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Beppe Baresi, il fratello maggiore di Franco: bandiera e storico capitano dell'Inter

"Terzino grintoso e tenace, si è imposto come uno dei migliori difensori italiani. Oltre alla combattività e alla forza atletica, possiede una buona tecnica individuale che gli consente di interpretare il ruolo in maniera moderna con precisi appoggi in disimpegno e produttivi inserimenti offensivi" - Bruno Pizzul su Beppe Baresi

Forse non bellissimo da veder giocare, ma estremamente efficace, opportuno nello scegliere il tempo delle entrate, tempestivo nei recuperi in marcatura, se il fratello Franco, il più piccolo, diventerà una leggenda del Milan, Beppe, più grande di due anni, ha legato la sua carriera all'Inter, club in cui approda a 14 anni, debuttando da professionista a 19 e militandoci per 16 stagioni di fila senza mai cambiare maglia.

In nerazzurro Beppe Baresi diventa simbolo di abnegazione e impegno e vive tre lustri di grande calcio, guadagnandosi stima e fiducia partita dopo partita tanto da guadagnarsi sul campo la fascia da capitano della squadra. Cambiano allenatori e compagni di squadra, mentre lui è sempre lì, a battagliare per recuperare palloni e far ripartire la manovra.

Chiaro esempio che niente è impossibile, e quasi nulla è facile, in 15 anni di nerazzurro si rivela duttile tatticamente, venendo impiegato all'occorrenza, oltre che nel suo ruolo naturale di terzino, anche da mediano e da stopper con il compito di soffocare le iniziative dei fantasisti e dei registi avversari.

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Vince 2 Scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa UEFA e una Supercoppa Italiana, prima di chiudere la carriera nel Modena, con cui gioca per 2 anni in Serie B. In Nazionale dopo i Mondiali Under 20 del 1977 gioca gli Europei del 1980 (4° posto) e i Mondiali '86, non particolarmente fortunati per lui e per l'Italia, che esce agli ottavi di finale contro la Francia.

I colori nerazzurri gli restano impressi sulla pelle, visto che dopo il ritiro torna in nerazzurro da tecnico, e da vice-allenatore di José Mourinho partecipa ai grandi successi dei milanesi negli anni Duemila, Triplete incluso. Resta nello staff tecnico del club milanese fino al 2014, quando sotto la gestione Mancini diventa scout e responsabile delle Academy nerazzurre in giro per il Mondo.

L'INFANZIA DURA E L'APPRODO ALL'INTER

Giuseppe Baresi, per tutti semplicemente Beppe, nasce a Travagliato, nella campagna bresciana, il 7 febbraio 1958. Ha una sorella, Lucia, ed è il secondo di tre fratelli, il maggiore Angelo, che non sfonderà nel calcio, e Franco, il piccolo di casa, destinato a scrivere la storia del calcio italiano.

I fratelli Baresi vivono un'infanzia dura, umile e di sacrifici. Vanno a scuola e frequentano l'oratorio del paese, curato da Don Piero Gabella, colui che Franco definirà "un costruttore di sogni". A casa non c'è nemmeno l'acqua calda, il bagno è all'esterno e per lavarsi bisogna riscaldare una tinozza nel camino.

L'oratorio di Travagliato, frequentato da Beppe e Franco, è in quegli anni una fucina di talenti calcistici, così nasce l'U.S.O., l'Unione Sportiva Oratorio, la squadra che vedrà giocare assieme i due fratelli prima che gli stessi diventino simbolo delle due sponde opposte dei Navigli.

La sorte, intesa come fato, colpisce però duramente la famiglia Baresi: mamma Regina se ne va nel 1971 dopo una brutta malattia, papà Terzo qualche anno dopo. Beppe si ritrova orfano di entrambi i genitori a 16 anni. Ma Guido Settembrino, l'allenatore che lo segue con il fratello Franco nell'U.S.O., aveva fatto una promessa alla madre e la mantiene, portando i due giovani a sostenere un provino con l'Inter al compimento dei 14 anni.

