Radamel Falcao

Quando Radamel Falcao era il numero 9 più forte al mondo

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Se oggi pensi al numero 9 più forte al mondo pensi a Erling Haaland. Lo dicono i numeri, lo dicono tutti. Se invece fai una lista dei migliori ci metti dentro Victor Osimhen, Karim Benzema, Harry Kane e inevitabilmente Robert Lewandowski. Si potrebbe persino aprire un dibattito per inserire quello o quell'altro attaccante, insomma non se ne verrebbe più a capo.

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Teniamoci quindi la certezza che attualmente il migliore numero 9 al mondo è Haaland. E ci aggiungiamo un'altra certezza, ossia che se aprissimo con coraggio il dibattito sui migliori numeri 9 al mondo nessuno farebbe il nome di Radamel Falcao. Qualcuno ci metterebbe Lukaku, qualcun altro Lautaro Martinez. Ma nessuno, statene certi, penserebbe a Falcao.

E allora? Dove sta lo scandalo? Parliamo di un attaccante di 38 anni che gioca in Spagna nel Rayo Vallecano. Vero, ma è uno scandalo comunque. È uno scandalo perché Radamel Falcao era un tempo quello che oggi è Haaland. Non c'erano dubbi, non c'erano dibattiti. Falcao era il numero 9 più forte al mondo.

Parliamo di uno che ha esordito nel calcio professionistico a 13 anni e mezzo e ha segnato i primi due goal prima di compierne 15. E pensare che per un periodo aveva messo da parte il pallone per dedicarsi alla mazza e al guantone da baseball. Un'idea, fortunatamente, solo passeggera. Falcao infatti non è stato notato dai Red Socks, ma dal River Plate. E in Argentina si resero subito conto che quel ragazzino era nato per giocare a calcio. Anzi, era nato per fare goal.

Si allenava e poi studiava. Niente PlayStation o uscite notturne per star dietro alle ragazze. Ha chiesto alla dirigenza del River Plate di iscriverlo a una scuola di giornalismo, così se non avesse sfondato nel calcio avrebbe almeno avuto un lavoro. Ma quando hai quel tipo di talento non esiste un altro lavoro. Avrebbe esordito molto prima se il più grande nemico della sua carriera non si fosse palesato durante un Sudamericano Under 17. Un nemico che ritorna sempre, anche se lo sconfiggi. Un nemico chiamato infortunio.

L'esordio col River alla fine è arrivato a 19 anni ed è stato un esordio alla Falcao: doppietta alla prima da titolare contro l'Independiente. Poi altre due doppiette nel giro di un mese contro Lanus e San Lorenzo. Ed è proprio contro la squadra del Papa che Falcao si è ritrovato ancora una volta davanti il suo grande nemico. In occasione del secondo goal si è scontra con un difensore e poggia male il ginocchio. L'esito degli esami è drammatico: rottura del legamento crociato, ancora una volta.

Gli erano bastate 7 partite e 7 goal per entrare nel cuore dei tifosi del River. Gli erano bastate solo sette partite per diventare 'El Tigre', con il suo essere sempre letale in area di rigore, proprio come il più grande felino nel mondo nella sua foresta. Il ritorno dal secondo infortunio è stato però lento e complicato, Falcao sembrava aver perso qualcosa e nel frattempo al suo posto c'era un certo Gonzalo Higuain a dettare legge. Almeno fino al 29 settembre 2007, il giorno della svolta per il Tigre.

Al Monumental si giocava il ritorno degli ottavi di finale di Copa Sudamericana contro il Botafogo, vittorioso per 1-0 all'andata. A 15 minuti dal termine i brasiliani stavano vincendo 2-1 e la qualificazione per il River sembrava impossibile. Impossibile per il River, ma non per Falcao. 2-2 del Tigre, 3-2 di Rios e 4-2 ancora del Tigre al 92'. Un goal che ha fatto totalmente impazzire il Monumental e pure Diego Armando Maradona, che ha esultato come se avesse segnato il Boca. Un'immagine storica e irripetibile. Solo Falcao è riuscito nell'impresa di far esultare Maradona per un goal del River.

