Sergio Porrini ha rappresentato la meritocrazia pura. Ex tra le altre squadre di Atalanta, Juventus e Glasgow Rangers. Club importanti, tra debutto e ascesa, con il fattore affidabilità sempre e costantemente ad accompagnare il cammino.
Chi ha avuto modo di lavorare con il fresco 52enne milanese, infatti, ne parla solamente bene. Per applicazione, professionalità e determinazione. Fattori, questi, che hanno portato un umile mestierante trasformarsi in un terzino destro dal rendimento garantito. Mai primadonna, sempre prezioso nell'economia complessiva di una rosa. Insomma, la classica pedina che ogni allenatore vorrebbe avere.
Non sorprende, quindi, che nell'estate del 1993 la Vecchia Signora decide di assicurarsi Porrini. Un acquisto studiato, ponderato, effettuato dopo un netto salto di qualità avvenuto tra le fila orobiche. Che, il più delle volte, non mentono mai.
Esborso di primo piano, 11 miliardi di lire, cifra significativa se contestualizzata al periodo. Ma la Juve, come detto, crede nel prospetto e decide di puntarci senza remore. Trovando buone indicazioni specialmente con l'arrivo di Marcello Lippi.
Il tecnico toscano, da sempre ammiratore di chi fa della tenacia il proprio credo calcistico, vede in Porrini una valida alternativa. Ma di lusso. Basti pensare alla finale di Coppa Italia contro il Parma, con il lombardo mattatore: goal al Tardini, rete al Delle Alpi.
Prossima partita
L'ex laterale milanese collezionerà con Madama complessivamente 138 gettoni impreziositi da 5 goal. Bacheca, inoltre, di tutto rispetto: due scudetti, una Coppa Italia, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea.
Gioia tra le gioie, quindi, salire sul tetto d'Europa. Data: 22 maggio 1996, ai rigori, contro l'Ajax:
"Quel successo fu il coronamento della stagione precedente, di due anni bellissimi, vissuti con la consapevolezza che bisognava cercare di creare qualcosa di importante. La Juventus infatti veniva da due anni, sia in Italia che in Europa in cui aveva fatto fatica e bisognava ottenere qualcosa. Ricordo la consapevolezza e la voglia, allenamento dopo allenamento, giorno dopo giorno, di diventare una grande squadra. Quella vittoria a Roma contro l’Ajax fu il coronamento di una crescita continua, iniziata l’anno prima con la vittoria della Coppa Italia e dello scudetto. Le grandi vittorie si creano prima: il giorno della finale ti consacra, ma quello che ottieni mette radici lontano".
Successivamentre, trascinato dalla curiosità di misurarsi all'estero, Porrini opta per i Glagsow Rangers, che lo acquistano dalla Juve per 8 miliardi. Impatto ottimale, composto da prestazioni di livello e battagliere, proprio come piace al focoso pubblico scozzese. Morale della favola? Militanza dal 1997 al 2001, con tutte le competizioni nazionali nel palmarès.
E se Porrini viaggia bene, anche il connazionale Marco Negri non scherza. Alle prese con goal a grappoli e, soprattutto, un incidente che vede proprio Sergio accidentalmente protagonista.
Una partita di squash tra amici, una fortuita pallata nell'occhio rifilata da Porrini al bomber lombardo, che gli provoca il distacco della retina con annesso sangue nell'iride. Un infortunio che, sostanzialmente, costa a Negri il prosieguo della carriera.
Porrini è sinonimo di percorso lineare, che avrebbe potuto toccare l'apice con il passaggio al Manchester United, bloccato dalla Juve. Allora tocca accontentarsi, senza troppi rimpianti, in quanto sarebbe potuta andare - decisamente - peggio. Eccome.