Beppe, che tifa Milan ed è cresciuto con i miti delle grandi bandiere Rivera e Gigi Riva, è già ben strutturato fisicamente e lo supera brillantemente nel 1972, non così Franco. Mentre il primo inizia così a 14 anni il suo percorso nelle Giovanili nerazzurre, ad aspettare il secondo c'è un'altra maglia, quella a strisce rossonere del Milan.

GIOCATORE SIMBOLO DI ABNEGAZIONE E TENACIA

Un metro e 77 centimetri per 74 chili di peso forma, Beppe Baresi dopo alcune stagioni di settore giovanile passa in Primavera e per le sue indubbie qualità viene aggregato dal tecnico Giuseppe Chiappella alla Prima squadra nella stagione 1976/77.

Il giocatore bresciano fa il suo esordio assoluto con l'Inter a 19 anni disputando gli ultimi 12 minuti di Vicenza-Inter di Coppa Italia il 15 giugno 1977, quando subentra a Bertini al 78'. In quella stagione disputa anche altri 2 minuti nel Derby d'Italia giocato sempre in Coppa il 19 giugno (1-0 con rete di Oriali).

Nella stagione seguente, con 'Il Sergente di Ferro' Eugenio Bersellini in panchina, arriva anche l'esordio in Serie A da titolare, nuovamente contro il Vicenza, il 18 settembre 1977. Terzino destro o sinistro, poi anche mediano e difensore centrale in base alle necessità della squadra, dimostra affidabilità e duttilità, garantendo sempre e comunque, quando utilizzato, un rendimento costante.

"Quando ho iniziato io - dirà Beppe a 'Inter Channel' - era un calcio più umano rispetto a quello di oggi. A parte che eravamo tutti italiani, eravamo tanti giovani provenienti dal Settore giovanile. Era più facile rispetto ad oggi arrivare in Prima squadra e giocarci anche per parecchi anni. Ricordo quella mia prima Inter, dove c'erano i Bini, gli Oriali, i Marini, i Canuti, i Bordon, tutti ragazzi che provenivano dal Settore giovanile e sono rimasti in Prima squadra tanti anni".
"Bersellini era un allenatore molto attento ai giovani - ricorderà -. Appariva duro, era esigente e aveva le sue regole, però era una persona squisita. Ho un grandissimo ricordo e sono molto affezionato a lui. E poi c'erano i compagni, come te provenienti dalle Giovanili, sempre attenti a farti star bene e ad aiutarti a inserirti e a giocare nel modo più semplice e tranquillo possibile".

Beppe Baresi non ci mette molto, così, a diventare un titolare inamovibile dell'Inter e un esempio per i giocatori più giovani per abnegazione e tenacia. In campo non si arrende mai, anche quando deve guardare da vicino avversari formidabili. Non tardano ad arrivare i successi: la Coppa Italia 1977/78, vinta battendo 2-1 in finale il Napoli, l'anno seguente l'esordio nelle Coppe europee e due anni dopo il primo Scudetto vinto sempre con Bersellini al timone.

Proprio la stagione 1978/79 lo vede anche autore dei suoi primi 3 goal in Serie A in 29 presenze, a dimostrazione dell'apporto dato alla squadra di Bersellini. La primissima gioia personale arriva il 19 novembre 1978: cross perfetto di Chierico dalla destra, Beppe si inserisce a centro area e con una spettacolare girata al volo di destro impallina l'incolpevole Cacciatori per il provvisorio 2-0 nerazzurro.

Fra i fotogrammi che non si possono dimenticare, le prime partite a San Siro con una cornice di pubblico da brividi e i primi incroci sul campo con suo fratello Franco.

"Da ragazzino sinceramente tifavo per il Milan - rivelerà prima di uno dei suoi primi derby, intervistato da Bruno Pizzul, per il programma della 'Rai', 'Dribbling' -, poi per mia scarogna in quel momento andai all'Inter. Adesso sono contentissimo di essere all'Inter e il Milan lo odio come tutte le altre squadre".

