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Raul Meireles, il portoghese 'ribelle' campione d'Europa col Chelsea

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Raul Meireles ti catturava inevitabilmente l'occhio. Tatuaggi, garra, uomo ovunque ed anche una buona tecnica. E' così che nasce la voglia di raccontarlo, tra una carriera che gli ha riservato soddisfazioni, una Champions al cielo e qualche colpo di testa dettato da un carattere a dir poco fumantino.

Raul nasce a Porto nel 1983, città che onorerà con gli scarpini al piede: coi Dragoes, infatti, l'ex centrocampista lusitano esplode e si guadagna le mire dei top club, disputando 6 stagioni di alto profilo tra il 2004 e il 2010 vincendo tutto in patria.

Raul Meireles PortoGetty Images

Lucho Gonzalez-Raul Meireles a tratti sembra una mediana perfetta, completa: rottura, inserimenti, qualità e tanta corsa che si fondono e che portano il portoghese 'ribelle' a diventare virale. Non solo per quei tattoo ed un look sempre stravagante, ma anche per il segno che lascia sulle partite.

A tratti lo vedi giocare e ti appare imprescindibile, la pedina che ogni allenatore vorrebbe: con lui puoi lanciarti in qualsiasi battaglia (calcistica, doveroso precisarlo) e sai che Raul non ti lascerà mai solo. Un soldatino di carattere con un piede capace di far male, sia agli avversari quando c'è da lottare che nei momenti in cui ci si può sganciare dalla mattonella nevralgica e provare ad affacciarsi dalla cintola in su (19 goal in 6 stagioni coi Dragoes, 11 in 2 annate di Premier, 8 in Turchia).

Benissimo col Porto, ottimo col Portogallo: Meireles, grazie alle prestazioni convincenti col club del suo pueblo natale diventa prezioso anche in Nazionale, riuscendo a strappare una convocazione per due Europei ed altrettanti Mondiali tra il 2008 e il 2014. Nessun trionfo con la Seleçao das Quinas, ma campione d'Europa Raul ci diventa in quel di Londra.

Raul Meireles LiverpoolGetty ImagesRaul Meireles ChelseaGetty Images

Dopo il ciclo fortunato vissuto al Porto sbarca ad Anfield, dove però dopo una sola stagione - in cui viene eletto calciatore dell'anno dai tifosi dei Reds - fa subito le valigie: bye bye Liverpool, destinazione Londra, col Chelsea del connazionale Andrè Villas-Boas (che aveva incrociato per un breve periodo ai Dragoes) che nell'estate del 2011 lo accoglie tra le proprie fila.

"La gente pensa che io sia un Giuda e che me ne sia andato per soldi - chiarì a 'Radio e Televisao de Portugal' - Non è stato per quello. Il Liverpool mi ha chiesto di presentare una richiesta di trasferimento e non ha mantenuto una promessa che mi era stata fatta. Non sono l'unico responsabile della mia cessione".

Il progetto Abrahamovic assume un imprinting lusitano dunque, peccato però che le velleità di AVB durino poco: esonero in primavera e panchina affidata al traghettatore Roberto Di Matteo, che riesce nella clamorosa impresa di condurre il Chelsea sul tetto del continente. Sui Blues che - insieme alla FA Cup - alzano la Champions battendo il Bayern ai rigori c'è anche il timbro di Meireles, assente in finale per squalifica ma comunque titolare in praticamente tutte le altre sfide del torneo (compreso l'ottavo di andata in casa del Napoli).

Da Stamford Bridge ad Istanbul: è questo il successivo viaggio intrapreso da Raul in seguito alla folle (quasi quanto lui) stagione vissuta Oltremanica: nel 2012, infatti, il portoghese viene ingaggiato dal Fenerbahce. Clima infuocato, quello che si respira nel campionato turco, diciamo l'abito perfetto per un'indole non proprio pacata come quella di un uomo barbuto coi disegni sul corpo e dal ciuffo un po' a cresta e un po' abbassato.

Ed infatti, le cronache sportive raccontano di un impatto 'boom' di Meireles sulla Super Lig: la celeberrima rivalità cittadina con Besiktas e Galatasaray gli appicca ulteriormente il fuoco dentro, tanto da farsi squalificare per ben 11 giornate. Quando? Il 16 dicembre 2012, in occasione del derby tra il suo Fenerbahce ed il Gala di Fatih Terim: primo giallo per un duro intervento sulla gamba di un avversario, poi una trattenuta che gli costa secondo cartellino e conseguente espulsione. E' qui che il portoghese perde la testa, strattonando l'arbitro Halis Ozkahya e facendo partire un presunto sputo che porta la federcalcio turca a fermarlo e comminargli una multa di oltre 8mila euro.

"Sono stufo di essere accusato di aver sputato contro l'arbitro - dirà a propria difesa - ho un figlio di 8 anni, riuscite a immaginare quello che direbbero i suoi compagni di scuola rovinando la mia immagine ai suoi occhi?".
"Insulti omofobi all'arbitro? Ho molti amici gay che rispetto profondamente e con quel gesto che ho fatto con la mano volevo dirgli che aveva paura dei tifosi di casa. Guardate al mio taglio di capelli, a come mi vesto, non sono una persona che ha pregiudizi, in quel gesto non c'era niente di omofobo, non sapevo che in Turchia volesse dire altro. Volevo solo fargli capire che è un codardo, ma le sue accuse sono oltraggiose e infamanti e agirò per vie legali per provare la mia innocenza".

Una decisione che anche il Fenerbahce definisce "ingiusta e infondata", tanto da presentare ricorso e vincerlo: il maxi-stop di Meireles, infatti, in appello viene ridotto ad appena 4 turni, perchè vedendo e rivedendo le immagini (si parla di 6 ore di verifiche!) viene stabilito che lo sputo non è mai partito, mentre le offese al direttore di gara sì.

In quelle settimane - così come avvenuto a più riprese nel corso della carriera - viene addirittura accostato all'Italia, con l'Inter possibile nuova tappa di un percorso calcistico non banale. In nerazzurro Raul non approderà mai, bensì resterà ad Istanbul disputando 4 stagioni col Fenerbahce aggiudicandosi campionato, Supercoppa e Coppa nazionale.

Nel 2016 il ritiro, con scarpini al chiodo appesi e nuova vita nel piccolo schermo: Meireles, infatti, nel 2019 partecipa alla versione lusitana di 'Lip Sync Battle', programma tv comico-musicale britannico esportato anche in Portogallo, esibendosi travestito da pirata.

Apparizioni televisive e zero peli sulla lingua anche fuori dal campo, come dimostrano le frasi riservate all'ex compagno Hulk ai tempi del Porto nel 2020 tramite i canali ufficiali del club.

"Era ridicolo. Ricordo che alla prima sessione di allenamento non sapeva neanche che cosa stesse facendo, aggiungerei che non sapeva proprio cosa fosse il calcio".

Insomma, con Meireles non ci si annoia mai: è stato così guardando le sue partite, continua ad esserlo anni dopo l'addio al calcio. Stravaganza e personalità: grazie Raul.

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