Simone Padoin JuventusGetty Images

Simone Padoin, il talismano super sub della Juventus

"Grazie per avermi apprezzato nonostante le mie qualità mediocri. I vostri complimenti mi fanno provare sinceramente un po’ di vergogna perché penso di non meritarmeli e per questo vi sarò eternamente grato".

Chi scrive è Simone Padoin, ex onesto centrocampista che in carriera ha vestito tante maglie ma il cui nome resterà indissolubilmente legato a quella bianconera della Juventus nonostante a Torino non sia mai stato un protagonista, ma un gregario silenzioso quanto utile se non indispensabile durante il ciclo dei nove scudetti consecutivi.

Padoin, nato a Gemona del Friuli nel 1984, muove i primi passi nel fiorente settore giovanile dell'Atalanta come terzino. Durante la sua lunga carriera ricoprirà tanti ruoli: mediano, mezzala, esterno e perfino regista. Una caratteristica che lo rende il classico jolly apprezzato da tutti gli allenatori.

Senza mai esordire in prima squadra, nel 2003 si trasferisce al Vicenza dove resta quattro stagioni e inizia a giocare con continuità. Quindi ecco finalmente il ritorno a Bergamo con cui il 16 marzo 2008 segna i suoi primi goal in Serie A siglando addirittura una doppietta nella vittoria contro l'Empoli per 4-1.

L'articolo prosegue qui sotto

Dalla stagione successiva Padoin diventa un titolare inamovibile dell'Atalanta, risultando tra i giocatori più impiegati in assoluto. Tanto che nell'estate del 2010 c'è il primo abboccamento con la Juventus. I bianconeri lo aggregano al gruppo per una tournée di amichevoli nel Nord America agli ordini dell'allora tecnico Alberto Zaccheroni. Insieme a lui vengono convocati anche Brandao del Siena, Bardi e Bernardini del Livorno. Un'occasione irripetibile, o almeno così dice Padoin a l'Eco di Bergamo.

"Non mi faccio illusioni. So che vado solo per la tournée, non è il caso di farsi strane idee. Essere chiamato dalla Juve sarebbe qualcosa fuori dalla norma. Intanto io sono già contento di fare questa tournèe. Ho dato subito la mia disponibilità, anche se vorrà dire allungare la stagione di una settimana. Siamo tutti un po' stanchi, ma un'occasione così non capita spesso. Sarà la prima volta che indosso questa maglia. In passato ho fatto provini con Milan e Inter, ma mai con la Juve".

Il debutto in bianconero è da incubo. La Juventus perde 3-1 contro i New York Red Bulls. Padoin gioca titolare in un centrocampo completato da Luca Marrone, Antonio Candreva e il brasiliano Diego. In porta c'è Manninger, difesa a quattro composta da Zebina, Bernardini, Brandao e Fabio Grosso. In attacco la coppia formata da Alex Del Piero e David Trezeguet. A realizzare il goal della bandiera però sarà Amauri. Non va meglio contro la Fiorentina, con i viola che vincono grazie alla rete di Jovetic.

Nella stagione successiva Padoin rientra regolarmente a Bergamo guidando l'Atalanta alla vittoria del campionato di Serie B che vale agli orobici l'immediato ritorno in Serie A. Nel gennaio 2012, un anno e mezzo dopo la tournée nordamericana, la chiamata della Juventus arriva davvero. A volerlo fortemente è Antonio Conte, che lo ha già allenato proprio all'Atalanta seppure per pochi mesi. Sufficienti comunque ad apprezzarne le qualità tecniche e soprattutto umane. Un trasferimento inatteso raccontato da Padoin a 'gianlucadimarzio.com'.

"Sono andato alla Juve in un periodo in cui l’Atalanta non stava facendo bene. Conte, però, mi aveva già allenato in nerazzurro, era convinto che avrei potuto dargli una mano pure a Torino. Il mio lavoro era stato apprezzato:non è questione di culo, bisogna essere bravi a farsi trovare sempre sul pezzo. Erano le6 e mezzo di pomeriggio, due giorni dopo avremmo giocato nel turno infrasettimanale e io<mi stavo rilassando sul divano.Squilla il telefono: era Tinti, il mio procuratore.“Vuoi andare alla Juve?”. Avevo appena firmato un rinnovo quinquennale con l’Atalanta,sembrava uno scherzo. Ma Tullio, su queste cose, non scherza mai. Sono rimasto in silenzio 3-4 secondi, poi gli ho detto di sì. Alle 9 e mezzo ero già in macchina, in viaggio verso Milano. E quella sera diventai un calciatore della Juve”.

Padoin colleziona solo sei presenze di cui appena tre da titolare, coronate con la conquista di uno storico Scudetto, il primo della Juventus dopo Calciopoli. In pochi, allora, possono immaginare che quello sarà l'inizio di un ciclo irripetibile.

"Il primo scudetto fu pazzesco, si percepiva un’aria diversa per le strade della città. La squadra non vinceva da un po’, la gente era felicissima. Essere riusciti a regalare quella gioia dopo tanto tempo è stato qualcosa di meraviglioso”.

Ciclo di cui Padoin, apprezzato moltissimo anche da Max Allegri, farà parte fino al 2016. Con tanto di record personale. Nessun altro giocatore, in quegli anni, è infatti subentrato più volte dalla panchina: alle tre presenze dalla panchina nel 2011/12, ne vanno aggiunte altre 44 per un totale di 47. Record, appunto. Nel complesso invece Padoin ha collezionato 107 presenze con la Juventus realizzando anche tre goal.

Alla fine gli Scudetti saranno cinque, a cui vanno aggiunte tre Supercoppe Italiane e due Coppe Italia. Un jolly utilissimo, insomma, al quale Allegri dopo l'addio di Pirlo in una manciata di partite affida addirittura la cabina di regia della Juventus. A dire la verità senza troppo successo. Poco male, comunque, perché Padoin diventa un vero e proprio idolo del popolo bianconero. Nasce così il coro 'Che ci frega di Ronaldo noi abbiamo Padoin' mentre sui social spopola il #teamPadoin e qualcuno si diverte a sottolineare come il Pado abbia vinto il triplo degli Scudetti di Francesco Totti. Sfottò tra tifosi, ovviamente. Mentre per i compagni è addirittura una sorta di talismano.

C’era chi mi toccava prima delle partite, dicendo che portavo bene. Era una cosa simpatica. Ancora oggi, quando sento qualche ex compagno, c’è chi mi chiama talismano…”.

Nell'estate del 2016, come detto, lascia la Juve per trasferirsi al Cagliari. Una scelta benedetta anche da Allegri.

"Mi ha chiamato subito dopo che ho preso la decisione e mi ha ringraziato per tutto quello che avevo fatto nei due anni passati assieme. Poi mi ha parlato benissimo di Cagliari, è una parentesi della sua carriera indimenticabile". 

In Sardegna resta tre stagioni conquistando altrettante salvezze prima del ritorno in bianconero, ma quello dell'Ascoli, dove dice addio al calcio giocato per iniziare una nuova carriera. Il 22 luglio 2021 infatti entra ufficialmente nello staff tecnico di Allegri alla Juventus, ruolo che ricopre ancora oggi.

Pubblicità