Dallo scorso 18 settembre, Roberto De Zerbi è sbarcato sul palcoscenico della Premier League. Chiusa anzitempo la sua avventura in Ucraina con lo Shakhtar, il tecnico bresciano si è seduto sulla panchina del Brighton, ereditando il timone dei 'Seagulls' da Graham Potter, a sua volta passato al Chelsea al posto di Thomas Tuchel.
Con il Brighton, l'ex tecnico del Sassuolo ha siglato un contratto di quattro anni. In Inghilterra vi arriva dopo l'amara conclusione della sua esperienza in Ucraina, letteralmente devastata dal conflitto con la Russia e che l'ha portato verso la risoluzione del contratto soltanto un anno dopo il suo approdo:
"Andare via è stato un viaggio lungo e triste. Mi addolorano il dramma degli ucraini, le loro sofferenze immani. E dal punto di vista professionale, il rammarico è stato grande: avevo scelto io di andare in Ucraina, stava nascendo un grandissimo Shakhtar, sarebbe stata la mia squadra più bella. Ancora oggi, fatico ad accettare ciò che è successo". Le sue parole riportate dal 'Corriere dello Sport'.
Prima di scegliere il Brighton, c'è stata anche la possibilità di tornare in Italia, con la panchina del Bologna tra le papabili possibilità:
"A Bologna sarei andato a piedi, perché è una grande piazza e perché la prospettiva mi stimolava, ma in quel momento non ho ritenuto fosse giusto. Non è per fare del moralismo: ho fatto ciò che ho ritenuto più opportuno".
Rimanendo in tema Italia, e di conseguenza Serie A, la prima parte di stagione ha messo in evidenza la forza d'urto del Napoli.
"Spalletti è l’allenatore più bravo della Serie A perché è sempre coerente e chiaro con la sua idea di calcio. Il Napoli può vincere la Champions League? Sì. Per i giocatori che ha e per il modo in cui gioca, sì".
Tra gli allenatori emergenti, De Rossi ha tutte le carte in regola per fare una carriera importante anche da tecnico.
Prossima partita
"De Rossi ha tutto per diventare un grande allenatore. Lo conosco e ho parlato molte volte con lui: ha ben chiaro ciò che vuol fare e, se è vero che tutto cambia quando si passa dalle parole alla pratica, è altrettanto vero che De Rossi abbia un grande carisma. Andrà lontano".
L'Atalanta. L'unica squadra che - per questioni di cuore - De Zerbi non potrebbe mai allenare.
"Sono bresciano, porto dentro di me il ragazzo che andava in curva a tifare per il Brescia. Nella mia vita ho fatto di tutto: tifoso, raccattapalle, giocatore e allenatore. Io all’Atalanta? Non si può".
L'impatto con la Premier League:
"La Premier è un campionato diverso da tutti: la sua cultura sportiva, gli allenamenti più brevi e più intensi. La cosa più sorprendente è la differenza di pressione rispetto all’Italia. Il prepartita non esiste: da un momento all’altro passi dal ritrovo allo stadio al fischio d’inizio. Nel campionato più prestigioso del mondo, io mi diverto anche quando perdo".
L'esordio ad Anfield: il 3-3 contro il Liverpool.
"Ero consapevole che non avremmo mai potuto perdere la partita con il Liverpool. Era una questione di giustizia personale: in dicembre, con lo Shakhtar avevamo chiuso al primo posto e, dopo la Supercoppa, avremmo potuto vincere anche il titolo. Se ti comporti bene, ogni tanto la fortuna ti ridà ciò che ti è stato tolto e, da Lassù, qualcuno ci ha lanciato uno sguardo benevolo. Brividi? Io l’avevo detto ai miei collaboratori, con me dai tempi di Foggia: oggi non perdiamo".
Il suo nome è stato spesso accostato anche alla panchina della Juventus:
"La Juve è una delle squadre più importanti, però le cose bisogna farle assieme per lavorare nel modo giusto. Per me è importante è andare in un posto e sentirmi gratificato dal lavoro che faccio. Per esserlo, devi essere seguito".