Il primo derby Beppe lo gioca da titolare il 6 novembre 1973 (3-1 per il Milan), mentre la prima stracittadina che vede i due fratelli Baresi l'un contro l'altro in Serie A è datata 12 novembre 1978 (successo di misura per 1-0 dei rossoneri). A passare alla storia è però il derby di ritorno di quella stagione, giocato il 18 marzo del 1979. I nerazzurri conducono 2-0 (goal di Oriali e Altobelli) ma subiscono la rimonta avversaria, con la doppietta di De Vecchi che regala ai rossoneri un punto prezioso in chiave Scudetto.

"Ci siamo un po' punzecchiati - ammette Beppe sorridente, intervistato sempre da Bruno Pizzul -, perché sul 2-0 ero contento io, poi sul 2-2 Franco è venuto da me a prendere un po' in giro, allora io mi sono incazzato e l'ho mandato a quel paese".

Le sfide fratricide fra Beppe e Franco saranno sempre all'insegna della grande rivalità che caratterizza da sempre Inter e Milan, ma anche della grande sportività e correttezza, valori che i due fratelli incarnavano alla perfezione. Fra tutte, Beppe ama sempre ricordarne una, il primo derby vinto nell'anno dello Scudetto.

"Campionato 1979-80: noi dell’Inter vinciamo 2-0 con due goal di Beccalossi, sotto la pioggia. Bellissimo".
Hermanos BaresiInternet

BANDIERA E CAPITANO NERAZZURRO

Nei primi anni Ottanta Beppe Baresi consolida la propria leadership all'interno della squadra nerazzurra, e viene schierato sempre più da mediano ad annullare il fantasista o regista avversario.

"Ho cominciato come terzino, destro, sinistro, non importa. Poi sono diventato mediano, un ruolo che mi piaceva di più, sempre dentro al gioco ma in funzione degli altri - racconterà -. Mi chiedevano di fermare l’avversario più difficile ed era una grande soddisfazione".
"Causio, Claudio Sala, Novellino e Bagni erano quattro avversari che mi facevano dannare, bravi tecnicamente, forti, cattivi, erano duelli veri. Poi c'erano le stelle: Maradona, Platini, Zico. Per me era una sfida con me stesso. Mi chiedevo sempre: 'Ce la farò?' Ma se ci riuscivo, che soddisfazione! Maradona e Platini facevano proprio la differenza, con loro diventavano bravi tutti i compagni".

In anni poco fortunati in Italia per i colori nerazzurri, che vincono soltanto una Coppa Italia (la seconda per Beppe Baresi) nel 1981/82, battendo il Torino nella doppia finale (1-0 in casa e 1-1 in trasferta) arrivano le grandi battaglie europee contro il Real Madrid.

Nerazzurri e Blancos si incrociano ben 4 volte: una in Coppa dei Campioni, 2 in Coppa UEFA e una in Coppa delle Coppe. Otto partite combattute fino all'ultimo respiro, in cui Beppe Baresi dà il meglio di sé, nonostante a qualificarsi siano alla fine sempre gli spagnoli.

Nel 1981/82 su cross dalla destra di Centi, e sponda all'indietro di Altobelli, Beppe realizza con un gran destro al volo che si infila sotto la traversa, contro la Roma, quello che è considerato il suo più bel goal in carriera.

Baresi fa da chioccia a talenti come Ferri, Bergomi e Mandorlini, come gli Oriali e i Marini avevano fatto con lui. Per vincere di nuovo bisogna attendere però l'arrivo di Giovanni Trapattoni, che nel 1988 nomina Beppe nuovo capitano nerazzurro dopo l'addio di 'Spillo' Altobelli, passato alla Juventus.

La stagione 1988/89 sarà magica e indimenticabile, e culminerà per l'Inter con la conquista dello Scudetto dei record. Baresi è il capitano e il leader morale di quella squadra, imperniata sui due tedeschi Brehme e Matthäus, anche se dopo esser partito come titolare inamovibile, proprio il suo relegamento a primo rincalzo, con la promozione di Gianfranco Matteoli in cabina di regia, darà il la all'inarrestabile cavalcata.