Da lì in poi nessuno fermerà più il Tigre, a parte il suo  più grande nemico. Arriveranno la vittoria del titolo in Argentina con Simeone in panchina e il trasferimento al Porto nel 2009 per soli 5 milioni di euro, una cifra che paragonata a quelle di oggi fa parecchio sorridere. I numeri con i Dragoes saranno assolutamente clamorosi: 87 presenze e 72 goal, tra cui 17 in un'unica edizione dell'Europa League che gli permetteranno di battere il record di Jurgen Klinsmann nella stagione 1995-1996. Ovviamente Falcao quell'Europa League la vincerà e la vincerà anche l'anno successivo, sempre da capocannoniere con 12 goal, ma stavolta con la maglia dell'Atletico Madrid, dove ritroverà il Cholo.

Con i Colchoneros i numeri saranno altrettanto straordinari. Dietro Ronaldo e Messi c'era sempre lui, con 52 reti messe a segno in sole due stagioni nella Liga. Anche Guardiola rimase estasiato dal rendimento del Tigre, definendolo "il più forte attaccante del mondo negli ultimi sedici metri”. E nel 2012 Falcao si prese persino il lusso di battere quei due, CR7 e Leo, vincendo il premio di miglior calciatore dell'anno ai Globe Soccer Awards.

Ma il suo nemico era lì ad aspettarlo, proprio quando era ormai diventato il miglior numero 9 al mondo. Ha aspettato che si trasferisse al Monaco per 63 milioni di euro, ha aspettato un'inutile partita di Coupe de France contro i dilettanti del Monts d’or d’Azergues Foot per tornare a far male. E sarà un male cane. Lo sconosciuto Soner Ertek diventerà famoso per il motivo sbagliato: sarà lui, con un intervento sciagurato, a causare la rottura del legamento crociato di Falcao e a impedirgli di partecipare ai Mondiali 2014 in Brasile. La più grande delusione nella carriera del Tigre.

I tifosi colombiani, colmi di rabbia, arriveranno persino a minacciare di morte l'autore del fallo, scrivendogli che avrebbe fatto la fine del povero Andres Escobar. Per Falcao saranno mesi, addirittura anni bui. Proverà a rimettersi in gioco tra Manchester United e Chelsea, ma il tentativo si rivelerà fallimentare. Soltanto il ritorno al Monaco gli donerà una nuova vita calcistica, con numeri simili a quelli che l'hanno reso il migliore, il più forte con quel numero sulle spalle.

Falcao PSGoal

Nel Principato vincerà il titolo al fianco della stella nascente Mbappé e giocherà la sua migliore partita proprio di fronte al suo grande estimatore Guardiola, segnando una doppietta favolosa in Champions a casa del Manchester City. Quel Monaco riuscirà ad arrivare sino in semifinale, prima di venire eliminato dalla Juventus. Tanto per dire, nel Principato segnerà 83 goal in 140 presenze e alla fine giocherà i Mondiali, anche se con quattro anni di ritardo, segnando un goal nella fase a gironi contro la Polonia.

Oggi come detto ha 38 anni e gioca nel Rayo Vallecano. Non è più il numero 9 più forte al mondo e nemmeno tra i più forti. Ma non bisogna dimenticare che lo è stato. Per capire quanto è stato grande ci affidiamo a un aneddoto raccontato qualche tempo fa da Lautaro Martinez.

"È lui il mio preferito. Lo ammiravo da piccolo quand'era al River Plate. L'ho conosciuto in Copa America, contro la sua Colombia. Gli ho domandato se era possibile scambiare le divise. Mi imbarazzava, non era nel mio carattere, da allora non l'ho più fatto, ma quel giorno ho realizzato un sogno".

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