi volevano 6 club italiani, fra cui il Napoli. Ma io credo di aver scelto la squadra giusta nel momento giusto. Giocare con Maradona sarebbe stato bello, ma al suo cospetto sarei rimasto un po' in ombra, o perlomeno non avrei brillato come nell'Inter".

Al termine di un lungo corteggiamento, il club milanese convince il forte centrocampista tedesco a trasferirsi a Milano. Al Bayern va una cifra attorno ai 7 miliardi. Giovanni Trapattoni, il suo grande sponsor, aveva detto:

"Rispetto Platini, adoro Maradona ma per vincere ho bisogno di Matthäus".

"Trapattoni mi ha sostenuto fin dall'inizio, - sottolinea Lothar - sapeva che aveva bisogno di me per vincere. Mi ha dato subito il numero 10, anche se io non lo volevo. Non mi vedo come un numero 10. Quando mi chiesero che numero volevo, dissi che al Bayern avevo l'8, ma l'avevano già preso. Pensai allora che me ne avrebbero dato un altro. 'Prenderai il numero 10', insistette lui. 'Non lo voglio', ho ribattuto. Ma lui allora ha detto: 'So che non sei Platini, ma io per vincere ho bisogno di te' ".

Matthäus con la maglia dell'Inter si consacra campione di livello internazionale ed è il grande protagonista dello Scudetto dei Record del 1988/89. Un suo goal su calcio di punizione contro il Napoli vale il 13° titolo dei milanesi.

"Non dimenticherò mai il goal Scudetto nel 1989. - assicura a 'La Gazzetta dello Sport' in un'intervista del 2018 - Allo stadio c’era un’atmosfera incredibile, soprattutto nel secondo tempo. Goal di Careca, Berti pareggia e poi… il mio goal. Abbiamo vinto lo Scudetto non contro Ascoli o Perugia, con tutto il rispetto, ma contro il Napoli di Maradona che tra l’altro non era amatissimo soprattutto nel nord Italia".

Lothar resta a Milano per 4 anni, segnando in tutto 53 reti in 153 presenze e giocando al fianco dei suoi connazionali Andreas Brehme, suo grande amico, e Jurgen Klinsmann. Vince da star anche la Coppa UEFA del 1990, superando nella doppia finale la Roma, mentre nel 1991 il secondo Scudetto sfuma anche per un altro rigore sbagliato, o per meglio dire parato da Pagliuca, nello scontro diretto contro la Sampdoria.

Trapattoni saluta i nerazzurri nel 1991 e per Matthäus, quando sulla panchina nerazzurra arriva Corrado Orrico, le cose non vanno più bene come prima. Il 12 aprile 1992 Lothar contro il Parma si rompe il legamento crociato anteriore del ginocchio destro. La sua carriera è in pericolo e in estate, dopo che la squadra, passata a Suarez a stagione in corso, non conquista la qualificazione alle Coppe europee, sceglie di far ritorno in Germania.

Lothar Matthaus InterGetty

SUL TETTO DEL MONDO CON LA GERMANIA

La Nazionale tedesca permette a Matthäus di stabilire tanti record. L'avventura inizia per lui molto presto. Ha 19 anni quando nel 1980 è convocato dal Ct. Jupp Derwall per la fase finale degli Europei del 1980 in Italia, dopo aver fatto bene con le maglie dell'Under 18 e dell'Under 21. Debutta a Napoli il 14 giugno nella sfida con l'Olanda che termina 3-2 per i tedeschi, entrando al 72'.

In quel momento il punteggio è sul 3-0 per la Germania Ovest, ma un'ingenuità del giovane centrocampista provoca un rigore in favore degli Arancioni e rimette in discussione tutto. Matthäus deve allora subire il rimbrotto severo di Rummenigge: "Non puoi fare una cosa tanto stupida!".

Matthäus non rivede più il campo nel torneo, anche se i tedeschi vincono il girone e battendo 2-1 in finale il Belgio si laureano campioni d'Europa. Per alcuni anni il centrocampista continua a far la spola fra l'Under 21 e la Prima squadra della Germania. Nel 1982 disputa i primi Mondiali in Spagna. La Germania Ovest arriva fino alla finale ma per Lothar c'è spazio da subentrante soltanto in due gare del girone.

Diventa titolare dalla 3ª gara del girone di Euro '84 contro la Spagna, ultima di Derwall in panchina, e lo sarà per tutta la gestione di Beckenbauer. Ai suoi secondi Mondiali nel 1986 in Messico è già uno dei pilastri della squadra tedesca. Il 17 giugno 1986 realizza contro il Marocco il goal che permette alla squadra di andare ai quarti di finale. Ancora una volta la Germania Ovest è finalista, ma, come 4 anni prima con l'Italia, anche a Città del Messico esce sconfitta all'ultimo atto, questa volta contro l'Argentina.

