Allacciate le cinture, si parte. Si parte con Fabio Cannavaro, decollo dal Rione La Loggetta e arrivo a Canton. Napoli e la Cina, tanto distanti ma rese vicine da un giocatore. Quasi una di fronte all'altra.
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In 28 anni Cannavaro sembra aver scavalcato, trasformando in facile ciò che è difficile. Per molti impossibile. Aiutandosi col tavolino usato per sollevare la Coppa a Berlino: in quella magica notte di luglio dovevano vederlo tutti, lui che un gigante non è e che ha saputo diventarlo.
"L'idea di salirci mi è venuta guardando tutte le esultanze dei capitani campioni del mondo: quella che mi piacque di più fu di Cafu, che provai ad imitare".
Prossima partita
Cannavaro e l'Italia sulla vetta più alta, Germania 2006 è la tappa perfetta per chiunque affronti un viaggio nel calcio. Coppa del Mondo e Pallone d'Oro in un colpo solo, con fascia al braccio e uno stato di grazia di cui ancora oggi - riguardando i filmati - si fatica a capacitarsene. Nazionale uguale Eden, anche da ragazzino: due Europei Under 21 non vanno omessi. Tutto al netto delle delusioni, inevitabili per chi si mette in gioco.
Ma è successo anche altro. Tanto altro. Il Centro Paradiso di Soccavo, se provi a chiederglielo, probabilmente non vale nessuna Berlino: è da lì che Fabio spicca il volo verso ciò che sarebbe diventato, allenandosi tra prato e fango al cospetto di un certo Maradona.
Cannavaro voce di Napoli, lui partenopeo doc cresciuto alle spalle del San Paolo: La Loggetta, zona Fuorigrotta, 5 minuti a piedi dal trampolino per l'élite. Lasciare la propria terra non è mai facile, ma eventi e destino lo portano a Parma. Fase 2 (va di moda).
Lì Fabio - 175 centimetri di carisma e cazzimma - riesce ad imporsi, in squadra e sugli avversari. Professionista e uomo spogliatoio, come dimostra la gita a Disneyland durante Francia '98 con Di Biagio, Del Piero e Di Livio.
Claudio Villa, suo fotografo di fiducia e reporter della Nazionale, gli anni di Cannavaro a Parma li racconta con gusto.
"Arrivò questo giovane molto promettente da Napoli. Era molto espansivo e socievole e legò molto con Thuram. Lilian era l'opposto di lui, molto posato e professorino, ma nacque un'amicizia incredibile dentro e fuori dal campo".
Il Parma dei sogni diventa dei sogni anche grazie a quello stopper dalla chioma lunga, che dopo 7 anni in Emilia riparte. Biglietto per la Milano nerazzurra, col senno di poi soldi spesi non benissimo.
All'Inter le cose non vanno come ci si aspetta: terzino destro per volere di un 'fantozziano' Cuper, batoste, infortuni. Ma anche un goal bestiale alla Reggina, magra consolazione. Il Cannavaro dei Navigli non piace e non si piace, tant'è che i flap si riaprono. Prossima tappa Torino sponda Juve, scambiandosi con Carini! Un'operazione che nemmeno lo stesso portiere si spiegherà mai.
"Me ne sono reso conto solo quando sbarcai in Italia. A me avevano solo comunicato la possibilità di giocare per l’Inter. E ovviamente avevo risposto in modo positivo. Ero interessato al trasferimento, non mi immaginavo si trattasse di uno scambio con Fabio. Un giocatore incredibile che ha avuto una brillante carriera. Per me si trattò di una grande responsabilità”.
La cura Capello lo rinfranca, Calciopoli gli toglie gioie: niente paura, c'è un aereo per Madrid che lo aspetta. Una sfida Real, 'Galactica'. Cannavaro resta un mostro, nel caso dubitiate ve lo ricorda Villa.
"Era una molla, saltava in modo incredibile e spesso riusciva a superare tutti i suoi avversari molto più alti e potenti. E' stato tra i più grandi difensori al mondo, a lui affidavano sempre i giocatori più forti. Ha marcato i migliori attaccanti degli ultimi 30 anni".
E' il 2006, quello dei Mondiali, del Pallone d'Oro consegnatogli da Monica Bellucci e del FIFA World Player. Un'apoteosi impreziosita dal passaggio al Bernabeu, ma nonostante due campionati in bacheca i fantasmi interisti si rimaterializzano. Cannavaro non eccelle e fa retromarcia: Madrid-Torino a costo zero, in economy.
Getty ImagesNapoli chiama Napoli, al timone di Madama c'è il conterraneo e amico Ciro Ferrara, è la Juve reduce dalle macerie e la scelta non si rivela azzeccata: direzione Dubai, meta per chiudere la carriera.
Ultima sosta con gli scarpini ai piedi negli Emirati, poi il ritiro. Anzi no, una puntatina in India non sarebbe male. Il campionato però non inizia e Fabio dice basta. Stavolta sul serio.
Da quel momento è un tour tra schemi e statistiche, necessario per planare in panchina. Arabia, Cina, Arabia, Cina: al Guangzhou col fratello Paolo tra titoli, Covid e quarantena. E con Partenope nel cuore. L'aereo ha spento i motori, ma rifare i bagagli è un attimo.