Stefano Mauri Lazio Empoli Serie A

La controversa carriera di Stefano Mauri: dal carcere alla vittoria della Coppa Italia

Per raccontare la carriera di Stefano Mauri, ed in particolare la sua grande avventura alla Lazio, si potrebbe cominciare da una miriade di aneddoti: ma l’ex Capitano biancoceleste ha visto la sua vita macchiata anche dal capitolo del carcere e del calcioscommesse.

Ha affrontato tutto questo sempre con la fermezza e l’annuncio dell’innocenza: è stato squalificato per omessa denuncia, è stato lontano dai campi da calcio per mesi e nel 2019 ha visto cadere ogni accusa sul suo conto. Impossibile, quindi, parlare di Stefano Mauri senza ricordare quel tremendo periodo della sua carriera.

Comincia tutto nel dicembre del 2011, nel pieno della sua avventura con la Lazio, di cui è già un simbolo. Segna, viene impiegato in più ruoli e giorno dopo giorno piace sempre di più ai tifosi biancocelesti, perché incarna in tutto e per tutto la vera anima laziale (non a caso sarà uno dei giocatori più decisivi nei Derby di quel periodo).

Stefano Mauri viene coinvolto nell'inchiesta sul calcioscommesse dopo le parole di Carlo Gervasoni, giocatore precedentemente arrestato e che ha ammesso di aver truccato alcune partite di serie B.

Si tratta dell’operazione passata alla storia come “Last Bet”, quella che iniziò ufficialmente a giugno del 2011 e che vide come primi indagati Cristiano Doni, Stefano Bettarini e Beppe Signori. Mauri viene tirato in ballo a dicembre, nell'ambito della seconda tranche dell'inchiesta della procura di Cremona.

Il giocatore si professa estraneo ai fatti, continua a giocare con la Lazio, anche se sicuramente non sereno al 100%, fino al fatidico maggio del 2012. Il 28 maggio, infatti, una nuova ondata di provvedimenti restrittivi colpì, fra gli altri, proprio Stefano Mauri.

L’ex centrocampista viene posto in custodia cautelare da parte del GIP di Cremona Guido Salvini, a seguito della scoperta di una scheda telefonica che secondo l'accusa sarebbe stata usata dal giocatore per concludere le combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio (in questo filone viene accusato anche Omar Milanetto, che nel frattempo si trasferì dal Genoa al Padova).

Insomma, Mauri finisce in carcere e ci resta dal 28 maggio al 4 giugno del 2012: dopo gli vengono concessi gli arresti domiciliari fino al 14 dello stesso mese. Un periodo della sua vita che, come racconterà in seguito, resterà ovviamente impresso a ferro e fuoco nella sua pelle.

“La squalifica sportiva e soprattutto il carcere sono cose che mi hanno segnato profondamente e mi resteranno dentro. Entri in contatto con un mondo che, finché non lo vivi, non puoi neppure immaginare. È qualcosa che però ti fortifica anche. Perché poi dopo non ti fa paura più nulla. Molti mi fanno notare che il mio rendimento è migliorato dopo questa vicenda. Ma io non ne sono così sicuro”.

Già, perché Stefano Mauri la stagione seguente torna in campo, in attesa del giudizio. Si tratta della stagione 2012/2013: è il Capitano di quella squadra allenata da Vladimir Petkovic, che coronerà uno dei traguardi maggiormente festeggiati, tutt’ora, dal popolo della Lazio.

Lazio Coppa Italia 2013Getty Images

Nel maggio del 2013, per la precisione il 26 maggio, Stefano Mauri e la Lazio alzano la Coppa Italia ‘in faccia’ (slogan che accompagna i biancocelesti ancora oggi) ai rivali storici della Roma, vincendo la finalissima della competizione per uno a zero.

Stefano Mauri alza quella Coppa Italia da Capitano, ad un anno dal carcere e dai domiciliari: a quanti calciatori sarà capitato di vincere un trofeo da protagonista dopo aver assaggiato l’esperienza del carcere?

