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Rivalità Cagliari-Napoli: i perchè e i come, da Fonseca allo spareggio

Ci sono i derby, le stracittadine. Di nome e di fatto. Restando in ambito italiano e alla top tre, Roma, Milano, Genova. Ci sono i derby nati da famiglia allargata, come quelli regionali, su tutti Palermo contro Catania. Ci sono i derby nati ad hoc, vedi quello d'Italia tra Inter e Juventus. E infine quelli a senso unico, vissuti con l'aria epocale solamente da una parte dalla barricata, mentre l'altra rimane sulle solite posizioni.

Possono quasi arrivare alla parola derby - senza mai farla veramente propria - tutte le gare giocate dalle piccole contro le grandi, specialmente contro la Juventus, dove ogni provinciale tenta di giocare la gara della vita: proprio come in un derby. In tale macrocosmo c'è un microcosmo particolare, al Sud: a seconda, ovviamente, di dove piazzate Cagliari . La rivalità ventennale contro il Napoli .

CONTESTO STORICO

Ogni sardo che ha udito nell'etere dell'esistenza del calcio di Serie A almeno una volta nella propria vita, trasmesso da amici, parenti e conoscenti per osmosi o per dipendenza patologica propria, è consapevole dell'acredine dei tifosi del Cagliari nei confronti di quelli del Napoli. Non c'è gara stagionale che attiri più di quella contro gli azzurri, una chiamata alle armi in città, davanti alla tv, nei bar, sui social.

Dall'altra parte, silenzio assoluto. Ai tempi di Cellino era venutasi a creare una minima risposta da parte di Napoli, pronta ad attaccare per godere delle sconfitte del presidente rossoblù, più che della sua squadra. Dopo il suo addio, dopo l'esplosione di grandezza del team partenopeo, rivalità a senso unico.

 

Cagliari

 

Se il Napoli ha sempre vissuto con grande ardore la battaglia geopolitica contro gli squadroni del nord , tra l'altro esultando per la vittoria del Cagliari scudettato nel '70 (altri tempi), quasi tutte le squadre d'Italia hanno ottenuto la propria nemesi. Rivalità che non avrebbero potuto proliferare senza l'adesione da entrambe le parti. Eppure anche in una rivalità a senso unico , l'altra parte sotto sotto si sente attratta dalla possibilità di avere a che fare con questa parte di leggenda.

I tifosi del Cagliari non hanno mai trovato qualcuno che li completasse, chiusi, per fortuna o per sfortuna, in una magica isola. Per vincere lo Scudetto e lottare in Europa hanno dovuto superare i propri confini. Per trovare una ragione di vita competitiva, hanno dovuto scavalcarli. Nonostante la Torres .

Negli anni '80, ai tempi grami della Serie C1, c'è stata la grande battaglia contro la squadra di Sassari, e ancora oggi la rivalità tra le due città permane, ma sopratutto davanti ad una contrapposizione tra nord e sud Sardegna più che davanti ad duello sportivo creatosi con basi solide. Del resto la squadra del capoluogo è l'unica a rappresentare l'isola ai massimi livelli, mentre gli altri rossoblù hanno sempre veleggiato nelle serie inferiori, specialmente la terza e la quarta.

L'OMBRELLO DI FONSECA

Inizio anni '90, i gloriosi anni '90 dell'Italia. Calcistica. Da Montevideo sbarca in Sardegna Daniel Fonseca , dentuto 21enne che ha folgorato gli scout del Cagliari. Non un bomber letale, ma un buon attaccante per una formazione decisa a dimenticare l'orrore delle serie inferiori. In campo due tra i più grandi calciatori sardi della storia, ovvero Festa e Matteoli. E uno tra i sudamericani più importanti di tutti i tempi, Francescoli.

In questo contesto Fonseca diventa idolo per i goal, per la sua grinta, per quei denti esagerati. Ma passate due stagioni sotto al Bastione, la sua storia lo conduce sotto il Vesuvio. E boom, apriti cielo. I tifosi rossoblù, che ancora non hanno il fuoco dentro contro i colleghi napoletani, lo reputano un tradimento . Il ritorno al Sant'Elia sarà stalle e stelle per l'uruguagio.

Pronti via, una sconfitta nel 1992/1993, con tanto di espulsione: stadio cagliaritano in festa, mentre Fonseca arriva al tunnel per gli spogliatoi accompagnato, in campo, dagli amici ed ex compagni Francescoli ed Herrera, e sugli spalti, da una bordata incredibile di fischi. Se un biopic, un film autobiografico su Fonseca, dovesse mai vedere la luce, la scena immortalata prima di lasciare il terreno di gioco si presterebbe benissimo ad una trasposizione. Applauso ironico ai fans e probabilmente una sola immagine in mente: la vendetta.

 

Fonseca Cagliari

 

Vendetta che getterà i semi dell'odio cagliaritano. Fonseca torna a Cagliari qualche mese dopo: è il 17 ottobre 1993. Non solo l'uruguagio segna una doppietta che deciderà la sfida (2-1, goal di Cappioli per i sardi), ma dopo la prima rete si rivolge verso la Curva Nord sfoderando un pacatissimo gesto dell'ombrello .

