Il calcio, in Argentina così come in altri paesi del Sudamerica, è associabile ad una religione laica, valvola di sfogo per dimenticarsi dei problemi della vita: se poi nasci a Rosario - città che ha dato i natali a diversi giocatori di livello, tra cui Lionel Messi -, passare il proprio tempo libero senza un pallone ai piedi è praticamente impossibile e, in un certo senso, anche malvisto dalla popolazione locale. E' in questo contesto che Santiago Solari inizia a sviluppare una carriera più che discreta, non eccezionale ma comunque densa di soddisfazioni e trofei: d'altronde crescere in una famiglia di calciatori (lo sono stati lo zio Jorge e il fratello Esteban, mentre l'altro fratello David è ancora in attività) è un incentivo decisivo per far sì che la propria vita giri attorno a quell'oggetto sferico tanto amato nel mondo.
Chi nasce a Rosario è chiamato a compiere una scelta tra le due fazioni del tifo: da una parte i 'Leprosos' del Newell's Old Boys, dall'altra i 'Canallas' del Rosario Central. Solari sceglie i primi, coloro che a soli 18 anni gli regalano la chance di assaggiare le emozioni del grande calcio argentino: una vetrina che gli vale il passaggio al Renato Cesarini, prima della chiamata del River Plate. E' a Buenos Aires che Solari spicca il volo a suon di titoli: due campionati di Apertura, uno di Clausura, una Supercoppa Sudamericana e, soprattutto, la Copa Libertadores del 1996, vinta assieme a gente del calibro di Hernan Crespo ed Enzo Francescoli, per fare due nomi. Quella squadra è una fucina di talenti, l'oasi perfetta per tutti gli osservatori europei: compresi quelli dell'Atletico Madrid che, nel gennaio 1999, portano Solari in Spagna.
Un curriculum già troppo corposo per poter passare inosservato, le classiche stigmate del predestinato ad accompagnarne lo sbarco in Europa: ed effettivamente Solari soddisfa le aspettative sul suo conto, diventando uno dei leader dei 'Colchoneros' e toccando l'apice nella seconda stagione, chiusa con sei reti realizzate in Liga. Un bottino niente male per un 22enne, il 'gancio' perfetto per l'avventura in uno dei due club più prestigiosi di Spagna: al Real Madrid gioca suo cugino (sì, è proprio una famiglia dedita al calcio), quel Fernando Redondo passato anche in Italia al Milan e tartassato dagli infortuni, e si dice che sia proprio lui a spingere per l'acquisto con i dirigenti dei 'Blancos'. Uno sponsor niente male per Solari che, nell'estate del 2000, si trasferisce sull'altra sponda del Manzanarre per poco più di 3 milioni di euro.
GettyQuel Real si è da pochi mesi laureato campione d'Europa ed è già considerato 'galactico' per una rosa dal valore astronomico, un agglomerato di stelle in piena regola. In mezzo a tutti quei campioni, Solari rappresenta la 'normalità' per quanto riguarda diversi aspetti, non solo quelli tecnici: spesso lontano dalle luci dei riflettori, il ragazzo di Rosario compensa la minore qualità con l'impegno profuso in allenamento e in campo, caratteristica che gli consente di farsi spazio tra compagni dai nomi altisonanti come Roberto Carlos e Luis Figo. L'idillio, però, rischia di rompersi nell'estate 2002: il Real Madrid sta impegnando tutte le sue forze nella trattativa con l'Inter per arrivare a Ronaldo, sbarcato nella capitale spagnola soltanto sul gong della sessione estiva.
E' un negoziato infinito, che trova la sua positiva conclusione l'ultimo giorno utile: per acconsentire alla cessione del 'Fenomeno', i nerazzurri accettano 35 milioni di euro più altri 10 legati al potenziale successivo acquisto di Solari, che effettivamente non si concretizzerà. La presenza dell'argentino all'interno dei discorsi tra i club è confermata dall'allora direttore generale interista, Massimo Moretti, nel corso di un'intervista rilasciata a 'La Gazzetta dello Sport'.
"Se a dicembre prendiamo Solari rinunciando a dieci milioni di euro e poi lo rivendiamo ne incassiamo 18. Questa è la sua valutazione sul mercato spagnolo. A quel punto 35 milioni di euro più 18, porterebbero l'incasso totale a 53 milioni, ovvero cento miliardi di vecchie lire".
L'Inter invece rinuncia a Solari, preferendo accaparrarsi altri 10 milioni sicuri che portano il totale della cifra spesa dal Real a 45 milioni. Poco male per il classe 1976, reduce nel frattempo dalla vittoria della Champions League e prossimo a conquistare la Coppa Intercontinentale. Lui ancora non sa, però, di essere legato ai colori nerazzurri da un filo diretto e invisibile, tanto che quel matrimonio soltanto sfiorato nel 2002 conoscerà il lieto fine tre anni più tardi.
