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Ronaldinho oltre l'umana comprensione: la standing ovation al Bernabeu

Fenomeno, fuoriclasse, mago, incantatore, ballerino. Non so, usate qualsiasi parola vogliate. Qualunque sinonimo, aggettivo, definizione vi venga in mente per definire Ronaldinho. Ognuno ha la sua, e chiunque, magari rispondendo di getto, può riuscire a distinguersi senza scadere nel mondo de banale (non che sia così male, a volte. Solo a volte). Ritmo. Scegliamo questa, per raccontare quello che è accaduto, ciò che è passato alla storia e rimarrà per sempre. Se siete millennials beh, dispiace. Ma non è troppo tardi per vivere il 19 novembre 2005.

Ritmo e Ronaldinho, al Santiago Bernabeu. Non il suo stadio. Sì, il suo stadio. Per una sera non fu di nessun altro, di nessun giocatore del Real Madrid e di nessun compagno. La notte degli applausi, dall'emulazione e della sorpresa, del doversi rendere conto di poter supportare non solo i propri idoli, ma anche quelli rivali. Troppo forti, troppo avanti. Oltre ogni limite e bandiera, da ammirare ed onorare finché fischio finale non li separi.

Si gioca il Clasico, a Madrid. E' da boomer, da vecchi, da chi va diritto verso gli anta? Forse. Ma era il vero Clasico. Quello che realmente fermava il mondo in ogni suo dove, la gara più attesa dell'anno, senza il minimo confronto con qualsiasi altra. Oggi si è un po' persa quell'idea, dell'intero pianeta a tifare o Real Madrid o Barcellona. Senza Twitter, Facebook o Instagram a far parlare, tutto più intimo tra le mura domestiche, gli amici a guardare in tv, i fans allo stadio (ricordate gli assembramenti?).

In campo ci sono Ronaldo (il Fenomeno), Zidane, Raul, Beckham, Roberto Carlos, Casillas, addirittura Sergio Ramos. Ci sono Eto'o, Xavi, Puyol, il giovane apprendista stregone Messi e sua maestà Ronaldinho. Nove giorni dopo conquisterà il suo primo e unico Pallone d'Oro. Perché lo conquistò ai danni di Gerrard, Lampard, Henry, Shevchenko, Maldini, Adriano, Ibrahimovic, Kakà, Eto'o e Henry (solo per citare i primi della lista)? Il 19 novembre.

Ok, in realtà tutto era già definito da tempo e mesi prima Ronaldinho aveva trainato il Barcellona in Champions League tra sombreri, assist senza guardare, rovesciate, dentoni al fresco e al gelo tra gli stadi d'Europa, ma quel giorno tutti i dubbiosi su chi dovesse sollevare il Pallone d'Oro rimasero muti. Impossibile, oggettivamente (e non soggettivamente, sottolineiamo venti volte), non definirlo come il miglior giocatore dell'anno e dell'epoca.

Era gioia, erano numeri attui a divertirsi e divertire, senza rendere ridicoli gli avversari per proprio cattivo diletto. Sapeva giocare così, leggiadro sulle punte, più che ballerino classico, samba e capoeira. Era ritmo. Abbiamo esordito così. Per chi scrive, quel Clasico in cui il mondò si inchinò eternamente a Ronaldinho, riporta alla mente tante cose. Il 2005, ad esempio, era il periodo in cui PES dominava su FIFA. La Master League, i giocatori creati a tavolino dopo ore di impegno, le patch.

La più famosa, quella che permetteva di vedere i volti dei giocatori aggiornati, maglie e loghi perfetti, ma anche nuovi telecronisti e giocatori del passato, era la WEndetta Lab. Ebbene, se fate un giro sul tubo, Youtube, potrete ammirare il video che presentava Winning Eleven/PES una volta inserito il disco nella Playstation 2. A ritmo di Apollo 100 e della '(Hall of the) Mad Mountain King', sullo schermo correvano in un monteggio perfetto a ritmo (sì) da premio Oscar, gli occhi di Kakà contro Adriano, le tattiche di Capello, i legni di Cristiano Ronaldo, il cucchiaio di Totti e i numeri di Robinho e Ibrahimovic. Solo per citare alcuni passaggi.

In un crescendo di note, si arrivava al clou. A Ronaldinho. Quel video è la via da seguire. E' ciò che per gli adolescenti del 2005 significa Ronaldinho e quella sua doppietta nel Clasico, in un Real Madrid-Barcellona 0-3 in cui i tifosi di casa si alzarono per applaudirlo, in una standing ovation passata alla storia. Nel filmato, con una telecronaca centro-sudamericana, si può seguire il momentaneo 2-0 e primo goal di Dinho.

Il primo tempo di quel Clasico, che vedeva il Barcellona presentarsi al Bernabeu con un punto di vantaggio sul Real Madrid e a -2 dall'Osasuna temporaneamente capolista (!), termina sull'1-0 per gli ospiti, grazie al futuro capocannoniere di quella Liga, Eto'o, su assist di un Messi allora semplicemente speranza. Intervallo senza cambi, tutto recuperabile, todo in gioco e impossibile da perdere per i milioni di spettatori sintonizzati.