Matthäus gioca in marcatura su Maradona per tutto il primo tempo, riuscendo a limitarlo ma anche privando i suoi di una fonte di gioco fondamentale. Il duello è leale e spettacolare, anche se, priva la squadra tedesca di un'importante fonte di gioco. Nel secondo tempo Beckenbauer cambia le marcature e dà a Matthäus licenza di offendere, lui si sente più a suo agio ma il numero 10 argentino, preso in consegna da Föster, riesce a servire in contropiede a Burruchaga l'assist decisivo per il 3-2 dell'Albiceleste.

Lothar MatthausGetty

Il riscatto per Matthäus, dopo la delusione di Euro '88, che vede la Germania Ovest eliminata in semifinale dall'Olanda di Gullit, Rijkaard e Van Basten, arriva nei Mondiali di Italia '90. Lothar è infatti il capitano e il trascinatore della Nazionale tedesca e segna 4 goal nel torneo, di cui uno spettacolare contro la Jugoslavia nel girone del Primo turno.

In finale i tedeschi superano 1-0 proprio l'Argentina di Maradona, prendendosi la rivincita. Decide un calcio di rigore. Sul dischetto, stranamente, non va il numero 10 tedesco, ma Brehme, che batte il pararigori Goycochea e consegna ai tedeschi il 3° Campionato del Mondo della loro storia.

"Giocai quella partita con le scarpe che avevo prestato a Maradona durante la partita di addio al calcio di Michel Platini nel 1988 e le allacciai come quella volta le aveva allacciate lui. - rivelerà - Ma durante il primo tempo il fondo delle scarpe si è aperto e ho dovuto cambiarle con un paio di scarpe nuove. Così non mi sentivo a mio agio e ho detto ad Andy di tirare. Ero sicuro che avrebbe segnato, e così è stato. La cosa importante era vincere insieme quel Mondiale".

Il trionfo internazionale permette a Matthäus di vincere anche i premi più importanti a livello individuale: il titolo di Calciatore tedesco dell'anno e il Pallone d'Oro nel 1990 e il Fifa World Player nel 1991. Il centrocampista giocherà altri due Mondiali con la Germania unita, ma decisamente meno fortunati di quelli italiani. Utili comunque a fargli ottenere prestigiosi record: le 5 edizioni disputate, le 25 presenze in un Mondiale (primato assoluto) e le 150 presenze complessive in Nazionale fra Germania Ovest e Germania unificata, che lo rendono il primatista tedesco con la Die Mannschaft, con 23 goal.

Si ritira dalla Nazionale dopo gli Europei del 2000, i quarti della sua carriera, visto che salta l'edizione del 1996. L'ultima partita la fa a Rotterdam contro il Portogallo, il 20 giugno del 2000. Il match termina 3-0 per i lusitani e segna l'eliminazione dal torneo per la Germania.

Lothar Matthaus Stefan Effenberg Bayern MunichGetty Images

IL RITORNO AL BAYERN E I RECORD

Nel 1992 Matthäus torna dunque al Bayern Monaco per 3 miliardi di Lire. Superato il 31 anni, nonostante dal punto di vista fisico il dinamismo non possa essere più quello dei tempi migliori, Matthäus riesce a ritagliarsi ancora un ruolo da protagonista e a vincere nuovi titoli.

Nel 1993/94 la Bundesliga vede un nuovo duello fra Bayern e Kaiserslautern. Con Beckenbauer in panchina ad interim, Matthäus sblocca il risultato su punizione contro lo Schalke 04, nel 2-0 dell'ultima giornata che fa trionfare i bavaresi, i quali chiudono con una lunghezza di vantaggio sui rivali. 

La sfortuna è però dietro l'angolo per il numero 10, e il 25 gennaio 1995 si procura la lacerazione del tendine d'Achille. Ma quello che avrebbe fermato la maggior parte dei suoi colleghi, non fermerà Matthäus, che dimostrerà ancora una volta la sua grande determinazione.

"Ho sempre detto che avrei voluto decidere io quando concludere la mia carriera. - spiega - La cosa peggiore sarebbe stata dovermi fermare a causa di un infortunio. Ne ho avuti un paio seri, ma sono stato fortunato, perché ho avuto accanto uno staff medico che mi ha aiutato a superarli". 