"Non credo sia giusto essere accolto così, è già la seconda volta" spiegherà Fonseca al termine della gara. "Io credo di aver dato tanto al Cagliari e all'isola, come loro hanno dato a me. Ma io tante volte anche quando stavamo per retrocedere giocavo infortunato. Mi dispiace perchè nel calcio devi essere sportivo però avete sentito tutto quello che mi hanno detto. Ho avuto una reazione così perchè non credo di essermelo meritato".

Dopo anni di guerra fredda da parte cagliaritana, arriviamo al 1997. Inteso come anno solare, orrendo per i rossoblù. Inteso come inizio di una stagione, orrendo gli azzurri. La Serie B accoglierà prima i sardi e dunque i campani nel giro di qualche mese. Entrambe saliranno e scenderanno, praticamente scambiandosi il posto nella massima e nella seconda serie, Di fatto le strade delle due squadre si ricongiungeranno solamente nel 2001.

MUTTI, PIACENZA, LO SPAREGGIO

 

Bortolo Mutti

 

Si diceva, 1997. Il finale del 1996/1997 è maestro di colpi di scena. Napoli e Roma si salvano, il Perugia retrocede direttamente senza passare dai playout nonostante i 37 punti condivisi con Cagliari e Piacenza : classifica avulsa al potere e le ultime due già citate in campo al San Paolo per rimanere in Serie A. Eh già.

Si era tanto parlato dell'Olimpico di Roma come possibile stadio per la gara, più vicino al club emiliano e più facile da raggiungere per i sardi. Magari anche per attirare i fans del romanissimo Mazzone . E invece no, tutti in Campania. Dove di lì a poco sarebbe sbarcato Bortolo Mutti, tecnico del Piacenza.

Mutti salva il Piacenza mentre il Cagliari di Mazzone scende in Serie B . Mutti firma col Napoli, ma dopo appena qualche giornata (la quinta) verrà esonerato per far posto a Mazzone. E dunque a Galeone e Montefusco, prima della retrocessione. E in questo caos, per nulla calmo, ci fermiamo. Tornando al 15 giugno del 1997.

Il San Paolo è invaso dai tifosi del Cagliari, arrivati in massa a Napoli per sostenere i propri beniamini. E qui scatta la goccia che fa traboccare il vaso. I tifosi azzurri , consci dell'imminente arrivo di Mutti (ovviamente non consapevole di quello che avrebbe creato, indirettamente), si schierano dalla parte del Piacenza : in campo è 3-1 per i biancorossi. Fuori da esso nessuno, accuserà i fans di casa per la scelta fatta.

Eppure dai tifosi rossoblù presenti in città partirà il passaparola , influenzando i dubbiosi davanti alla tv. Influenzando tre generazioni, creando la leggenda dei napoletani brutti e cattivi per aver scelto la parte emiliana. Sud addio. Senza essere muti, per Mutti.

IL DELIRIO ALLO SCADERE

 

Cagliari Jeda

 

“Il goal segnato al Napoli nel 2008 è stato il più importante della mia vita calcistica, questa gara per me contava più di ogni altra cosa. In campo davamo l'impossibile " . Parole e musica di un dio, naturalizzato, sardo: Daniele Conti . L'ex bandiera del Cagliari è stato il massimo portabandiera della vendetta rossoblù nei confronti dei colleghi azzurri nel corso degli anni.

Dopo lo spareggio del 1997, il Napoli non è più riuscito a portare via punti dal Sant'Elia per lunghissimo tempo, subendo rimonte impossibili, rinascite post intervallo, sconfitte al limite del delirio. Sempre negli ultimi minuti, sempre in modo rocambolesco, con gare pareggiate durante il recupero. Con match vinti dopo il 90'.

Basti fare i nomi dello stesso Conti, di Jeda , di Matri, ma anche di Foggia e Lopez. Basti pensare che nel 2003 dopo il decisivo 2-2 di Langella (per metà sardo e per metà napoletano, guarda un po') le appena montate tribune prefabbricate metalliche tremarono a livello inverosimile sotto i piedi degli esaltati tifosi rossoblù.

Con Mazzarri, Benitez, Ancelotti, Gattuso e Sarri, la storia è cambiata: il Napoli è diventata big assoluta, il Cagliari è rimasta nelle zone basse. Eppure la rivalità, oramai totalmente a senso unico viste le zone di classifica occupate, continua. Senza bisogno di essere incendiata da nuovi Mutti. Da nuovi Fonseca.

DA QUANDO IL CAGLIARI NON BATTE IL NAPOLI?

Dal 2009 al 2019 il Cagliari non ha mai espugnato il San Paolo, ora Stadio Diego Armando Maradona. Il 25 settembre di tre anni fa, però, Castro ha mandato in visibilio il pubblico sardo nel finale, spezzando una maledizione lunga un decennio.

Proprio nel 2009 è arrivata l'ultima vittoria in casa: 2-0 il 19 aprile con le reti firmate da Jeda e Lazzari.

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