Dismessa una parte importante della rosa del Triplete, l'Inter di Massimo Moratti, nell'estate 2011 si trova con l'esigenza di dover ricostruire per il futuro. Il patron nerazzurro decide allora di investire in Sudamerica. Il direttore dell'area tecnica nerazzurra, Marco Branca e il D.s. Piero Ausilio, individuano nell'argentino Ricky Alvarez e nel brasiliano Jonathan Cicero Moreira i profili giusti per rinforzare la rosa della squadra milanese, affidata a Gian Piero Gasperini.
Il primo è un estroso argentino esploso in patria con il Velez Sarsfield, sulla carta in grado di ricoprire più posizioni nello scacchiere tattico, il secondo un esterno destro molto fisico, riserva del Santos, che i dirigenti nerazzurri pensano però abbia le qualità per raccogliere l'eredità di Maicon, ormai prossimo a lasciare la società milanese. Al cospetto di aspettative molto alte nei loro confronti, i due sudamericani erano considerati il futuro del club nerazzurro, ma finiranno per non mantenere le promesse, e, alla lunga, per essere bocciati.
L'INTER PESCA IN SUDAMERICA
Per Ricky Alvarez, detto 'Maravilla' per associazione con un cantante argentino, l'Inter sborsa 10 milioni e mezzo di euro. Il d.t. Branca è convinto della bontà dell'operazione, lo stesso patron Moratti si innamora calcisticamente del nuovo arrivato. E lo sbarco a Milano il 7 luglio 2011 è da vera star, con tanto di sciarpa nerazzurra al collo.
"Sono sempre stato tifoso dell'Inter, mio padre mi regalò questa sciarpa perché ha sempre adorato questa squadra. - svela a 'La Gazzetta dello Sport' - L' Inter è la squadra più grande del mondo, ed è la verità che per me essere qui è un sogno che si avvera. Non scherzo quando dico che sto realizzando un sogno: sono in un club importantissimo, e il fatto che ci siano tanti giocatori argentini può aiutarmi ad inserirmi al meglio, anche nel calcio italiano. Zanetti l' ho sentito, sì: mi ha dato il benvenuto e un in bocca al lupo".
Anche quando si tratta di descrivere le sue caratteristiche, Alvarez non si tira indietro e non esita a scomodare nomi importanti.
"Ho giocato da numero otto, da dieci e in un paio di occasioni anche da esterno di fascia. Posso fare l' esterno sinistro, l' esterno destro o giocare in mezzo al campo. Sono un centrocampista offensivo, mi piace attaccare, portar palla avanti cercando di smarcarmi. Un esempio? Un giocatore che mi è sempre piaciuto è Zidane".
Jonathan arriva più tardi, a fine luglio, è pagato 5 milioni di euro e anche lui ritiene di poter ricambiare la fiducia della società milanese. Le sue parole, in sede di presentazione ufficiale, non lasciano dubbi.
"Maicon ha scritto la sua storia nell'Inter e io voglio scrivere la mia - afferma il brasiliano - lui è uno dei migliori giocatori nella sua posizione, io cercherò però di fare il mio. Ho scelto l'Inter perché è uno dei club migliori al mondo, tutti i giocatori sognano di giocare in questa squadra, che cerca sempre di vincere i titoli per cui è in competizione".
L'ex Cruzeiro e Santos, spiega quindi quali sono le sue qualità.
"Come gioco? Mi dicono che sono molto simile a Maicon, io cercherò di fare del mio meglio e mi adeguerò alle indicazioni che mi darà l'allenatore. Nel Santos ho giocato con una difesa a quattro, mentre nel Cruzeiro anche con la difesa a tre. Non ci saranno quindi problemi ad adeguarmi".
Alvarez sceglie la maglia numero 11, quella cui è affezionato, mentre Jonathan deve accontentarsi della 42.
"Era un numero libero e siccome nel Cruzeiro ho fatto bene con il numero 2 e nel Santos con il numero 4..., ecco fatto, li ho combinati!".
DAL FLOP AL RILANCIO CON MAZZARRI
In pochi, in quel momento, considerano i limiti dei due acquisti, soprattutto se relazionati al tipo di calcio che si gioca in Italia. Alvarez ha nel 'mancinismo esasperato', per dirla alla Brera, allo stesso tempo il suo punto di forza e la sua debolezza. Con quel piede sa far fare alla palla quello che vuole, è vero, ma di fatto usa il destro solo per salire sul tram. A questo aggiunge una passione quasi ossessiva per il dribbling e una repulsione per il contatto fisico, che lo porta ad accendersi facilmente quando subisce qualche fallo duro. Jonathan ha buoni mezzi fisici, ma lascia perplessi molti quando, vedendolo all'opera, si accorgono degli inconfutabili limiti tecnici e tattici.
