Magallanes

Magallanes da sogno: dalla B sfiorata con l'Atalanta al Real Madrid Campione d'Europa

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Passeggi per la strada come ogni giorno. Attraversi sempre lo stesso incrocio, vedi i campi e le poche case presenti. Non ci abita quasi nessuno. Due, tre, cento volte, poi un giorno cambia tutto. Trovi il biglietto della lotteria per terra, non sai perché e come sia avvenuto. Non hai la ferma sensazione di meritarlo, ma l'hai ottenuto e tra i dubbi, passi alla cassa e inizi la tua nuova vita. Forse è ciò che ha pensato Federico Magallanes nell'estate del 1998, da giovane sudamericano nella A dei campioni ai campionissimi ad ovest.

Non gira per il mondo come il suo omonimo, lo fa con parsimonia e attenzione senza esagerare. Anche perché non ha i geni giusti, non viene da una stirpe di geni. Alcuni sì, ma il movimento uruguagio dopo Francescoli, Schiaffino e Ghiggia è ancora piuttosto limitato. Cambierà tutto in maniera fantascientifica di lì a poco, vista la nazione relativamente piccola capace di regalare Suarez, Forlan e Cavani tutti insieme. Altra storia. E' un Magellano che ci ha creduto di meno e in cui in tanti forse hanno creduto troppo.

Lui, Gerardo Federico González, crede in sé stesso, ma ha dei grossi limiti. Non arriviamo a parlare del luogo comune né carne né pesce, ma da centravanti segna poco, da ala corre meno di altri. Eppure Magallanes approda in Serie A, seppur nella lotta salvezza di Bergamo. L'Atalanta che ha cresciuto Inzaghi e Vieri insieme a decine di futuri campioni, transita nelle zone impervie, tra rovi e scogli che possono portare alla discesa negli inferi di B. Sempre. Guai ad abbassare la guardia.

Ha vent'anni a Bergamo, ed è stato scelto dopo le prime due stagioni con il Penarol. Una discreta media realizzativa, dei simpatici ricci in testa e il sogno di seguire le orme italiane ed internazionali di Francescoli. Gioca poco, segna ancora meno (tre reti) ed arriva, dopo un biennio atalantino, l'estate del 1998. Come ogni uruguaiano che si rispetti, dietro di lui, con le mani tese ad evidenziare la sua forza e importanza, c'è Paco Casal , padre padrone di chi arriva da Montevideo e dintorni.

Non è un agente, è super-agente. Di quelli che può cambiare le squadre in toto, con accordi preziosi e letali. Se dice, dice legge. In quell'estate la sensazione è solo una: quel trasferimento è solo per tenersi buono Paco Casal, per accontentarlo. Dietro non c'è un pensiero realmente positivo sul suo assistito, non è il nuovo Francescoli. Eppure ce la fa, dove altri mille milioni hanno fallito. Magallanes viene ingaggiato dal Real Madrid. Dopo tre goal in due anni, aver lottato per la Serie B e averla sfiorata in primavera . Assurdo.

In punta di piedi, quasi terrorizzato, Magallanes arriva al Real Madrid, scosso, turbato, dubbioso. Non lo capisce, a dieci anni di distanza:

"Ero in vacanza ad Ibiza e ricevetti la chiamata del mio agente, dicendomi di stare attento al telefono perchè avevo la possibilità di firmare con il Real Madrid. Io gli dissi 'ma veramente? Professionalmente non ho fatto molto per andare in questa squadra...".

Ma Paco Casal tutto può e guadagna tra lo stupore generale, il viaggio del suo Magellano. Magallanes prende mappe e cartine di Madrid, che vive una strana situazione. E' campione d'Europa da qualche settimana, ha battuto la Juventus in finale tornando sul tetto del continente. Tra Raul e Hierro, il giovane sudamericano. Che già vede tutto oro, ma niente luccica.

Hiddink, in panchina, alza le spalle: non l'ha mai visto giocare, lo ammetterà. Ce l'ha nello spogliatoio, lo manda in campo in un'amichevole contro l'Herclues prima dell'arrivederci. El Pelusa, questo è il suo soprannome, al primo allenamento con il Real Madrid firma tanti autografi. Proprio tanti: peccato che ad ogni firma, i fans chiedono chi sia.

E' un giovane che qualcuno a Torino (Romero, ex AD granata) definirà un mix tra Gento, Meroni e Best. Una furia. Persa nel vento, dubbiosa su come abbia fatto a raggiungere i Blancos. Ma è lì, è pronto. Viene spedito al Santander, gira che ti rigira fa flop ovunque. Anche al ritorno in Italia con granata e Venezia.

Ma vuoi mettere la soddisfazione di aver fatto toccare quei lunghi capelli, nel frattempo cresciuti, sulla camiseta del Real Madrid per qualche settimana?

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