"Sarà contenta la mia mamma che ha spinto per farmi fare il liceo classico, mentre ho sempre voluto essere, e ci sono riuscito, un 'pallonaro'": quando si fa riferimento alle sorprese dei Mondiali in Qatar non si parla solo delle squadre impegnate, ma nella maggior parte dei casi ci si riferisce ad Andrea Stramaccioni.
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Lo conoscevamo come un allenatore, ex Inter e Udinese in Italia, ma non come cronista: ai Mondiali è arrivata anche questa opportunità, sulle reti Rai, sfruttata pienamente. Intervenuto nel corso di GOALCUP, il format sul Campionato del Mondo in onda sul canale Twitch di GOAL Italia, Stramaccioni ha raccontato la sua nuova esperienza.
"Quando sono stato contattato dalla Scarnati, dalla Rai, poco dopo l'estate ero felicissimo e orgoglioso: onestamente, vi svelo un retroscena, non avevo capito dovessi fare le telecronache. Pensavo si volesse un mio contributo da studio, da allenatore che ha lavorato in Qatar, e quando mi hanno girato la scaletta delle partite, che erano 11 in 12 giorni, ho pensato 'ma questi sono sicuri? Io non so se sono capace'. Essere calciatori o allenatori non vuol dire essere all'altezza: chiamai Donatella Scarnati e mi disse 'non abbiamo dubbi'. C'erano già Lele Adani e Claudio Marchisio e volevano un taglio più da allenatore. E io ho detto: 'Oh, speriamo bene. Al massimo simulo un malore...'. E' stata una cosa bellissima".
Mondiali "particolarissimi", quelli attualmente in corso in Qatar: tra certezze e sorprese.
"Mi è piaciuto molto: è un Mondiale particolarissimo, chiunque sia stato qui ha potuto vivere qualcosa di inedito relativo a 32 squadre nella stessa città, con 4 partite nello stesso giorno e potevi vederne più di una. Questo rimarrà un unicum: è stato il Mondiale delle grandi sorprese, di Messi e Mbappé, ma anche delle sorprese, di questo Marocco simpaticissimo che ha riscosso pareri e simpatie da tutto il Mondo. L'Argentina è partita con un bello schiaffone, ero a quella gara e la sensazione durante in quel primo tempo è che si dovesse solo contare quanti goal avrebbero segnato gli argentini, che venivano da un cammino fantastico. Si sono poi ritrovati in questi 8 minuti pazzeschi del secondo tempo e non sono riusciti a reagire: questa sconfitta comunque ci voleva perché ha tirato fuori qualcosa che non si era mai vista, anche nel suo leader Messi. La Croazia l'ho commentata diverse volte in diretta: era nello stesso girone di ferro del Marocco. E' una squadra forte, esperta e unita: un cliente scomodo".
La favola del Marocco, comunque, ha messo in luce la crescita del calcio africano, ma non solo, come spiega Stramaccioni. Quella di Regragui è una squadra organizzata e che lancia un messaggio importante.
"Le squadre europee e sudamericane sono attualmente migliori, ma il gap si è ridotto perché tutte le Nazioni si sono evolute dal punto di vista della cultura sportiva, tattica e delle infrastrutture. Il Marocco ha giocato con un'organizzazione tipica del mondo europeo, con 11 giocatori titolari che giocano nei migliori campionati. Poi ci si può sorprendere dell'esplosione di Ounahi, ma è una squadra che ha qualità: il Marocco nel momento più complicato, quando ha perso i suoi leader, ha tenuto botta con i cambi. Se pensate che El-Yamiq non è riuscito a imporsi in Serie A e poi è riuscito a giocare un quarto di finale dei Mondiali capite che non è che il giocatore si sia trasformato, ma che ha inciso la forza del gruppo, lo spirito e tutto ciò che rappresenta un Mondiale. Questo Marocco non ha niente da perdere: è come se giocasse in casa. Anche chi non è marocchino tifa per il Marocco, perché rappresentano l'Africa e perché fa dire 'Noi siamo cresciuti, ci siamo anche noi'. E pensate: ho allenato l'Al-Gharafa e avevo due match analyst: uno lavora per il Marocco e l'altro per la Francia. Infatti non chiamo nessuno dei due perché se no pensano che voglia dire qualcosa all'altro".
Ma se dovesse sedersi su una panchina di una squadra nel prossimo futuro, su quale giocatore tra le sorprese punterebbe Stramaccioni?
"Se dovessi trovarmi in una squadra con tanti soldi farei un'offerta per Amrabat, perché è un giocatore che incarna alla perfezione il ruolo di centrocampista: lui è una centrocampista davanti alla difesa di particolare intelligenza tattica e abilità nel recupero palloni. Se gli chiedi di essere Pirlo o Jorginho no: non è lui. Ma se gli chiedi quello che lui sa fare ti dimostra di essere uno dei migliori che ci sono ai Mondiali. Se avessi pochi soldi farei un'offerta a Boufal, che non ha avuto quella vetrina che ci si aspettava, anche per colpa sua, ma che ha dimostrato di avere dei colpi da campione. Gioca nell'Angers, in Ligue 1, ma è la sorpresa rispetto ai colleghi più famosi".
Parentesi anche sulle grandi delusioni: la Germania e il Belgio. La sensazione, comunque, è che l'Italia avrebbe potuto incidere.
"Tra i grandi flop metto da un lato la Germania, ma do la scusante della ricostruzione di un ciclo: quindi dico il Belgio, ma perché ha dei giocatori individualmente incredibili. Poi arriva in queste competizioni e qualcosa va storto: è vero che era in questo girone di ferro, ma la delusione è stato grande. La Germania è in una fase di ricostruzione: certo, bisogna stare cauti perché qualcuno potrebbe dire 'eh, ma l'Italia non c'è'. Se fossimo stati in Qatar avremmo fatto una grandissima figura. Ho sempre sostenuto Mancini anche nei momenti più difficili: ha creato una mentalità diversa, c'è un'atmosfera positiva. Abbiamo vinto un Europeo, non dimentichiamolo: sta facendo qualcosa di molto bello. Sappiamo la difficoltà di far giocare i giovani in Serie A e io ne so qualcosa, perché allenavo una Primavera campione d'Europa cui giocatori facevano fatica a trovare spazio nel massimo campionato italiano. Ha bisogno di nuovi talenti, è vero".