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Johan Micoud, il talento sopraffino all’ombra di Zidane diventato idolo a Brema

Etichette. Nel calcio si appiccicano addosso da giovani. Alcuni giocatori se le portano fino al ritiro. Come Daniele De Rossi, “capitan Futuro”. Il più celebre, probabilmente. Un posto sul podio lo merita anche Johan Micoud, “l’ombra di Zidane”. Il talento francese che ha avuto la fortuna e la sfortuna di essere di fatto contemporaneo di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Ne ha seguito le orme. Ha vissuto nella sua ombra. Ha vinto da protagonista. Gli è sempre mancato quello step in più, chiuso dal più grande. In nazionale, nell’opinione pubblica. Anche se ha trovato il modo di lasciare il segno. Di scrivere la propria storia.

Era il 1992 quando il Bordeaux pescava Zidane dal Cannes. Era già uno dei migliori talenti francesi in circolazione, anche se giocava in Division 2, l’allora seconda serie. Per sostituirlo il club della Costa Azzurra aveva deciso di puntare su un ragazzo del proprio settore giovanile che in comune con Zizou aveva la posizione in campo, la tendenza ad essere un ’10’. Fisico slanciato, tocco di palla e classe superiore alla media. L’erede perfetto. Tanto che nel 1996 anche il Bordeaux l’avrebbe pensata allo stesso identico modo.

Johan Micoud BordeauxGetty Images

Con Zizou pronto a sbarcare in Serie A, a Torino, i Girondins avevano guardato nuovamente a Cannes per cercare rinforzi. Johan Micoud, maglia numero 8 - Zizou aveva la 7. Nel 1999, guidato dal tecnico Elie Baup, il nativo di Cannes avrebbe condotto il Bordeaux alla vittoria del campionato, la prima dopo 12 anni di digiuno. Nemmeno Zidane era riuscito a trascinare il club in testa al campionato. Micoud ce l’aveva fatta. Si era guadagnato un uno status. Ispiratore di gioco, playmaker avanzato, trequartista classico. Visionario. Ma taciturno, altezzoso secondo alcuni. Poche parole, ma pesanti. Volavano i paragoni con Cantona, anche per la sua passione per l’arte.

Sognava la nazionale francese, un ruolo da protagonista. Aveva dimostrato di meritarlo. Però nel suo ruolo c’era già Zidane. L’inevitabile esordio nell’agosto 1999. Qualche spezzone, alcune amichevoli. La convocazione per Euro 2000, la medaglia d’oro messa al collo grazie a Trezeguet. Solo una presenza, per 90 minuti, contro l’Olanda. Turnover, Zidane a riposo, spazio per Micoud. Titolari insieme giusto in un paio d’occcasioni. Curiosamente, una di quelle è il 15 novembre 2000, amichevole contro la Turchia. La partita dell’unico goal di Micoud in nazionale in 17 presenze complessive. Su assist di Zidane. Ecco.

Johan Micoud FranceGetty Images

Lo ha ritrovato anche da avversario, nel 2001. In Italia. Al Parma. Arrivato da campione d'Europa nel 2000 nella squadra che aveva demolito proprio il suo Bordeaux 6-0 nei quarti di finale di Coppa UEFA. Al Tardini giocherà due stagioni, non le migliori della sua carriera, anche per colpa degli infortuni. Certo ha contribuito alla vittoria della Coppa Italia del 2002, in finale proprio contro la Juventus. Titolare sia all’andata che al ritorno.

L’ultimo acuto prima dell’inizio dei problemi finanziari della società Parma che ha visto anche Micoud liberarsi a zero, volando verso il Werder Brema con un contratto triennale. Convincendo anche la moglie, che temeva di finire sepolta sotto la neve.

In Germania si è guadagnato l’appellativo di ‘Zidane del Weser’, il fiume che scorre per la città tedesca e che dà anche il nome allo stadio. Forse non gli ha fatto così piacere. Di certo, le prestazioni in campo hanno dato valore a un nomignolo che inquadrava bene il livello delle prestazioni raggiunte dal numero 10. Arrivato in extremis, nelle ultime ore di mercato. Un paio d’anni dopo si è ritrovato a vincere un titolo di Bundesliga all’Olympiastadion in casa del Bayern Monaco, da protagonista assoluto.