Ma Beppe, che colleziona comunque 32 presenze in campionato in quella stagione (11 da titolare) è come il sesto uomo nel basket: quando c'è bisogno c'è sempre, pronto a ricoprire egregiamente qualunque ruolo sulla mediana o in difesa. Un giocatore prezioso e determinante per la vittoria nerazzurra.

L'anno seguente arriva anche la vittoria da capitano in campo della Supercoppa Italiana battendo la Sampdoria di Vujadin Boskov (2-0 con goal di Cucchi e Serena), nel 1990/91, infine, nella doppia finale di Coppa UEFA contro la Roma quell'affermazione internazionale a lungo inseguita.

Baresi subentra al 65' a Paganin nella gara di andata del Meazza, vinta 2-0 (Matthäus su rigore e Berti) mentre non entra in campo nel match di ritorno all'Olimpico, perso 1-0. È così il suo vice Bergomi ad alzare al cielo un trofeo che però Beppe sente giustamente anche suo.

BEPPE BARESI IN NAZIONALE

Se il rapporto di Beppe Baresi con l'Inter è stato lungo e ricco di soddisfazioni, meno fortunata è stata per il maggiore dei fratelli l'avventura con la Nazionale azzurra. Dopo aver partecipato con l'Italia Under 20 ai Mondiali di categoria nel 1977, Beppe diventa con il fratello Franco uno dei punti di forza dell'Italia Under 21 di Azeglio Vicini (8 presenze e un goal) e successivamente della Nazionale Olimpica (6 presenze).

Le sue prestazioni fanno sì che venga preso in considerazione, ancora molto giovane, dal Ct. della Nazionale maggiore Enzo Bearzot, che lo fa esordire contro la Svezia il 26 settembre 1979, a 21 anni, in un'amichevole di rodaggio per gli Europei del 1980, gara vinta 1-0 dagli Azzurri in cui Beppe subentra dopo l'intervallo a Gentile.

Rientra fra i convocati per Euro '80, torneo disputato in Italia in cui gioca contro Inghilterra (vittoria per 1-0) e Belgio (0-0), oltre alla finale per il 3° posto con la Cecoslovacchia. La gara del San Paolo, conclusa 1-1, vedrà gli Azzurri sconfitti al termine di una lunga lotteria dei rigori. Beppe Baresi trasformerà il terzo, ma si andrà ad oltranza e sarà decisivo l'errore di Collovati, che condannerà la squadra di Bearzot.

Dopo lo sfortunato Mundialito del 1980 in Uruguay, che lo vede ancora protagonista, salta per un calo di rendimento i Mondiali del 1982.

"Persi il Mondiale ’82 per colpa mia - dirà anni dopo -. In quegli anni mi sentivo forte, un po’ troppo. Mi prese il rilassamento, uno sbandamento: alla sera vai a letto un po’ più tardi, osservi meno la dieta, non ti alleni al cento per cento. E addio Mondiale. Mi è bastato per rimettermi in riga".

Rientrato nel giro negli anni seguenti al trionfo nei Mondiali, giocherà quelli di Messico '86. Gli Azzurri passano il girone come secondi dietro l'Argentina, e negli ottavi di finale Bearzot lo impiega da mediano e gli assegna la marcatura a tutto campo di Platini, capitano e trascinatore della Francia.

'Le Roi' però è in forma smagliante, gioca molto bene e firma l'1-0 dei Bleus. Baresi si impegna ma non riesce a contenerlo, e viene così sostituito dopo il primo tempo con Di Gennaro.

La Francia elimina i campioni del Mondo e accede ai quarti di finale. In Italia, invece, il giocatore nerazzurro finisce nell'occhio del ciclone, con una prestazione che gli costa di fatto la fine della carriera in azzurro dopo 18 presenze complessive.

IL MODENA, IL RITIRO E IL RITORNO ALL'INTER

Nella stagione 1991/92, con Corrado Orrico in panchina, poi rimpiazzato da Luis Suarez, le presenze complessive di capitan Baresi in campo con l'Inter scendono a 8. Troppo poche per chi è sempre stato abituato a lottare e a sudare la maglia e sente dentro di sé di poter ancora dare qualcosa.

