Andrea Cossu CagliariGetty

Cossu con Cagliari nel sangue: nel 2010 il 'no' al Barcellona

Gli occhi dei bambini erano tutti puntati su di lui. Come dei fari abbaglianti. Lui, schivo di natura, se ne stava lì davanti a loro aspettando la prossima domanda. In una palestra di una scuola di Elmas, a pochi chilometri da Cagliari, Andrea Cossu stava per segnare il goal più bello.

Era un giovedì di aprile del 2010. Riavvolgere il nastro e schiacchiare play. Il Cagliari ha appena esonerato Massimiliano Allegri. Due anni di risultati e grande calcio spazzati via dall’impeto del presidente Cellino. il calcio non conosce sentimenti.

“Ti è dispiaciuto per l'esonero di Allegri?", chiede il piccolo Davide. “Certo, abbiamo lavorato bene con lui ed è un’ottima persona. Però siamo professionisti, si deve andare avanti”. I ricordi fanno rumore. La realtà però è tutta un’altra musica. Nella folla un bambino gli chiede il suo amore per il rossoblu. “Ce l’ho tatuata addosso la maglia del Cagliari. Sono felice ogni volta che la metto in campo”. Pausa. Soppesa le parole. Il suo futuro potrebbe tingersi ancora di rosso e blu, ma ad altre latitudini. Riprende fiato e con il massimo della calma dice: “Andare al Barcellona? No, grazie. Cagliari a vita".

Goal. 1-0. La palestra esplode. I bambini iniziano a cantargli il coro che lo accompagna ogni domenica sul prato del Sant’Elia. Andrea Cossu è fatto così. Cagliari centro del mondo. Il Barcellona lo seguiva. Laporta aveva pubblicamente manifestato l’interesse per il 7 rossoblu su consiglio di Pep. È il 2010. Il trequartista sardo ha appena soffiato 30 candeline. Sta trascinando la sua squadra, che poi è la sua città, la sua terra. Il suo popolo.

Andrea Cossu ItalyGetty

L’inchiostro che colora il suo polpaccio destro lascia spazio a poche interpretazioni. La scritta e il simbolo degli Sconvolts, la Curva Nord del Cagliari come testamento. Perchè lasciare la propria comfort zone? Messi e Guardiola possono aspettare. Non c’è spazio per i rimpianti. Il suo posto era lì, sulla trequarti con il 7 sulle spalle a disegnare calcio.

Le etichette gli vanno strette. Danno fastidio. Chissà se avrà ripensato alle parole dette in quella palestra nel 2010. “Cagliari a vita” come fosse uno slogan. O una promessa. O semplicemente la verità.

Lui intanto continua a smarcarsi. Rilascia poche dichiarazioni anche se segue sempre la squadra. È entrato in società e continua ad andare ad Asseminello come faceva tutti i giorni fino a qualche anno fa.

L’uomo che ha detto no al Barcellona è fatto così. Con il rosso e il blu tutato addosso e quella frase “Cagliari a vita” come status. L’isola che non c’è per lui esiste e sventola i quattro mori. E ad Andrea Cossu piace tantissimo.

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