Si diceva, quel video e quel 2-0. E' il minuto 60. Il filmato segue in un crescendo orchestrale la cavalcata di Ronaldinho senza valchirie, ma con grande fanfara. Un contropiede sulla sinistra, iniziato all'altezza del cerchio di centrocampo. Corre una decina di metri tra il timore del Bernabeu e la telecronaca spagnola in sottofondo. Davanti a lui si para il numero 4 avversario, 19enne al suo primo anno al Real Madrid. Sergio Ramos.

Ronaldinho Iker Casillas Real Madrid Barcelona 11192005Getty Images

Tantissimi sarebbero stati bruciati eternamente, e non solo al momento. Perché Sergio Ramos venne devastato in quella gara, spazzato via, saltato come birillo traballante all'ultimo spare. Palla sul destro, dribbling sulla sinistra, tocco sulla pelota col mancino per portarsi ancora avanti, leggiadria nel superare Helguera, l'amico Roberto Carlos anticipato, Casillas superato col destro e nel giro di un nano secondo furia umana a chiedere spiegazioni ai compagni. E cosa potevano dire a San Iker? Lo siento, ma davanti c'è l'acronimo Unknown Flying Object. Perchè Ronaldinho in quell'istante di staglia nel cielo come oggetto non identificato, UFO oltre l'umana comprensione. È ritmo puro.

Cosa signifiva essere un UFO in una gara in cui Messi serve assist, Ronaldo disegna calcio e Zidane offre passaggi dopo un doppio passo? Significa essere Re tra i Re. E tra Principi, perché c'è anche Deco, ad esempio, a giostrare, rubare palla a centrocampo e servire Ronaldinho al 77', nuovamente sulla sinistra. E fu notte e fu mattina, secondo goal.

Stesso copione. Corsa in contropiede, Sergio Ramos puntato, superato, destro. Ma non ci sono due momenti uguali in ogni punto, al 100%. Differisce, questo, da un Casillas stavolta non deluso, solamente allucinato dalla delizia (parola che userà lui stesso qualche anno più avanti nel definire l'avversario, mentre al momento il labiale sarà lo storico 'Yo flipo', 'Impazzisco') servita sul piatto.

Differisce, questo, dalla reazione degli spettatori. Sul 2-0 arrabbiati con i propri beniamini per non aver fermato Ronaldinho, sul 3-0 in piedi per applaudirlo, semplicemente. Le immagini indugiano su un signore di mezza età coi baffi e forse suo figlio, entrambi in piedi ad applaudire. Saranno i simboli di quel tributo al brasiliano, ma non saranno i soli.

Quando si parla di Bernabeu e tifosi del Real Madrid, si parla probabilmente dei più esigenti al mondo, paragonabili esclusivamente ai fans del Brasile. Il successo non basta, bisogna vincere convincendo, divertendo, facendo a pezzi gli avversari, sempre, continuamente, senza sosta. Al primo dubbio, vengono fischiati e pañolati anche i giocatori di casa. Tradotto, applaudire gli avversari è caso più unico che raro, comunque capitato negli anni anche a Del Piero e Totti.

Real Madrid fans Ronaldinho

E dire che in quei goal c'era classe, qualità, velocità e tecnica, ma (prendetelo con le pinze perchè si tratta di un complimento) nella normalità dei fuoriclasse. Ed è ciò che rese grande Ronaldinho nel Clasico Real Madrid-Barcellona del 19 novembre 2005. I due goal furono mostruosi nella loro 'semplicità'. Perchè sul banco degli imputati della gloria, c'è probabilmente il giocatore più divertente da vedere della storia calcistica.

La domanda su chi sia il più forte di sempre non troverà mai risposta unica, da Messi a Pelè, da Cruyff a Maradona, passando per Zidane. Giocatori completi e su altri piani, pianeti e sistemi solari. Fosse un questionario, il primo quesito sarebbe il più variegato. Ma state certi che davanti alla numero due, al giocatore più bello da vedere, con cui divertirsi, le quote sarebbero bassissime, quasi tutte tendenti a Ronaldinho. Sombreri, palla sulla schiena, skills, numeri, giochetti, no-look, avanti e indietro, fai una giravolta e falla pure un'altra volta.

Aver superato l'umana comprensione senza l'utilizzo di ciò che agli albori ha fatto la fortuna dei video calcistici su Youtube - ovvero i Ronaldinho skills, i giochetti con musica gloriosa in sottofondo e immagini emozionanti davanti agli occhi - rende l'idea della grandezza di Ronaldinho. Due contropiedi, due corse sulla fascia, due dribbling su Sergio Ramos e due volte Casillas, prima allucinato, poi affascinato.

"Il più grande attaccante che ho mai affrontato? Sono tanti, Ronaldinho ad esempio era praticamente inarrestabile al suo top, come attaccante o centrocampista".

Parole di Sergio Ramos, ancora in piedi dopo essere stato buttato a terra da Ronaldinho. Solo stima per chi è riuscito a rifarsi una vita in seguito al passaggio di un tornado. L'ha vissuto sulla propria pelle, eppure è divenuto il centrale numero uno al mondo. Del resto, niente poteva essere peggio dopo aver toccato il fondo. Oltre quella notte, una passeggiata.

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