Un mese dopo da questa gioia, però, torna l’incubo: il 24 luglio il procuratore federale Stefano Palazzi chiede per Mauri una squalifica di 4 anni e 6 mesi. Una pesantissima accusa da parte della procura, che però in primo grado verrà ridimensionata: il 2 agosto successivo viene infatti squalificato per 6 mesi per la sola omessa denuncia relativamente alla gara contro il Genoa.

Tra aggiunte di squalifiche e riduzioni di pena, Stefano Mauri in buona sostanza starà lontano dai campi da calcio fino al 9 febbraio del 2014, quando torna in occasione del Derby capitolino contro la Roma, partita pareggiata 0-0.

Il pubblico della Lazio si divide un po’, ma la stra-grande maggioranza sta dalla parte del suo Capitano, osannato a via di cori e applausi.

Un’esperienza, quella del carcere e della squalifica, che ti fortifica sicuramente, come confermato dallo stesso ex giocatore, e che infatti porta Mauri a moltiplicare in termini di qualità il suo rendimento nella stagione successiva.

Arriviamo così alla stagione 2014-2015, con Stefano Mauri ormai libero, sereno e pronto per cominciare da zero una nuova annata con la sua Lazio. Gli ultimi anni sono stati parecchio complicati, lui ha già 34 anni e tutti pensano che la carriera del centrocampista laziale sia ormai agli sgoccioli finali.

La pensano tutti così tranne Stefano Pioli, che ribalterà completamente ogni pronostico sulla Lazio in generale e sulla posizione specifica dell’ex calciatore di Udinese e Modena.

Mauri non ha più lo sprint di una volta, lo scatto e la resistenza. Ma è maturato tantissimo, ha affinato le sue capacità tattiche e la sua furbizia in campo sotto ogni aspetto. Pioli gli ritaglia un posto ad hoc: trequartista nel 4-2-3-1 spettacolare che la Lazio giocherà quell’anno.

Una squadra offensiva, che espone un pressing altissimo, micidiale in contropiede e sùbito pericolosa in area quando recupera palla in zona offensiva. Mauri non deve correre lungo tutto il campo: lui sarà preziosissimo a supporto della punta, si specializzerà negli inserimenti con e senza palla, e alla fine della stagione segnerà 9 goal in quella Serie A, suo record personale di sempre in un singolo campionato.

Questa stagione, conclusa con il terzo posto della Lazio in Serie A, sarà il suo ultimo canto del cigno. Nell’estate del 2015 infatti la sua avventura a Roma sembra poter finire, con il contratto in scadenza a giugno che non viene rinnovato.

In piena estate poi il ripensamento da parte di Claudio Lotito e Igli Tare: meglio continuare a puntare per un altro anno su Stefano Mauri, che rappresenta un cardine all’interno della squadra e soprattutto dello spogliatoio. L’idea è giusta, ma nell’applicazione risulta quasi fallimentare.

La stagione 2015-2016 sarà veramente l’ultima di Mauri con la maglia della Lazio, ma sarà quasi disastrosa, per lo meno rispetto all’annata precedente: la squadra esce ai play-off di Champions League e fallisce l’obiettivo più importante, in Serie A finisce all’ottavo posto ed uscirà malamente anche da Europa League e Coppa Italia. Sarà la fine anche dell’avventura di Pioli e l’inizio dell’era di Simone Inzaghi, che Mauri sfiorerà soltanto in parte.

In estate infatti le strade con la Lazio si separeranno in modo definitivo, con il giocatore ormai 36enne. Lui però non è ancora pronto di appendere gli scarpini al chiodo. Il 10 gennaio 2017 viene preso a parametro zero dal Brescia dell'ex compagno Cristian Brocchi dopo essersi allenato per qualche mese con il Racing Club Roma, squadra militante in Lega Pro allenata da Giuliano Giannichedda. Colleziona 12 presenze in Serie B segnando anche un goal, il 18 marzo contro lo Spezia. A fine stagione si ritira.

Una carriera vissuta all’interno di un ottovolante, su e giù, tra continue discese e risalite. I goal, le giocate da urlo, le rovesciate, il carcere, le stagioni di crisi ed il picco di quella Coppa Italia vinta contro la Roma, con la Coppa alzata con la fascia da Capitano al braccio. Volete un consiglio: non provate a toccare Stefano Mauri ai tifosi della Lazio.

Pubblicità