Se ne rende conto in primis Gasperini, che lo fa presente alla società, pretendendo innesti all'altezza, ma non viene ascoltato. L'Inter perde così la Supercoppa Italiana con i cugini del Milan, e nelle prime 4 giornate di campionato rimedia ben 3 sconfitte. Alvarez gioca in Supercoppa e debutta in Serie A nel k.o. per 4-3 contro il Palermo l'11 settembre, che costa la panchina al suo allenatore. Anche per Jonathan l'esordio in Serie A coincide con la debacle di Palermo, dopo la quale la società decide di cambiare allenatore, con la squadra che viene affidata a Claudio Ranieri, nel finale di stagione sostituito a sua volta con il tecnico della Primavera Andrea Stramaccioni.
I nerazzurri finiranno il campionato al 6° posto, per i due nuovi acquisti la stagione si rivela ampiamente al di sotto delle attese. L'argentino colleziona 2 goal in 29 presenze complessive in tutte le competizioni. Le uniche gioie arrivano per lui il 22 novembre nella gara di Champions League con il Trabzonspor, e in campionato nella trasferta di Lecce. Ancora peggio va al brasiliano, che dopo soltanto 6 apparizioni complessive, a gennaio viene mandato in prestito al Parma. Qui trova comunque più spazio, con 12 presenze e una rete, che gli valgono il ritorno alla Pinetina in estate.
I dirigenti nerazzurri pensano che sia soltanto questione di ambientamento, come testimoniano le parole di Marco Branca.
"Jonathan e Alvarez sono giocatori che riprenderei oggi stesso, come Castaignos, hanno solo bisogno di ambientarsi e di imparare i ritmi e le atmosfere del nostro calcio. Anche a me piaceva fare il calciomercato dei Vieira e degli Ibrahimovic, adesso le cose sono molto cambiate, il calcio è cambiato ed è ora che la gente apra gli occhi. Capisco che ci sia voglia di vincere e noi lavoriamo proprio per questo, solo che invece di comprare 'prodotti finiti' abbiamo scelto di puntare sui giovani e con i giovani bisogna avere pazienza, non ci sono alternative".
Il 2012-13 vede la conferma di Stramaccioni sulla panchina dell'Inter, e per Alvarez e Jonathan può essere l'anno del riscatto. Ma se Alvarez vive in effetti la sua miglior stagione, con 7 reti in 30 presenze totali, trovando spazio soprattutto nella seconda parte, con gli infortuni che tengono lontani dal campo Milito, Cassano e Palacio, Jonathan resta ai margini, totalizzando comunque 23 presenze e un goal grazie all'utilizzo in Europa League (appena 8 le presenze in campionato).
L'Inter si piazza però 9ª e nella stagione seguente, il 2013-14, un nuovo avvicendamento tecnico porta sulla panchina nerazzurra Walter Mazzarri. Il 3-5-2 del tecnico di San Vincenzo sembra fatto apposta per Alvarez e Jonathan, che trovano di fatto spesso spazio. L'argentino come mezzala sinistra o seconda punta, il brasiliano come esterno destro. L'avvio è sfolgorante, soprattutto per l'ex Velez, che pienamente rigenerato è uno dei più positivi della squadra nerazzurra che chiude in vetta il girone di andata.
Alvarez mette insieme 4 goal e 7 assist in 19 gare, e tutto fa pensare alla sua esplosione. Anche per Jonathan le cose vanno come non sono mai andate prima con la maglia dell'Inter. Moratti esulta.
"Sono stati acquistati perché si vedevano dei pregi e delle qualità in questi giocatori. Alvarez ci ha fatto vedere cose molto buone anche l’anno scorso e adesso entrambi sono sinceramente arrivati a un ottimo livello, quindi bene. Sono contento sia dell’investimento sia di Mazzarri che li ha visti e fatti crescere”.
Tutto sembra andare per il meglio, dunque, per la squadra e i due sudamericani. Ma così non sarà: l'Inter passa dai Moratti ad Erick Thohir, mentre la squadra è protagonista in negativo nel girone di ritorno, nel quale chiude al 5° posto. Alvarez aggiunge un solo assist al bel girone di andata, mentre Jonathan colleziona in tutto 32 presenze e 6 goal.
BOCCIATURA E CESSIONE
La stagione 2014/15 è quella dell'ennesima ricostruzione per i nerazzurri. In panchina torna Roberto Mancini. Branca, colui che aveva portato a Milano Alvarez e Jonathan, non c'è più e ha lasciato la società a febbraio. Per loro nella nuova Inter non c'è più spazio.
Il giocatore argentino è ceduto in estate al Sunderland in prestito con diritto di riscatto, e fino ad oggi, anche nelle sue esperienze più recenti con gli inglesi, la Sampdoria e i messicani dell'Atlas non è mai riuscito a convincere. Il brasiliano inizia la stagione con la squadra milanese, ma dopo 2 presenze fa ritorno in Brasile. Con il Fluminense gioca poco, gli va meglio successivamente con la maglia dell'Atletico Paranaense. Oggi, sia Jonathan che Alvarez hanno appeso gli scarpini al chiodo.
Acquistati come potenziali pilastri per l'Inter del futuro, entrambi hanno fallito, non riuscendo a mantenere i proclami fatti quando arrivarono in Italia. I tifosi nerazzurri li ricorderanno a lungo come palese esempio di cattiva programmazione da parte del club.