La nascita della Superlega è un evento improvviso e, per questo, il terremoto venutosi a formare all'interno del calcio europeo è un cataclisma di dimensioni enormi: la scelta delle dodici società fondatrici ha trovato più dissensi che consensi, come prevedibile peraltro.
In Italia, ad esempio, è partito l'ostracismo nei confronti di Juventus, Inter e Milan: secondo quanto riportato dall'edizione odierna de 'la Repubblica', nell'ultimo consiglio della Lega Serie A convocato d'urgenza si è concretizzata una rottura destinata ad avere strascichi anche in futuro.
Il presidente Paolo Dal Pino e l'amministratore delegato Luigi De Siervo hanno guidato l'assemblea convocata per mettere nero su bianco al documento congiunto con l'UEFA, che nel pomeriggio di ieri ha informato i club sulle eventuali conseguenze in merito all'adesione al nuovo progetto continentale.
A svelare il 'bluff' è stato il presidente milanista Paolo Scaroni manifestando la propria contrarietà e facendo capire che il Milan, così come l'Inter e la Juventus, era coinvolto a pieno nel 'golpe'. Nessun voto, invece, da parte di Giuseppe Marotta che, essendo consigliere federale, non può esprimere la sua preferenza in Lega.
Ma l'aspetto più altisonante sarebbe la richiesta avanzata da tre società, nello specifico Atalanta, Verona e Cagliari si sarebbero dette a favore dell'esclusione di Juventus, Inter e Milan dalla Serie A, nonostante le prime due solo pochi giorni fa avessero chiesto la testa di Dal Pino in sintonia con bianconeri e nerazzurri.
Ricostruzione questa smentita dal Verona tramite una nota ufficiale diramata nel pomeriggio di lunedi.
"Rispetto a quanto riportato oggi da un quotidiano nazionale, Hellas Verona FC precisa di non aver fatto alcuna richiesta di estromissione di altri Club da qualsivoglia competizione e - contestualmente - di non aver preso posizione nell’Assemblea di ieri della Lega Serie A, riservandosi di fare le proprie valutazioni a tempo debito".
All'orizzonte comunque si avvista una stagione di ricorsi e battaglie legali che le squadre 'ribelli' avevano da tempo messo in conto, lavorando al fianco di un partner strategico come JP Morgan in grado di mettere sul piatto la bellezza di oltre 5 miliardi di euro.
Fino a prova contraria, però, gli scissionisti non hanno intenzione di dire addio alla Serie A e, tantomeno, alle altre coppe ufficiali fino all'avvio della Superlega.
L'opposizione si chiede, comunque, anche quanto varrebbe il massimo campionato italiano senza la presenza delle tre squadre più iconiche, vincitrici di ben 72 Scudetti; inoltre i giocatori delle società coinvolte davvero accetterebbero l'idea di non poter giocare Mondiali ed Europei? E chi arbitrerebbe le gare della Superlega? Quesiti leciti a cui - si spera - avremo delle risposte in tempi relativamente brevi.