La situazione, ormai, è disperata. Senza tanti giri di parole, la Juventus è in crisi nera. E, ora, i numeri diventano davvero impietosi. Basti pensare che era dalla stagione 2015-16 che la Vecchia Signora non otteneva dieci o meno punti nelle prime sette di campionato. Il tutto, alle prese con un calendario tutto fuorché proibitivo: Sampdoria, Spezia, Salernitana e Monza. Per un totale di 5 lunghezze sulle 10 totali finora ottenute.
Madama assomiglia a un enorme punto interrogativo: non c’è identità, non c’è senso di appartenenza, non c’è amor proprio e – allo stato attuale delle cose – nemmeno la soluzione per poter riemergere dalle sabbie mobili.
E se l’ad Maurizio Arrivabene prima della disfatta di Monza ha voluto fare quadrato attorno a Max Allegri, diventa impossibile – con un rendimento di questo tipo – non soffermarsi sulla guida tecnica. Che, ad oggi, non è stata minimamente capace di venirne a capo.
Manca anche la testa, come testimoniato dal rosso di Angel Di Maria, che potrebbe costargli una squalifica non banale. Una gomitata al petto di Izzo, al netto della teatralità dell’avversario, che sottolinea come i nervi non siano saldi. E questo, se vogliamo, è concretamente l’aspetto più preoccupante della vicenda. In quanto i bianconeri possono ancora cambiare ritmo, a patto però che si abbia voglia di farlo. Di certo, da un giocatore dell’esperienza del Fideo, aspettarsi un altro atteggiamento dovrebbe rappresentare la base del discorso.
Il resto, invece, diventa difficile da commentare. Perché anche fino al rosso di Di Maria non è che la Juve abbia brillato. Anzi, tutt’altro. Messa sotto nel gioco dal (fu) fanalino di coda, Madama oltre agli ormai soliti annosi problemi strutturali ha anche proposto una condizione scadente. E qui Allegri e il suo staff hanno parecchie responsabilità.
Prossima partita
In definitiva, una (non) squadra a pezzi mentalmente e fisicamente. E la sosta, considerando i tanti giocatori convocati in Nazionale, non sembra potersi rivelare un valido alleato. Ci sarebbe da lavorare enormemente anche dal punto di vista tattico, magari scegliendo un sistema di gioco base, ma qui – secondo l’Allegri pensiero – la differenza viene effettuata dalla profondità della rosa.
Ecco allora l’ibrido al potere, destinato ad andare ancora in scena, in quanto svolte all’orizzonte non se ne intravedono. Non convince il 4-3-3, non convince il 3-5-2, non convince niente. E, al netto di defezioni e squalifiche, certe partite – alla Juventus – non sono ammissibili. Figuraccia. L’ennesima.