Da diverso tempo è in voga un tema caro ai puristi del calcio e non solo, convinti che si giochi fin troppo durante l'arco della stagione, tra club e varie nazionali impegnate in giro per il mondo.
Un argomento caro anche ad Aleksander Ceferin, intervistato da 'La Gazzetta dello Sport': il numero uno dell'UEFA ha lanciato una stoccata alle società dei maggiori tornei europei, ree a suo dire di non volere un cambiamento che contribuisca a ridurre il numero delle sfide stagionali.
"Tutti vogliono più partite di coppa. Nessuno rinuncia a niente. I club chiedevano dieci partite nel gruppo di Champions, saranno otto, il numero giusto. Sarebbero più utili campionati a 18 squadre, ma i presidenti non sono d’accordo. Dovrebbero capire che due coppe nazionali sono troppe".
Risposta chiara e limpida alle lamentele avanzate da Klopp e Guardiola in tempi non sospetti.
"Facile attaccare sempre Fifa e Uefa, ma il discorso è semplice: se giochi meno, gli stipendi si riducono. Chi dovrebbe lamentarsi sono gli operai in fabbrica a mille euro al mese".
La Corte UE è chiamata a decidere in merito alla posizione dell'UEFA, che le società aderenti alla Superlega hanno associato ad un vero e proprio monopolio.
"Intanto non è mai un monopolio. Uno è libero di essere o meno nell’Uefa. Può partecipare alle nostre coppe, oppure organizzarsi le sue, ma allora è logico che non giochi le nostre, no? Quale che sia la decisione della Corte, non cambia niente: il progetto è morto perché nessuno vuole partecipare. Vedo solo tre persone arrabbiate con tutti, che portano tutti in tribunale, ma ormai è finita".
Dopo aver incoronato Benzema, secondo lui meritevole del prossimo Pallone d'Oro, Ceferin ha chiuso all'ipotesi dell'introduzione del challenge, ossia del VAR a chiamata, e del tempo effettivo.
"Non serve, si verifica già tutto, porterebbe confusione. Il gioco è un flusso, il challenge potrebbe essere usato per fermare un’azione. Basta perdite di tempo: l’arbitro punisca subito e aumenti i recuperi. Niente tempo effettivo".