Fino a gennaio, Kelvin Yeboah è stato il miglior marcatore italiano in Europa, con i suoi 11 goal segnati con la maglia dello Sturm Graz. Poi ha scelto di sposare la causa del Genoa, di tornare in Italia e di mettersi in gioco nel paese in cui è cresciuto e del quale veste anche la maglia a livello di Under-21, con cui ha esordito lo scorso settembre.
In questo mese di maggio il nipote di Tony Yeboah, grande attaccante che negli anni ’90 ha brillato in Bundesliga e in Premier Laegue, è entrato anche nel mondo della nazionale maggiore: è stato chiamato da Roberto Mancini per lo stage che ha coinvolto quasi 50 giovani prospetti azzurri.
In esclusiva a GOAL, il classe ha raccontato le sue sensazioni, azzurre e non solo.
“È stata una bella sensazione essere con il CT è il suo staff. È stato fantastico. Il livello era alto, conoscevo molti dei miei compagni quindi per me è stato facile giocare con loro.
Non ho parlato molto con il mister. È una persona tranquilla. Ho parlato più con De Rossi, che era con lui. Mi ha dato qualche suggerimento. Lo staff in generale è stato molto disponibile. Esser in nazionale è sempre una bella sensazione”.
L’azzurro dei grandi rimane un grande obiettivo.
“Ora sono con l’Under-21 e penso a dare il meglio qui, poi vedremo. Di certo essere chiamato da Mancini e conoscere la nazionale maggiore è bello. L’Italia è parte di me, sono cresciuto qui. Non so cosa succederà dopo. Italia e Ghana sono nel mio cuore. E ai mondiali tiferò Ghana”.
La storia di Yeboah, infatti, si divide soprattutto tra l’Italia e il Ghana.
Prossima partita
“Sono nato ad Accra, e sono arrivato in Piemonte quando avevo due anni, nel 2003.
Quando ero piccolo guardavo molto Ronaldinho e anche Ronaldo brasiliano, poi Cristiano quando era al Manchester United. Seguivo anche Robinho, Pato… Tanti brasiliani? Sì, come non potevo? Sono la miglior nazione di calcio al mondo.
Crescere calcisticamente in Italia è una grande sfida, ci sono tanti grandi difensori, allenatori molto preparati tatticamente, quindi ti porta ad essere più creativo per crearsi spazi e saltare l’uomo. Per gli attaccanti è un grande posto, perché bisogna impegnarsi per segnare”.
Poi l’avventura inglese al West Ham e successivamente la decisione di provare l’avventura in Austria, culminata nel trasferimento allo Sturm Graz nell’estate 2021.
“Mio fratello si è trasferito a Londra per studiare. Papà ha pensato che l’Inghilterra potesse essere adatta alla mia crescita e che si poteva cercare un club lì. Mi sono trasferito quando avevo 15-16 anni, fatto un paio di provini, poi sono andato al West Ham, per poco però. Avevo un agente che mi ha detto che avrei dovuto giocare subito in una prima divisione, perché stavo diventando fisicamente forte. Quindi ho girato un po’ facendo vari provini e alla fine sono andato in Austria.
È stata un’esperienza molto positiva. Ho imparato tanto, a partire dall’essere solo, vivere da solo, è stato fantastico anche per questo. Sono cresciuto. In campo ho avuto tanto spazio e ciò permette di costruirsi tanta fiducia”.Getty Images
I suoi goal hanno presto portato a paragoni con lo zio Tony, che a Francoforte è considerato una leggenda per le sue gesta con l’Eintracht, all’inizio degli anni ’90.
“Crescendo, ricordo che papà mi faceva vedere i video di zio Tony quando giocava, e cantava cori e le canzoni su di lui. Io e i miei fratelli guardavamo le partite sempre insieme. È stato una grande ispirazione. Aver qualcuno vicino che ce l’ha fatta ti fa capire che si può diventare un professionista. È bello avere in mente i suoi goal: Ho parlato tanto con lui durante questa stagione”.
E il futuro in Bundesliga è un’opzione per Kelvin, che però non esclude nulla.
“Il mio tedesco è buono visto che ho vissuto 4 anni in Austria. Di certo, visti i trascorsi di mio zio, sarebbe una bella cosa. Non penso avrei grandi problemi ad adattarmi.
La Premier League è una delle migliori leghe del mondo, la velocità è pazzesca. Come intensità e rapidità è più il mio tipo di calcio. Ma anche essere in Italia mi ha aiutato molto. Quando si è giovani bisogna giocare in più campionati possibili, perché l’esperienza è ciò che serve per diventare un top player.
In questi giorni però ho pensato solo alla nazionale per ora quindi ancora non ho preso una decisione. Poi parleremo con il Genoa e vedremo quale sarà la migliore opzione. È stata un’annata intensa e difficile, dentro e fuori dal campo. Ho imparato tanto, anche mentalmente, anche se solo in pochi mesi. Non abbiamo raggiunto l’obiettivo, ma cerco sempre di guardare il lato positivo”.