Insieme ad Ailton e Klasnic, Micoud componeva il tridente di Thomas Schaaf che avrebbe vinto anche la DFB-Pokal. L’anno prima era arrivato a -23 dal Bayern campione. In dodici mesi ha sovvertito tutte le gerarchie e dato finalmente l’opportunità a Micoud di esprimersi al massimo del suo livello.

A Rostock, qualche chilometro più a est di Brema, un giovane Toni Kroos, che giocava nelle squadre locali, veniva ammaliato e si ispirava a quel fantasista. Ha rivelato in seguito che è stato il suo idolo d’infanzia, nonché la prima maglia comprata.

Johan Micoud Werder BremenGettyimages

Per il Werder Micoud è stato un’icona, un giocatore fondamentale in campo e anche fuori. Un talento speciale a cui sono stati perdonati anche alcuni eccessi, come la sberla rifilata a un giornalista o un duro confronto con il compagno Ernst. Lo aveva spiegato lo stesso direttore sportivo Klaus Allofs: c’è un regolamento da seguire, ma non tutti i giocatori sono uguali e loro lo sanno.

La sua ultima stagione è stata la migliore dal punto di vista statistico: 16 goal e 22 assist in tutte le competizioni, Champions League compresa. Un suo gol per poco non è valso un vero e proprio miracolo, non fosse stato per la celebre papera di Tim Wiese su Emerson contro la Juventus negli ottavi di finale. Ottavi peraltro raggiunti grazie a una sua doppietta contro l’Udinese nella fase a gironi, compreso il goal decisivo in un 4-3 folle.

Nel 2006 ha scelto di lasciare Brema e tornare in Francia, a 33 anni. Soltanto un numero, però, visto che le sue prestazioni in campo andavano solo in crescendo. A Brema hanno patito la sua mancanza per un periodo prima di abbracciare Mesut Özil e tornare alle vecchie abitudini in termini di fantasia dietro le punte.

A Brema si è liberato dell’ombra di Zidane, rimasta al massimo solo nel soprannome. Ma in fondo neanche in quello, se non marginalmente. Ormai Micoud era diventato soltanto Micoud. Ha chiuso nella sua Bordeaux, ormai una seconda casa. Allenato da Laurent Blanc sembrava poter tornare su buoni livelli. Un ultimo lampo, prima di chiudere la propria carriera a 35 anni, ritirandosi per dedicarsi alla produzione di vino.

“Non ce l'ho con lui, ma non ho apprezzato i modi. Avrei preferito che venisse presa una decisione insieme, o almeno discuterne. Prima di decidere di ritirarmi sono andato da lui e gli ho detto in faccia tutto quello che pensavo” ha rivelato all’Équipe.

Johan Micoud, Werder BremenGetty

Il suo erede è stato Yoann Gourcuff e al primo anno ha subito centrato la vittoria della Ligue 1. Micoud si è accontentato di ruolo da presidente del Cannes, la squadra della sua città, quella in cui ha iniziato, precipitata nelle serie minori. Poco prima aveva esplorato anche il mondo della musica, producendo una compilation di musica rock, pop e folk di Bordeaux.

Per il resto, si è segnalato qualche apparizione televisiva. Recentemente Micoud si è fatto notare per una dura critica a Thiago Silva (“per me non è un leader”) e al Real Madrid dopo il rigore che nel 2018 ha permesso a Cristiano Ronaldo di eliminare la Juventus ai quarti di Champions League.

“Ogni anno con il Real Madrid è sempre la stessa storia, mi disgusta. Bisogna dargli il torneo a settembre” la sua uscita a ‘Équipe 21’.

Zizou non gliele ha mandate a dire.

“Sono indignato quando si parla di furto. Si può dire che c’era o non c’era rigore. Non è normale dare una piattaforma a persone che dicono cosa del genere. Quando si parla di rubare non lo sopporto”.

Botta e risposta a distanza, anche un decennio dopo il ritiro. Certe rivalità non invecchiano mai. Al massimo si dimenticano quando si passa per Brema.

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