Quando il calcio in tv era ancora una rarità e seguire i campionati esteri era praticamente impossibile, i Mondiali e gli Europei avevano una doppia valenza: ci permettevano di goderci per intero una competizione e, inoltre, ci consentivano di conoscere giocatori magari già famosi altrove ma mai visti davvero dalle nostre parti.
Per questi e per altri mille motivi, gli Europei del 1996, trasmessi in diretta dalla Rai e da Telemontecarlo, in Italia erano attesissimi. Dopo il trionfo sfiorato nei Mondiali americani di due anni prima, l'Italia di Arrigo Sacchi si presentava ai nastri di partenza con i galloni di favorita. Senza più Roberto Baggio, ma con Zola, Del Piero, Casiraghi, Ravanelli e Chiesa in avanti, gli Azzurri delusero però le attese facendosi eliminare a sorpresa dalla rivelazione Repubblica Ceca già nella fase a gironi.
L'eliminazione della Nazionale Azzurra fu una grossa delusione per tutti, ma quell'Europeo mise in luce tantissimi talenti: dal semisconosciuto Pavel Nedved al connazionale Karel Poborsky, da Davor Suker a Mario Stanic, tutti destinati a spiccare definitivamente il volo. Uno dei calciatori che proprio durante gli Europei inglesi riuscì a farsi notare dal grande pubblico fu Steve McManaman. All'epoca 24enne, la sgusciante ala impiegata a destra dal c.t. Terry Venables impressionò subito tutti per la sua capacità di saltare l'uomo nell'uno contro uno e la sua eleganza nella corsa.
GettyPer gli appassionati del calcio inglese, non fu affatto una sorpresa. McManaman già da cinque stagioni vestiva con continuità la maglia del Liverpool ed era reduce da una stagione favolosa. Tuttavia, come detto, il suo nome iniziò a diventare mainstream - come si ama dire oggi - soltanto durante quell'estate. Ma spesso chi associa McManaman al Liverpool fa un errore: no, lui non c'era nell'anno d'oro vissuto dai 'Reds' che, trascinati da Michael Owen, nella stagione 2000-2001 riuscirono nella storica impresa di conquistare Coppa Uefa, League Cup e FA CUP. Nell'estate del 1999, infatti, lo storico numero 17 di quella Nazionale inglese, aveva ceduto al corteggiamento del Real Madrid che, prima di dare il via all'era dei 'Galacticos', aveva deciso di consegnare al gallese Toshack quell'indiscutibile talento.
McManaman, come spesso accade in questi casi, fu accusato di tradimento, di preferire il vile denaro alla maglia e diventò presto personaggio indesiderato in zona Anfield. Capita spesso agli idoli, dai quali per i tifosi è sempre difficile separarsi. Strano, però, a pensarci. Il piccolo Steve, da bambino, era infatti un tifoso dell'altra squadra di Liverpool, l'Everton. "Blu" sin dalla nascita, McManaman si sarebbe volentieri risparmiato di giocare per il Liverpool, ma la decisione dei genitori non gli lasciò scelta: quel ragazzino era molto bravo e il Liverpool era stato il club più lesto a far pervenire una proposta alla famiglia.
Il Liverpool si rivelò però la scelta più azzeccata: con la maglia dei 'Reds' conquistò una FA Cup, una Coppa di Lega e persino la famosa Premier del 1990, l'ultima nella storia del club prima di quella targata Salah & Klopp. Come detto, però, nell'estate del 1999 le sirene del Real Madrid lo portarono in Spagna, dove l'esterno inglese si tolse subito la soddisfazione di conquistare la Champions League. Con la maglia numero 8 sulle spalle, fu tra i protagonisti della finale di Parigi, vinta per 3-0 sul Valencia dalla squadra che Del Bosque aveva ereditato da Toshack a stagione in corso. McManaman si tolse anche la soddisfazione di realizzare il goal del 2-0 con uno straordinario destro al volo dal limite dell'area.
A Madrid, però, la favola durò poco. L'inglese fu presto chiuso da Luis Figo, che le merengues acquistarono l'estate successiva dai rivali del Barcellona e, pur rimanendo al Real per un totale di quattro stagioni e conquistando un'altra Champions League ed una Coppa Intercontinentale, McManaman venne presto dimenticato.
In Italia, tuttavia, il suo nome è ancora spesso associato a quello di uno dei cartellini gialli più pesanti della storia, vale a dire quello comminato dall'arbitro Meier a Pavel Nedved in occasione della semifinale di ritorno della Champions League 2003. Proprio un fallo su Steve McManaman, commesso a pochi minuti dal termine della gara, costò al futuro Pallone d'Oro la squalifica per la storica finale persa poi dalla Juventus contro il Milan.
Concluso il contratto con i Blancos, nel 2003 McManaman decise di accettare la proposta del Manchester City, una squadra molto distante da quella che conosciamo oggi e che, nella prima stagione del 'cittadino Steve', conquistò con fatica la salvezza. Proprio al City, McManaman ritrovò Robbie Fowler, suo grande amico ai tempi del Liverpool ma, per molti, anche uno degli ostacoli più grandi incontrati nel corso della carriera. McManaman e Fowler, infatti, fanno coppia fissa anche fuori dal campo e le loro serate un po' troppo spinte, secondo la stampa inglese hanno rappresentato il più grosso limite per la carriera di entrambi. Insperabili, anche nei momenti più delicati: fu proprio il buon Steve a interrompere la famosa folle esultanza dell'amico Robbie, quando quest'ultimo pensò che fingere di sniffare le linee del campo di gioco dopo l'accusa di aver consumato cocaina fosse una buona idea.
GettySe la bravata di distruggere la cabina di un aereo insieme a Gazza Gascoigne proprio durante Euro 96 gli fu in fretta perdonata, così come quella di aver dato fuoco alle scarpe di Southgate, più grave fu lo scandalo a luci rosse che il "News of The World" raccontò nel 2003 compromettendone il finale di carriera.
"Quando ho messo la testa a posto nessuno mi ha più dato la chance di giocare ad alti livelli", ha dichiarato qualche anno fa. Ma nel mondo del calcio le voci corrono e McManaman, considerato un po' troppo sopra le righe fuori dal campo, pagò per questo anche l'esclusione dagli Europei del 2004, quando Sven Goran Eriksson gli preferi Kieron Dyer e Joe Cole.
Nel 2005, conclusa la sua seconda stagione al Manchester City, decise così di lasciare il calcio all'età di 33 anni, con qualche rimpianto ma con una bacheca stracolma di trofei.