E' il 2005 quando Massimo Moratti decide di 'saccheggiare' il Real Madrid per scrivere la parola fine sull'inseguimento dello Scudetto: a Milano arrivano Walter Samuel, Luis Figo e anche Solari, probabilmente il meno 'appariscente' dei nuovi tre moschettieri provenienti dalla Spagna. Anche in Italia, la storia sembra ripetersi: in un'Inter colma di prime donne, Solari recita il ruolo di rincalzo di lusso con la naturalezza di chi ha già agito con quei panni addosso, adempiendo perciò i suoi compiti ben delineati fin dal principio della sua esperienza interista.
Getty ImagesSolari resta in Italia per i tre anni del contratto, tutti agli ordini di Roberto Mancini: il suo addio coincide con quello del tecnico jesino, non prima di aver portato a casa tre Scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane. Che la sua carriera stia vivendo una fase calante lo si 'intuisce' dal ritorno in patria per giocare col San Lorenzo, per poi volare in Messico all'Atlante e in Uruguay al prestigioso Peñarol, dove nel 2010 dice basta col calcio giocato. Questi, peraltro, sono gli anni in cui la sorella Liz diventa un volto noto del cinema italiano con la partecipazione a diverse pellicole che la fanno conoscere al grande pubblico.
L'intelligenza mostrata sul terreno di gioco non può che sfociare nel percorso necessario per diventare allenatore: a dargli questa opportunità è il Real Madrid che, nel 2013, gli affida la panchina della formazione Cadete B. Qui Solari è protagonista di una scalata di categoria in categoria che in tre anni lo porta a guidare il Castilla, l'anticamera della prima squadra: quando nell'ottobre 2018 Julen Lopetegui viene esonerato da Florentino Perez, il profilo di Solari balza subito in pole nell'incredulità generale, motivata dall'assenza di esperienze di livello in un curriculum ancora giovane. Perplessità di cui il presidente madrileno non tiene conto: il 29 ottobre Solari, infatti, viene ufficialmente nominato allenatore ad interim del Real Madrid.
L'impatto è più che positivo, e i paragoni con altri mostri sacri della panchina si sprecano: il Real macina goal e vittorie, e l'effetto Solari sembra aver dissolto l'incantesimo causato dal clamoroso divorzio con Cristiano Ronaldo, trasferitosi in estate alla Juventus. A Perez bastano appena due settimane per capire che l'ex centrocampista è l'uomo giusto per ripartire con un progetto a lungo termine: il 13 novembre Solari firma un contratto fino al 30 giugno 2021, mossa che col senno di poi si rivelerà disastrosa e figlia della frenesia di voler trovare a tutti i costi (e in brevissimo tempo) un degno erede di Zinedine Zidane.
A differenza del suo ex compagno di squadra, Solari non otterrà i risultati sperati: l'accordo biennale si trasforma in un boomerang che torna indietro e colpisce in pieno il viso, con la sensazione evidente che con l'avvento della 'sicurezza' del posto siano sorti anche dei problemi irrisolvibili all'interno di uno spogliatoio sempre più spaccato. Il successo nel Mondiale per Club è solo una toppa su un epilogo che prende corpo nella settimana tra il 27 febbraio e il 5 marzo 2019, quella che decide il destino di Solari: il Real Madrid perde consecutivamente per due volte contro il Barcellona in Coppa del Re (0-3) e in Liga (0-1), prima di essere umiliato dall'Ajax (1-4) nel ritorno degli ottavi di Champions League che segna la fine di un'era.
Il Real Madrid è fuori dai giochi in tutte le competizioni, un'onta impossibile da sopportare per Florentino Perez che non si fa impietosire dalla successiva vittoria sul campo del Valladolid: questa è l'ultima recita di Solari, esonerato e, di conseguenza, 'bruciato' sull'altare delle pressioni che il ruolo di allenatore dei 'Blancos' richiede. Al suo posto torna Zidane per inaugurare il suo secondo ciclo, non fortunato come il primo.
Per Solari si apre un periodo fatto di riflessioni e ricerca di opportunità, concluso dopo quasi due anni: il 29 dicembre 2020 assume la guida del Club America in Messico, nazione che ne aveva ospitato le gesta durante gli ultimi scampoli della carriera da calciatore, da cui viene esonerato il 2 marzo 2022. Una ripartenza dal 'basso' dopo aver raggiunto la vetta: forse troppo presto, in un calcio che viaggia alla velocità della luce senza concedere il tempo necessario per scrivere la propria storia.