Il 18 aprile 1992 va in scena il 28° e ultimo storico derby fra i fratelli Baresi, vinto 1-0 dal Milan (goal di Massaro). Franco è capitano e titolare dei rossoneri, Beppe ormai un gregario dei nerazzurri e subentra nel corso del secondo tempo a Montanari. Il 24 maggio 1992 Beppe disputa la sua ultima partita da giocatore dell'Inter, disputando 29 minuti del derby lombardo con l'Atalanta (0-0).

Dopo 16 anni a correre su e giù per il campo con la maglia nerazzurra, divenuta per lui come una seconda pelle, Beppe Baresi saluta l'Inter per chiudere la carriera in Serie B con la maglia del Modena.

Lascia il club milanese con 559 presenze e 13 goal complessivi, che lo rendono il 5° della storia nerazzurra per gare totali dietro Javier Zanetti, Beppe Bergomi, Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola, e 10 reti (fra cui 2 alla Juventus e 2 al Napoli) in 392 partite di Serie A (6° assoluto). Le 93 apparizioni in Coppa Italia lo rendono inoltre il 2° più presente di sempre dell'Inter nella competizione alle spalle di Beppe Bergomi.

Colui che era stato il condottiero di mille battaglie in nerazzurro, a 34 anni si cala perfettamente nella nuova realtà, diventa il capitano dei Canarini e gioca 2 anni su buoni livelli, collezionando 76 presenze in gialloblù fra campionato cadetto e Coppa Italia. Nel 1994, a 36 anni, appende le scarpette al chiodo, lasciando un ricordo indelebile nella storia del calcio italiano.

Torna in campo soltanto per l'addio al calcio di suo fratello Franco, il 28 ottobre 1997, quando Beppe gioca negli All Stars e stringe in un abbraccio il fratello più piccolo, rivale di mille battaglie, prima che con grande commozione lasci il terreno di gioco.

Giuseppe Baresi Franco BaresiGetty

L'amore per l'Inter non si esaurisce: diventato allenatore, con la grinta che gli è propria e l'esperienza da vendere, Beppe ritorna in nerazzurro durante la presidenza di Massimo Moratti. Parte dalla panchina degli Allievi nerazzurri, e nel 2001 diventa il Responsabile del Settore giovanile del club, carica che ricopre fino al 2008.

Da tecnico della Primavera conquista 2 Scudetti di categoria, 2 Tornei di Viareggio e 2 Coppe Italia. Quando José Mourinho approda sulla panchina nerazzurra nel 2008 sceglie Beppe come suo vice. Baresi è così al fianco dello Special One in tutti i grandi trionfi nerazzurri: nel 2008/09 vince Scudetto e Supercoppa Italiana, nel 2009/10 lo storico triplette, con Scudetto, Coppa Italia e Champions League.

Dopo l'addio del portoghese, rimane nello staff tecnico dell'Inter fino al 2014, alternandosi nei ruoli di assistente e vice-allenatore. Con il ritorno in panchina di Roberto Mancini, nel novembre 2014, resta nel club nelle nuove vesti di scout e responsabile delle Academy nerazzurre nel Mondo, ruolo che ricopre ancora oggi. Nel 2016 ha anche fatto l'opinionista in tv per 'Diretta Stadio' su '7Gold'.

Nella vita privata è sposato con Elena Tagliabue, fondatrice ed ex presidentessa dell'Inter femminile, che gli ha regalato due figli: un maschio, Simone, e una femmina, Regina, che ha portato avanti la tradizione di famiglia diventando calciatrice. Anche a loro, così come faceva in campo con i compagni, ha cercato di trasmettere i valori della vita e dello sport.

E anche se qualcuno oggi lo considera soltanto "il fratello di Franco" assicura:

"Ci ho fatto l’abitudine. Non mi dà fastidio. Mi piace, mi dà soddisfazione, mi sento fiero: anch’io ho fatto una bella carriera. Siamo arrivati ragazzini dal paesello, io avevo 14 anni, e siamo diventati i capitani delle due squadre più importanti d’Italia. Cosa chiedere di più?".
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