Matthäus torna ancora una volta e conquista altri tre campionati, 2 Coppe di Germania, 3 Coppe di Lega e una Coppa UEFA nella stagione 1995/96. Gli ultimi anni lo vedono arretrare il suo raggio di azione e disimpegnarsi nel ruolo di libero. Non riesce a vincere la Champions League, che il 26 maggio 1999 sfugge a lui e al Bayern nei minuti di recupero. 

I tedeschi passano in vantaggio con Basler, e finché Lothar è in campo sono campioni d'Europa. Dopo la sua uscita all'80', tuttavia, accade l'impensabile. Nei minuti di recupero, in modo rocambolesco, il Manchester United la ribalta con le reti di Sheringham e Solskjaer, dando al campione di Erlangen una grossa delusione.

Nella stagione seguente, l'8 marzo del 2000, il Bayern Monaco, dopo 464 partite giocate in Bundesliga, saluta Matthäus, augurandoli il meglio per il suo futuro negli Stati Uniti. Il numero 10 saluta il club con cui ha giocato di più in carriera, e con il quale ha collezionato in tutto 410 presenze e 100 goal.

Matthaus MetroStars New YorkGetty

I METROSTARS, LA CARRIERA DA ALLENATORE E I 5 MATRIMONI

Lothar si era infatti accordato con i New York Metrostars (gli attuali New York Red Bulls), che lo volevano come uomo simbolo della squadra nella MLS e sbarca dunque negli Stati Uniti a fine marzo.

Le cose in America non vanno però come Matthäus immaginava. Qualche problema con la lingua e in tutto appena 23 partite, senza lasciare un grosso segno. A settembre Lothar decide così di dare l'addio al calcio giocato. Nel 2004 è inserito da Pelé nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi.

"La mia carriera ha attraversato due decenni, - dirà - devo ammettere che mentre giocavo non realizzavo questa cosa, ora invece guardando le statistiche ne resto colpito. Sono sicuro che alcuni primati non sono ancora stati elencati. Ho fatto sempre tutto con il cuore, ho amato questo sport. Il calcio mi ha dato tantissimo, ho girato il Mondo e quando penso al punto di partenza credo che non avrei potuto fare a meno di tutto questo". 

Diventato poi allenatore, Matthäus guida Rapid Vienna, Partizan Belgrado, la Nazionale ungherese, l'Atletico Paranaense in Brasile, il Maccabi Netanya in Israele, il Racing Club e la Nazionale bulgara, senza riuscire ad ottenere risultati all'altezza di quanto fatto con le scarpette ai piedi. La soddisfazione più bella da tecnico se la toglie il 6 giugno 2004 a Kaiserslautern, quando con l'Ungheria supera 2-0 la Germania, allenata da Rudi Völler.

Lothar MatthausGetty

Se in campo Matthäus è sempre stato un leader e un esempio, fuori dal campo la sua vita privata è sempre stata molto discussa e chiacchierata. Dal 1981 al 1992 Lothar è stato sposato con Silvia, da cui ha avuto due bambine, Alisa e Viola. Nel 1992 si separa e divorzia dalla prima moglie, per poi convolare a nozze con la top model e presentatrice televisiva svizzera Lolita Morena. Da lei ha il primo maschietto, Loris.

La relazione termina nel 1999. Quando allena il Partizan Belgrado, conosce quindi Marijana Kostic, che diventa la terza sposa del campione il 27 novembre 2003. Il legame dura 4 anni scarsi, poi i due si separano e divorziano. L'inedito 'poker' arriva con Kristina Liliana Chudinova, conosciuta all'Oktoberfest. Tuttavia nel 2010, la giovane sposa lo tradisce e ne segue l'ennesima rottura.

Ma Matthäus non riesce a star solo per molto: così prima si fidanza e poi sposa in un castello barocco in Slovacchia la bella modella russa Anastacia Klimko, di 28 anni più giovane di lui. Per un inedito pokerissimo. Dalla loro relazione è nato il suo ultimo figlio, Milan.

"Speriamo che Anastacia sia la mia ultima moglie", ha dichiarato il giorno del rito un sorridente Lothar.

Dopo diversi anni in cui è rimasto lontano dal campo, e che lo hanno visto spesso scrivere per le pagine sportive della Bild e fare l'opinionista e il commentatore di 'Sky Sport Deutschland', il nome di Matthäus è tornato alla ribalta nel marzo 2021 come potenziale candidato alla panchina della Germania in seguito all'annuncio dell'addio di Joaquim Löw al termine degli Europei. E Lothar non si è certo tirato indietro:

"Se mi chiamassero - ha detto al forum Bayern Insider - prenderei la proposta in considerazione".

Alla fine però la chiamata non è arrivata e la scelta è ricaduta su Flick.

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